È cresciuta in maniera esponenziale la diffusione dei cosiddetti voucher lavoro, uno strumento creato per evitare che i contadini facessero lavorare in nero i propri parenti il cui utilizzo è stato liberalizzato dal Governo Renzi il 15 Maggio dello scorso anno. Nel giro di dodici mesi il ricorso a questi buoni lavoro è aumentato del 75%, con la vendita di quasi 50 milioni di voucher dal valore di dieci euro lordi nei primi sei mesi del 2015.
Informazioni contrastanti su lavoro e disoccupazione
In un periodo in cui sull’occupazione vengono spesso date informazioni discordanti (il Governo annuncia che aumenta il numero degli assunti con contratto a tempo indeterminato, mentre l’Istat denuncia che la disoccupazione non si schioda dal 12,7%, con un drammatico 44% tra i giovani), tralasciando le parole di coloro che accusano l’Esecutivo di manipolare i dati a proprio piacimento, nasce un dubbio: l’aumento del ricorso al voucher lavoro non corrisponde ad un aumento del precariato?
Cna: i voucher contrastano il lavoro nero
La Cna nega che il voucher lavoro sia in grado di generare precarietà, affermando che è uno strumento che agevola le imprese a “coprire” alcune attività di carattere occasionale e che hanno impatto economico non rilevante per le quali non sarebbe giustificato il ricorso ad altri rapporti di lavoro. In più in questo modo si contrasta il lavoro nero e si permette ai giovani di poter affrontare un’esperienza lavorativa, seppur di breve durata, in piena legalità.
Galeotti (Cgil): lavoratori sfruttati e fuori da ogni contratto nazionale
C’è invece chi, come Idilio Galeotti della Cgil, sostiene che la liberalizzazione dei voucher lavoro in tutti i settori ha portato ad un maggior sfruttamento di due particolari categorie di persone: i giovani precari e gli over 50 disoccupati o cassaintegrati che hanno terminato gli ammortizzatori. Chi “assume” con i voucher è più libero da vincoli (non c’è nemmeno l’obbligo di comunicazione), ma a questo fatto corrisponde una minor tutela per i lavoratori.
Lavoratori che vivono con il più alto grado di precarietà e senza alcuna protezione: il voucher lavoro rimane slegato da qualsiasi contratto nazionale firmato dai sindacati e la cifra del buono rimane sempre la stessa (dieci euro lordi, 7,50 netti). Insomma, l’aver cancellato i contratti a progetto (che almeno rientrava nei contratti nazionali) per contrastare la precarietà e contemporaneamente allargare il voucher lavoro a tutti i settori non è sembrata a tutti una grandissima idea.