Fabrizio Corona è uscito dal carcere il 18 Giugno, con la sospensione della pena per motivi di salute, e già si parla di un suo possibile ritorno in tv, su Italia 1, con un programma in cinque puntate trasmesso da Mediaset.
L’ex paparazzo, ora in riabilitazione presso la comunità Exodus di Don Mazzi, dopo la scarcerazione ha da subito ripreso contatti con il mondo dei media e il possesso dei suoi profili Facebook, Twitter e Instagram , riscuotendo grande successo con il suo “#SIPUEDE”. A riportare qualche notizia, riguardo al futuro programma, è stato Alberto Dandolo per il sito “Dagospia” che ha comunicato dei vari incontri avvenuti nella comunità tra Fabrizio Corona e alcuni dirigenti di una nota concessionaria pubblicitaria televisiva.
Fabrizio Corona, nuovo “personaggio televisivo” su Italia 1
Nel futuro di Fabrizio Corona dunque si prospetta un nuovo impegno sul piccolo schermo che viene a mancare da circa quattro anni come protagonista di una puntata de Il Testimone su MTV, e dal 2009 come concorrente de La fattoria (Canale 5). Da sempre Fabrizio ha mostrato un certo interesse per la tv e per una carriera nel mondo dello spettacolo, cimentandosi anche come cantate e attore, dichiarandosi presuntuosamente persino “più bravo di Gorge Clooney”.
Un uomo che si è costruito un personaggio pubblico, un bad boy, che ha fatto parlare tanto e tutt’ora fa parlare di se. Ora però ci fa vedere un altro Fabrizio, “un nuovo personaggio”, già con il suo libro Mea colpa (Mondadori, 2014), scritto nel periodo in carcere, dove parla di valori, sentimenti, affetti, e come punto di partenza per una nuova vita.
Il programma, di cui si dice che stia girando, parlerà della vita nella comunità, quasi una sorta di testimonianza della sua riabilitazione e attività ad Exodus, un processo forse già iniziato con l’articolo pubblicato dal settimanale Chi. Sull’articolo viene immortalato mentre lava i piatti dopo aver servito i pasti ad alcuni rifugiati ed inoltre c’è la dichiarazione di Don Mazzi che sottolinea l’impegno di Fabrizio Corona nella comunità, e dell’assistere una trentina di rifugiati nigeriani nelle lezioni di informatica.