La stampa e gli altri media parlano tantissimo della riforma costituzionale che porterà al Senato dei 100 e a tante novità che segneranno la fine del bicameralismo perfetto: sempre più spesso però si fa riferimento più alla bagarre in Aula per le approvazioni degli articoli che non di ciò che il ddl Boschi effettivamente prevede. I tempi dell’iter della riforma dovrebbero essere questi: il 13 ci sarà il voto finale al Senato, poi il testo tornerà alla Camera per una nuova lettura; in caso di approvazione sul provvedimento ci sarà un referendum che, se tutto procede secondo le previsioni, dovrebbe tenersi nell’autunno del prossimo anno.
Il Senato dei 100 e le nomine dei membri
Il nuovo Senato avrà solamente 100 membri così suddivisi: 95 saranno rappresentanti delle istituzioni territoriali e 5 verranno indicati direttamente dal Presidente della Repubblica. Ai cittadini spetterà il compito di votare i candidati ad un posto al Senato, ma la scelta verrà ratificata dai Consigli delle Regioni. Queste regole sono il frutto delle modifiche apportate al testo dalla Camera grazie ad un emendamento della senatrice Finocchiaro. La selezione dei futuri senatori verrà regolata da una legge quadro che entro 90 giorni le Regioni dovranno recepire.
I 5 Senatori nominati dal Capo dello Stato per i loro “altissimi meriti” rimarranno in carica per 7 anni e non potranno essere rinominati. Gli unici Senatori a vita saranno gli ex presidenti della Repubblica. I membri del nuovo Senato non riceveranno un’indennità, ma avranno immunità parlamentare; la durata del loro mandato coincide con quella delle istituzioni territoriali di cui sono espressione.
Stop al bicameralismo perfetto
Finirà l’epoca del bicameralismo perfetto; il Senato non potrà più votare sulla fiducia al Governo: questa opportunità sarà riservata ai 630 membri della Camera dei Deputati, che sarà titolare delle funzioni di indirizzo politico, legislativa e di controllo sulle azioni dell’Esecutivo. Al Senato spetteranno funzioni di raccordo tra gli enti territoriali, lo Stato e gli altri organi istituzionali; in più la legge indicherà i casi in cui i senatori potranno esprimere il parere sulle nomine di competenza del Governo.
Il nuovo Senato valuterà le attività delle pubbliche amministrazioni, le politiche pubbliche e le conseguenze delle politiche comunitarie sul territorio e avrà un ruolo attivo sulle leggi che riguardano la ratifica dei trattati relativi all’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea. Non potrà esprimersi invece in merito a leggi su amnistia e indulto e sullo stato di guerra, che sono di competenza esclusiva della Camera, esattamente come l’autorizzazione a procedere contro i Ministri e il Presidente del Consiglio per i reati commessi durante lo svolgimento delle loro funzioni. In caso di vacatio, sarà il presidente della Camera a sostituire il Presidente della Repubblica.
Iter legislativo più rapido e altre novità del ddl Boschi
Le leggi avranno un iter molto più rapido, infatti dopo l’approvazione della Camera il Senato avrà dieci giorni di tempo per esaminare i provvedimenti; su richiesta di 1/3 dei componenti, il Senato può ottenere ulteriori 30 giorni per preparare le proposte di modifica, sulle quali la Camera deciderò entro 20 giorni prima di procedere con l’approvazione definitiva. Sarà sufficiente la maggioranza semplice (e non quella assoluta) per proporre alla Camera le modifiche su determinati provvedimenti come la legge di Stabilità, le leggi sui poteri delle Regioni, degli enti locali e di Roma, la protezione civile, il governo del territorio e l’attuazione di accordi internazionali e dell’UE. La Camera potrà respingere le proposte con la maggioranza semplice.
I componenti di un terzo di una delle due Camere potrà richiedere alla Corte Costituzionale un giudizio preventivo sulla legittimità della legge elettorale. A proposito della Consulta, due dei cinque giudici scelti dal Parlamento verranno indicati dal nuovo Senato con un quorum di 2/3 dei componenti per la prima e la seconda votazione e di 3/5 per la terza. Il ddl Boschi poi prevede tutta una serie di provvedimenti che non riguardano direttamente il Senato, su argomenti come i referendum (più firme per presentare referendum e leggi popolari), le pubbliche amministrazioni e le Regioni.