Un uomo si reca a lavoro visibilmente preoccupato, al ché un suo collega gliene chiede il motivo, e lui:
– Sai, è il primo giorno che mia moglie guida in autostrada, spero davvero vada tutto bene.
– Lo spero anche io, ho appena sentito alla radio che c’è un’auto che guida contromano per autostrada.
Di scatto il premuroso marito prende il cellulare e chiama la moglie:
– Cara, ho sentito che c’è un’auto che va contromano sull’autostrada, stai bene?
– Uno solo dici? Ma qui ci vanno tutti.
A fine maggio il presidente Usa, Barack Obama, teneva un consueto discorso ai nuovi cadetti dell’accademia militare di West Point (che vanta oltre duecento anni di esistenza). Molte affermazione che fece in quella sede mi hanno suscitato un profondo turbamento in quanto, seppur io sia per posizione distante dalla politica statunitense riguardo molti punti, quelle parole andavano molto al di là di quello che mi sarei potuto aspettare. Fidando che fosse sostanzialmente il contesto ad aver ispirato certi tono ho aspettato un altro discorso di una certa importanza e risonanza, il discorso alle Nazioni Unite di fine settembre. Ovviamente i toni sono stati molto più smorzati, ma gli obiettivi sempre gli stessi, nonostante la crescente incertezza che molti altri presidenti hanno manifestato nella stessa sede verso attuali azioni condotte a livello internazionale da parte degli Usa.
Principali punti:
– Frenare la Russia dall’invadere l’Europa.
– Arginare la Cina in modo ridicolo.
– Distruggere il terrorismo islamico dopo aver fatto di tutto per crearlo.
Questi semplici commenti però non sono in grado di tinteggiare appieno i propositi Usa, così ricorro a citazioni precise:
Noi rinforzeremo i nostri alleati della Nato, e sosterremo i nostri impegni per una difesa collettiva. Imporremo alla Russia un costo e contrasteremo le falsità con la verità (discorso all’ONU);
Raramente l’America è stata più forte che ora, e coloro che sostengono che l’America sia in declino, o che la sua leadership globale sia in declino, si sbagliano. Pensateci: il nostro esercito non ha pari, e le probabilità che qualche nazione ci minacci direttamente sono basse. (West Point);
L’aggressione della Russia verso gli ex-stati dell’Unione Sovietica innervosiscono i capitali europei e la crescita economica e militare della Cina preoccupa i suoi vicini (West Point);
L’isolazionismo americano nel XXI secolo non è un’opzione, non possiamo ignorare ciò che accade oltre i nostri confini; se le materie nucleari non sono al sicuro ciò rappresenta un problema per le città americane. (West Point);
Ecco il mio punto di vista: l’America deve sempre guidare la scena mondiale. (West Point);
Primo: l’America userà la forza militare, unilateralmente se necessario, quando i suoi interessi lo richiedono […] L’America non deve chiedere il permesso di proteggere il suo popolo. (West Point);
Io credo nell’eccezionalismo americano con ogni fibra del mio essere. Ma quello che ci rende eccezionali non è la nostra capacità di aggirare le norme internazionali, ma la nostra volontà di affermarle attraverso le azioni. (West Point);
Ognuno di questi problemi (Russia, Ebola, terrorismo, etc.) richiedono attenzione immediata. Ma sono anche sintomi di un problema più ampio: il fallimento del nostro sistema internazionale nel mantenere la pace in un mondo interconnesso. Non abbiamo investito abbastanza nella capacità di garantire la salute pubblica nei paesi in via di sviluppo. Troppo spesso abbiamo fallito nell’applicare le norme internazionali quando era sconveniente farlo. E non abbiamo affrontato con abbastanza forza l’intolleranza, il settarismo e la disperazione che alimentano l’estremismo violento in troppe parti del globo. (discorso all’ONU).
L’Europa, come si sa, non si è mai sostanzialmente opposta a posizioni di questo genere, ma nelle famigerate elezioni di medio termine del 4 novembre la batosta per il primo presidente nero degli Usa è stata totale: minoranza alla Camera e minoranza al Senato. Che sia un sostanziale verdetto negativo sulla gestione del presidente in carica, come normalmente vengono considerate le elezioni di metà termine? Permettiamoci un dubbio legittimo e passiamo oltre.
Ma non tanto, visto che per capire se è davvero questa la politica globale che prevarrà nei prossimi anni (e se sia la migliore possibile) dobbiamo ascoltare anche le altre campane dal podio degli “uomini più potenti del mondo”: Vladimir Putin e Xi Jinping. Ma prima di spostarci verso Est qualche breve risposta “amatoriale” sulle dichiarazioni sopra riportate.
1. I capitali europei non sono preoccupati dall’aggressione russa, ma dalle sanzioni che gli Usa hanno imposto a Russia ed Europa (la matrice statunitense delle sanzioni è stata rivelata da Joe Biden, vice-presidente Usa, in un discorso ad Harvard ad inizio ottobre).
2. Avere un grande esercito non si traduce nell’essere superiori, come dire: “tutto muscoli e cervello di gallina”.
2.1 Ecco appunto una crescita che preoccupa, quella dell’esercito; esercito che vuole difendere tutte le proprie città (ma che non riesce ad affrontare le migliaia di morti annuali per arma da fuoco) e che muore più in patria che sul “campo di battaglia” (come da circa 5 anni a questa parte).
2.2 Non tutti i problemi si possono risolvere con la forza bruta.
3. Piuttosto che passare il tempo a credere di essere eccezionali (eccolo! Il guappe e’ cartone) sarebbe meglio ascoltare anche gli altri e le altrui esigenze, così, giusto per accorgersi che siamo 7 miliardi e 200 milioni di persone sparsi per oltre 100 milioni di km² di terre abitabili e non solo 300 milioni su 8 milioni di km².
4. Il fallimento delle norme internazionali c’è stato quando non si è fermato lo smembramento della Libia, quando è stato distrutto l’Iraq a causa di totali farneticazioni, quando una crisi economica riesce per anni a mandare in crisi interi paesi.
5. Le attuali istituzioni internazionali sono quelle che vedono il parere statunitense fare la parte del leone (in sistemi economici, in peso diplomatico, in aspetto militare), se sono fallimentari non è difficile scovare la causa.
5.1 Il settarismo è quando non si vuole ascoltare nessun altro parere se non il proprio, tipico di chi si crede eccezionale e superiore a chiunque altro.
5.2 Idem per l’intolleranza.
5.3 La disperazione forse si concretizza nel 45% di affluenza alle elezioni di mid-term statunitensi, o nel 13% di affluenza della fascia d’età 18-29. Chissà.