Sono più di un milione il numero di bambini nel mondo ai quali vengono negati i diritti dell’infanzia. Quali le soluzioni?
Nel mondo il numero di bambini ai quali sono negati i diritti dell’infanzia e soggetti a sfruttamento non è facilmente stimabile, in quanto non è possibile riuscire ad ottenere cifre certe, soprattutto se teniamo in considerazione i paesi poco sviluppati. Per quanto riguarda i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, comunque, l’accento va posto anche su quei Paesi che si definiscono civili e che, tramite i media, danno l’illusione di garantire tutti i diritti essenziali volti alla salvaguardia dei bambini e dei giovani. Ancora oggi le grandi multinazionali non si fanno scrupoli nello sfruttare il lavoro minorile, a maggior ragione se ciò comporta retribuzioni irrisorie e guadagni maggiori per la produzione.
Lo sviluppo di un Paese è importante, ma solo se avviene in maniera pulita, civile e rispettosa dei diritti di tutti, specialmente dei bambini, che sono la più chiara e pura espressione di un Paese, e soprattutto il suo futuro. Purtroppo nel mondo sono ancora più di un milione i bambini costretti a lavorare e privati di un’istruzione; essi vengono sfruttati soprattutto per la loro corporatura piccola ed esile che permette di introdursi facilmente nei passaggi stretti delle miniere, oppure perchè, grazie alle loro mani piccole e sottili, possono cucire a mano e occuparsi delle piccole rifiniture. Ciò che resterà a questi bambini non sarà altro che ferite indelebili che segneranno a vita il loro corpo e la loro anima.
A ogni bambino e a ogni adolescente dovrebbe essere concessa la possibilità di poter vivere in pace e spensieratezza gli anni della gioventù, e soprattutto non dovrebbe essere impedita la possibilità di acquisire quell’istruzione che solo sui banchi di scuola è possibile ottenere al meglio, per avere la capacità di esprimersi e sentirsi liberi di esternare il proprio pensiero, capacità che necessitano l’accrescimento del proprio bagaglio culturale.
Si prendono cura di questo problema, per fortuna, diverse organizzazioni internazionali che si occupano della salvaguardia dei diritti dell’infanzia, con l’obiettivo di garantire un futuro dignitoso ai bambini che vivono questa amara realtà. Tra queste ricordiamo l’UNICEF che si occupa della costruzione nel mondo di servizi pubblici, come le scuole, soprattutto in quelle zone dove si riscontra una maggiore necessità a causa di condizioni di fame, di guerra e di estrema povertà definite “un affronto all’umanità“.
Ne abbiamo un esempio in Siria dove, prima del conflitto, le statistiche riportavano la migliore situazione di scolarizzazione di tutto il Medio Oriente: in meno di tre anni, a causa della guerra civile che è lì scoppiata, si è registrata la riduzione più drammatica nel campo dell’istruzione, con conseguenze disastrose per il futuro. L’intensificarsi delle violenze, gli spostamenti di massa dei civili, le uccisioni e la fuga degli insegnanti, la distruzione e l’uso improprio delle scuole hanno ostacolato, infatti, l’accesso all’istruzione per i bambini.
Allora che fare? Tutti noi dovremmo iniziare a dare il nostro contributo, per dare una speranza alle generazioni future, le quali ben presto si troveranno a combattere in una società che tende inconsapevolmente a sbarrare le porte ai più giovani. Vogliamo davvero lasciare che il mondo in cui viviamo diventi peggiore? No davvero: non dobbiamo mollare, dobbiamo insistere, iniziare a cambiare il modo di pensare della gente, sappiamo che la strada è lunga, che ci vorranno generazioni, ma noi, tutti noi, siamo coloro che devono mettere i primi mattoni per provare a costruire un mondo più giusto e solidale.