Dal silenzio al rumore: nascita e crescita del cinema

Pubblicato il 14 Mag 2014 - 9:00pm di Ignazio Russo

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Chi di voi, dal più piccolo al più grande, non è stato mai attirato dal vedere una pellicola cinematografica? Ovviamente crediamo nessuno. Ma se oggi i nostri sensi, guardando un film, riescono a percepire immagini, colori, suoni e figure tridimensionali, cosa riusciva a percepire il pubblico di un secolo e mezzo fa, avendo a disposizione solo i gesti degli attori? Eh già, i cosiddetti film muti, ovvero senza traccia sonora, furono le prime proiezioni su schermi molto semplici, le cui durate massime non superavano i 34 minuti.

La “silent era“, che sta a indicare il lasso di tempo durante il quale il cinema venne privato dei suoni, iniziò a svilupparsi dal 1895, per allungarsi fino al 1925. Anche se a dare inizio a film privi di audio fu il cortometraggio della durata di tre secondi “Roundhay Garden Scene” del 1888. Questi cortometraggi erano accompagnati da didascalie utili a chiarire le scenette proiettate. Il primo film muto a essere accompagnato da una colonna sonora di sola musica, senza dialoghi e rumori, fu il “Don Giovanni e Lucrezia Borgia” di Alan Crosland del 1926.

La bravura degli attori del cinema muto stava nella mimica, ovvero nel riuscire a trasmettere sentimenti e stati d’animo attraverso lo sguardo e i movimenti, cosa che oggi gli attori del grande schermo e della tv affidano alla parola. L’attore muto doveva enfatizzare ed entrare in un rapporto di empatìa con lo spettatore, per attirarlo e farlo appassionare alle vicende. Ricordiamo Francesca Bertini e il suo innato talento. La sua bellezza, la sua presenza scenica e la sua recitazione melodrammatica fecero di lei l’attrice più ammirata degli anni Venti del secolo scorso.

Tra gli innumerevoli attori del tempo troviamo anche i mitici e inimitabili Stanlio e Ollio, al secolo Laurel & Hardy, noti non solo per le loro formidabili performances comiche, ma anche e soprattutto per la loro grande amicizia dentro e fuori dal set. Per ultimo, ma non meno importante, troviamo il londinese Charlie Chaplin, che ricevette tre premi Oscar. Fu uno sceneggiatore, attore, regista e compositore. Il suo personaggio più importante che è ricordato ancora oggi è quello di Charlot detto “vagabondo”, un omino estremamente malinconico che mostrò grande emotività di fronte alle ingiustizie sociali e fu emblema dell’alienazione umana, specialmente delle classi sociali più emarginate. Chaplin disse di se stesso: “Esiste la grande famiglia di coloro che vogliono appassionatamente apprendere. Io ero uno di loro. Ma i miei motivi non erano così disinteressati; volevo imparare non per amore della cultura, ma per difendermi dal disprezzo che il mondo riserva agli ignoranti“.

Info sull'Autore

Ignazio Russo ha iniziato l’attività di corrispondente con le testate giornalistiche: "Parola di Vita" della Curia Diocesana di Cosenza, "La Calabria", "Corriere della Sibaritide", "Il Gazzettino del Crati", Agenzia di stampa "Rotopress", "Oggi Sud", "Il Tempo", "Il Corriere dello Sport-Stadio". E’ stato anche intervistatore autorizzato dell’istituto "Doxa". Ha collaborato con Luigi Veronelli nella rubrica Gastronomia per "Il Giorno" e con Gustavo Valenti per la rubrica "Paese che vai", prodotto dalla RAI. Attualmente è addetto stampa dell’Associazione professionale cattolica di insegnanti, dirigenti e formatori (UCIM). E’ docente di Scienze Motorie e Sportive ed autore del testo scolastico per i licei e gli istituti superiori “Il movimento è vita".

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