La crisi continua a segnare in modo evidente la vita degli italiani: secondo il Rapporto Annuale 2014 dell’Inps, il rischio povertà non riguarderebbe più i minori o gli anziani come è stato per lungo tempo nel recente passato, ma le persone di età compresa tra i 40 e i 59 anni, con picchi del 70% per la fascia di chi ha tra i 50 e i 59 anni.
Rapporto Inps: cambia il profilo di chi è a rischio povertà
Nel Rapporto dell’Inps si legge che le persone che sono ormai fuori dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età (quindi gli over 70) sono coloro che sono stati meno coinvolti dagli effetti della crisi. La recessione ha avuto un impatto sociale così rilevante che il profilo dei soggetti a rischio povertà è completamente diverso rispetto al periodo pre-crisi.
Se in passato le famiglie composte solo da adulti, quelle con un solo genitore con più di 60 anni e le coppie senza figli venivano considerate al sicuro, ora anche questi nuclei familiari devono fare i conti con l’incremento del numero dei poveri (rispettivamente +80%, +57% e +50%.) L’Inps aggiunge che i tassi di povertà aumentano ulteriormente con il crescere del numero dei figli.
Crisi e disoccupazione, allargata la forbice tra Nord e Sud
La categoria di persone che sta subendo più di tutti gli effetti della recessione è rappresentata dai disoccupati ultra 50enni. La disoccupazione colpisce tutte le fasce di età, ma in questo caso i dati negli ultimi sei anni si sono addirittura triplicati. La crisi ha contribuito all’allargamento della forbice tra Nord e Sud: la differenza tra due i tassi di povertà è salito da 24 (11% al Nord e 35% al Sud) a 29 punti percentuali (14% per il Nord e 43% per il Sud).