Un commando di militanti ha attaccato un autobus in Pakistan, diretto verso la moschea con a bordo dalle 50 alle 60 persone, uccidendo 47 passeggeri appartenenti alla setta degli ismaeliti, di origine sciita. Il gruppo armato sarebbe stato composto da sei o otto uomini divisi su tre o quattro motociclette che avrebbero attaccato l’autobus sparando in modo indiscriminato. L’attacco è avvenuto nel quartiere di Safoora Goth e una volta riusciti a fermare il veicolo, gli assalitori sarebbero entrati per assicurarsi che non ci fossero sopravvissuti.
I superstiti sono stati trasportati all’ospedale più vicino che ha immediatamente dichiarato lo stato di emergenza. La maggior parte dei feriti sono in gravi condizioni e il bilancio delle vittime potrebbe aumentare nelle prossime ore. Al momento, secondo quanto riportato dalle fonti ospedalieri dovrebbero essere stati uccisi 25 uomini e 16 donne, mentre secondo la polizia non c’è nessun bambino né tra le vittime né tra i feriti.
La strage è stata rivendicata dal gruppo da Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp), uno dei principali gruppi armati talebano pachistani, e tutti gli assalitori sono al momento in fuga.
Questo è il secondo attentato diretto contro gli sciiti dall’inizio dell’anno, dopo l’attacco kamikaze del 30 gennaio contro una moschea, nel settore meridionale di Shirkapur, costato la vita a 61 persone. La comunità sciita rappresenta il 20% della popolazione del Pakistan a maggioranza sunnita. Gli ismaeliti, il gruppo religioso di riferimento preso di mira dall’attacco, sono una minoranza ancora dentro la galassia sciita e vivono perlopiù nella vallata himalayana vicino al confine con la Cina, nella provincia di Gilgit Baltistan e sono da tempo il bersaglio di numerosi attacchi provenienti da vari gruppi talebani che controllano diverse regioni del Pakistan.