Proseguono le voci sull’eventuale introduzione di meccanismi di flessibilità che permettano ad alcune categorie di lavoratori di accedere alle pensioni anticipate; tra le ipotesi che vengono valutate dal Governo ci sono quelle che riguarderebbero esodati, disoccupati e mamme: dopo il tira e molla su flessibilità sì-flessibilità no, queste potrebbero essere le categorie per le quali dovrebbero esserci novità con la prossima manovra.
Le continue aperture e chiusure sulle pensioni anticipate (con Renzi che recentemente ha detto di sognare l’inserimento della flessibilità già con la legge di Stabilità) sono legate fondamentalmente ad una cosa: i prepensionamenti possono avere un costo molto alto per l’Inps. Per questo motivo sono al vaglio dei tecnici e degli esponenti dell’Esecutivo diverse soluzioni tra le quali spiccano le uscite differenziate a seconda della categoria e l’anticipo sulla pensione versato direttamente dal datore di lavoro, che verrebbe rimborsato in seguito.
Pensioni anticipate per tutti dal 2018, subito per esodati, mamme e disoccupati
Con la prima opzione l’intervento sulle pensioni anticipate si concretizzerebbe in due tempi differenti. Il primo passo è rappresentato dalla definizione della regola generale per l’uscita anticipata del mondo del lavoro: chi ha almeno 35 anni di contributi alle spalle può richiedere la pensione fino a tre anni prima dei 66 anni e 7 mesi che saranno necessari dall’anno prossimo, ricevendo in cambio una decurtazione dell’assegno di un 3/3,5% per ogni anno di anticipo.
L’opportunità di accedere alle pensioni anticipate verrà data a tutti i lavoratori, ma non subito: sarà così solo tra qualche anno, forse nel 2018, quando sarà riassorbito lo scalone previsto dalla legge Fornero. Nel frattempo si pensa a fare in modo che alcune categorie di lavoratori, come i disoccupati senza altri redditi, le mamme e gli ultimi esodati, possano beneficiare dei prepensionamenti già in tempi brevi.
Nuova versione del prestito pensionistico pagato dai datori di lavoro
La seconda opzione invece è una versione rivista del cosiddetto prestito pensionistico, con i datori di lavoro che anticipano le somme al posto dell’Inps: il costo delle pensioni anticipate graverebbe sulle aziende che hanno intenzione di svecchiare la platea dei loro dipendenti. I datori di lavoro continuerebbero a versare i contributi per i lavoratori che lasciano il lavoro prima dei limiti previsti dalla legge Fornero e pagandogli anche la pensione; gli esborsi delle aziende verrebbero poi restituiti a rate dall’Inps a partire dal momento in cui il lavoratore matura i requisiti richiesti dalla norma.