Sempre più Comuni stanno mettendo a disposizione dei loro cittadini uno strumento molto utile per chi non è in grado di pagare le tasse locali: si parla del baratto amministrativo, che consiste nello svolgimento di alcuni lavori di pubblica utilità in cambio di interessanti sgravi fiscali.
Baratto amministrativo, uno strumento per i morosi incolpevoli
Negli ultimi anni si è parlato tanto della crisi: molte persone hanno perso il lavoro e altrettante si ritrovano ad essere occupate solo saltuariamente e con retribuzioni misere. In queste condizioni può risultare davvero difficile riuscire a pagare le tasse: per andare incontro alle difficoltà dei morosi incolpevoli, il famoso decreto Sblocca Italia ha introdotto il baratto amministrativo.
Grazie a questo strumento si può sostituire (anche solo parzialmente) il pagamento dei tributi amministrativi con alcuni lavoretti socialmente utili. Il funzionamento è semplice: i cittadini che sono debitori nei confronti del loro Comune di residenza e che dimostrano di essere insolventi per motivi non legati alla loro volontà (ad esempio basso reddito, fallimento dell’azienda…) possono chiedere all’amministrazione comunale di pagare attraverso il loro lavoro. Ogni Comune può decidere i requisiti di accesso al baratto amministrativo.
Pagare le tasse comunali con lavori socialmente utili
I tributi che possono essere pagati tramite il baratto amministrativo sono Imu, Tasi, Tari e Cosap (ovvero la tassa sull’occupazione del suolo pubblico), ma anche gli affitti delle case popolari. I lavori che possono essere svolti sono quelli di pubblica utilità come, ad esempio, la pulizia delle strade, la potatura delle siepi, piccoli lavori di manutenzione delle strade o di falegnameria, il taglio dell’erba, l’imbiancatura dei muri di edifici scolastici e così via.
Prima di mettersi al lavoro, i cittadini che utilizzeranno il baratto amministrativo per sistemare i propri debiti con il Comune dovranno frequentare di brevi corsi di formazione e poi verranno forniti dell’attrezzatura necessaria. Il decreto Sblocca Italia lascia molta libertà ai Comuni, ognuno dei quali può creare un proprio regolamento, anche se viene precisato che le comunità di cittadini che si uniscono in associazioni stabili e riconosciute giuridicamente devono avere la priorità.
Le prime amministrazioni che hanno abbracciato l’idea del baratto amministrativo sono state quelle dei paesi più piccoli, dove tutti si conoscono e i bilanci sono forse più semplici da gestire. Ma anche realtà più grandi si stanno muovendo e addirittura città delle dimensioni come Napoli e Bologna si stanno attivando (anche se in realtà avevano predisposto degli strumenti simili anche prima del varo dello Sblocca Italia).