Gli italiani coinvolti nello scandalo Offshore Leaks sarebbero circa 200
Lo scandalo, già denominato Offshore Leaks, sta facendo tremare molti dei ricchi del pianeta e arriva da un lungo lavoro svolto dall’ICIJ – International Consortium of Investigative Journalists – organizzazione nata nel 1997 con sede a Washington. Si tratta di un media network che riconosce ancora al giornalismo quel ruolo di “cane da guardia”, sempre più spesso disatteso, e che si occupa di tematiche che riguardano l’intera comunità internazionale, di cui fanno parte 80 giornalisti di una trentina di testate sparse in tutto il mondo. In Italia, partner del network è L’Espresso che pubblicherà in esclusiva i risultati dell’indagine e i nomi degli evasori italiani.
Lo scandalo, riportato nei circa 2 milioni e mezzo di file che hanno aperto un enorme squarcio sul velo che da sempre ricopre i paradisi fiscali, riguarderebbe 120 società e 130 mila persone in 170 paesi .Nei paradisi fiscali, tra i quali non spicca più la sola Svizzera – coinvolta solo nello 0,05% dei casi – ma anche le Isole Vergini Britanniche, le Isole Cayman, le Isole Cook e Samoa, sono depositati fondi che potrebbero andare dai 15.400 miliardi di euro e i 23.000 miliardi di euro. Solo in Europa l’evasione fiscale supera i 1.000 miliardi di euro annui, cifre spaventose che in tempi di crisi fanno ancora più rabbia.
I nomi venuti fuori dai file di Offshore Leaks – 162 volte superiori per numero a quelli di Wikileaks – sono tanti e non ancora tutti noti. In Francia sta facendo discutere e sta distruggendo la popolarità del presidente Hollande quello di Jean-Jacques Augier, co-tesoriere della sua campagna elettorale. Ma ci sono anche un ex ministro delle Finanze mongolo, una ex first lady filippina, una baronessa spagnola, il presidente dell’Azerbaigian, e la moglie del vicepremier russo Igor Shuvalov.
Gli italiani coinvolti sarebbero circa 200. Fino ad oggi i nomi pubblicati da L’Espresso sono quelli del fiscalista Gaetano Terrin per 10 anni dipendente nello studio di Giulio Tremonti e al momento componente del collegio sindacale delle Assicurazioni Generali, Fabio Ghioni, noto per essere l’hacker più famoso del nostro paese dopo essere stato coinvolto nello scandalo dei dossier Telecom per i quali ha patteggiato tre anni e quattro mesi di carcere, i fratelli Oreste e Carlo Severgnini, commercialisti, consiglieri di Ricucci, che hanno avuto incarichi nei più importanti gruppi italiani e, infine, la famiglia Pederzani: proprietari di una famosa gioielleria milanese, ma anche stirpe dell’Agusta degli elicotteri, quelli per i quali Finmeccanica avrebbe pagato le tangenti in India. Bizzarro, all’apparenza, il coinvolgimento di tre enti caritatevoli: la Lega italiana per la lotta all’aids, l’Unione italiana ciechi e il Centro per il bambino maltrattato.
È probabile che molti altri nomi illustri salteranno fuori ma non è ancora dato sapere se e come i governi interverranno contro l’evasione. Forse non si potranno più usare come capri espiatori i “ricconi” di Cortina d’Ampezzo che non emettevano scontrini fiscali. Forse i piccoli risparmiatori che temono i prelievi forzosi saranno ancora meno contenti. Forse ci saranno interventi seri, finalmente. Forse.
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