Prosegue passo dopo passo il cammino intrapreso da alcuni mesi che sta portando il nostro paese a liberalizzare l’utilizzo della cannabis per finalità mediche.
Ripercorrendo brevemente le tappe di questo iter, quasi un anno fa (era settembre 2014) un accordo sottoscritto dal ministero della Salute e il ministero della Difesa aveva dato il via alla produzione di cannabis medica. La coltivazione doveva essere monopolio dello Stato e doveva avvenire esclusivamente nello stabilimento chimico militare di Firenze.
A febbraio 2015 sono poi iniziate le prime coltivazioni presso lo stabilimento, utilizzando diverse varietà di canapa e sfruttando anche quelle che sono le qualità autofiorenti della cannabis per dar vita ad un prodotto qualitativamente buono. Poche settimane fa, all’incirca la metà di giugno, è arrivato dopo 3 mesi di coltivazione il primo raccolto: un traguardo salutato con il giusto risalto, essendo il primo raccolto ufficiale della cannabis di Stato.
Da qui a diventare farmaco a tutti gli effetti, andando quindi a semplificare la vita dei molti malati che in Italia si curano con cannabinoidi, c’è ancora qualche passaggio da compiere.
Cannabis medica e legalizzazione, cosa succederà a breve
Le piante raccolte e messe ad essiccare sono in tutto cinquanta. Il loro ricavato servirà ad alleviare le sofferenze di molti pazienti, ma prima sono indispensabili altri due passaggi. Prima di tutto, l’ispezione da parte dell’Aifa, ovvero l’Agenzia Nazionale del Farmaco che fa capo al Governo.
Se questo passaggio dovesse andare a buon fine, ci sarà l’ultimo step: l’autorizzazione che sarà rilasciata direttamente dal ministero della Salute. Un iter burocratico fatto di controlli e permessi che deve ancora essere portato a termine quindi.
I responsabili dello stabilimento chimico militare di Firenze si sono detti piuttosto ottimisti su questi ultimi passaggi e hanno già indicato il periodo tra ottobre e novembre come deadline per dare il via alla coltivazione su più larga scala.
L’obiettivo è ormai noto: tentare di arrivare a una produzione consistente così da abbattere tempi e costi che attualmente sono necessari per importare il farmaco dall’Olanda. Tra l’altro il Paese dei tulipani è il solo ad oggi, in Europa, a esportare il farmaco ed è per questo che nelle ultime settimane si è registrato un forte stop nell’importazione italiana dato che l’Olanda non riesce da sola a coprire tutta la richiesta di altri paesi.
A questo riguardo, per sopperire alla mancanza, lo stesso stabilimento militare di Firenze ha richiesto la possibilità di distribuire le infiorescenze prodotte anzichè procedere con la loro distruzione, come accade oggi. Una soluzione tampone e momentanea in attesa di arrivare a un livello di produzione tale da poter coprire il fabbisogno italiano di cannabis medica.