Nell’ultima settimana, i dati più rilevanti nel cambio valutario del Forex hanno riguardato l’euro, in calo rispetto al dollaro all’indomani degli attentati terroristici di Parigi, e la conferma del trend positivo del dollaro USA.
Generalmente i mercati azionari e gli scambi delle valute internazionali si dimostrano indifferenti nei confronti degli eventi esterni, quando questi non sono strettamente correlati a dei fattori macro-economici o finanziari. Ad esempio, la notizia di una modifica, seppur minima, dei tassi d’interesse annunciata da una Banca Centrale ha un impatto ben maggiore di un evento socio-politico di portata internazionale. Questo accade non perché i mercati sono “cinici”, ma perché subiscono l’influenza da parte di fattori di solito esclusivamente finanziari.
Il mercato Forex dopo gli attacchi a Parigi
Gli attacchi terroristici a Parigi del 13 novembre hanno lasciato un segno nei mercati europei: a soffrirne di più, come è logico, sono le società di trasporti aerei ed il settore turistico, soprattutto nel breve/medio periodo.
Nel brevissimo termine, si sono registrati dei notevoli cali dei consumi in tutte le più grandi capitali europee nel fine settimana successivo alla serie di attentati parigini. L’impatto degli atti terroristici potrebbe anche generare delle conseguenze negative nel lungo termine, se la libertà di movimento di persone e beni nell’area Schengen dovesse essere limitata per ragioni di sicurezza internazionale. Una reazione di questo tipo non contribuirebbe ad aumentare la già lenta crescita dell’economia del vecchio continente, che ha fatto registrare un assai modesto rialzo dello 0,3% nell’ultimo trimestre. Tutto ciò produce degli effetti anche nel mercato valutario e nell’andamento delle quotazioni della moneta unica.
Osservando da vicino i valori della coppia EUR/USD a partire dal 13 novembre, si nota un calo pari all’1,58%, con una diminuzione di 171 pips dallo scorso martedì, giorno che ha preceduto gli attentati parigini. Ovviamente questo andamento non ha un diretto ed unico collegamento con gli eventi sanguinosi di Parigi (sebbene, come abbiamo visto, questi hanno già avuto una ricaduta economica), ma si deve piuttosto mettere in relazione con il trend della moneta verde fatto registrare nelle ultime settimane. Se le recenti dichiarazioni di Mario Draghi pare non abbiano prodotto delle reazioni convincenti nell’Eurozona (l’inflazione nei paesi che hanno adottato l’euro è finalmente in rialzo, anche se molto debolmente), le attese nei confronti di un ormai prossimo intervento della Fed si stanno materializzando in un andamento rialzista del dollaro nel mercato delle valute internazionali.
Euro/Dollaro USA ancora in calo
La Federal Reserve (l’equivalente della Banca Centrale Europea) ha infatti reso pubblici i risultati dell’incontro del 28 ottobre: si fa riferimento ad una crescita moderata dell’economia USA, ad un livello di disoccupazione costante (ma con prospettive di calo nel medio termine), mentre non si nutrono aspettative circa una variazione del livello di inflazione. Quello che però ha suscitato maggiore interesse è stato un accenno (sebbene non esplicito) alla modifica dei tassi d’interesse nel mese di dicembre, quando si parla della prossima riunione della Fed probabilmente prima di Natale. Molti analisti hanno interpretato questo appuntamento come la conferma di ipotesi sul già annunciato e tanto atteso rialzo dei tassi. Come è lecito aspettarsi, il dollaro USA ha subito reagito con un deciso rafforzamento nel mercato valutario, soprattutto nei confronti dell’euro. Sono molti quelli che scommettono in una fase “bearish” (quindi un trend ribassista) delle quotazioni del cross EUR/USD nel prossimo mese, e i consulenti di Goldman Sacks si sbilanciano dichiarando una possibile parità prima della fine dell’anno.
Apprendiamo da una ricerca diffusa da TopForex24 che il dollaro non si sta rinforzando solo nei confronti dell’euro. É infatti dalla metà di ottobre 2015 che la valuta statunitense sta facendo registrare un graduale rialzo sul franco svizzero: alla fine della prima settimana di novembre si è superata la parità, e ora la coppia USD/CHF si è attestata su valori superiori al 1,01. Questo andamento rispecchia non solo le prestazioni positive dell’economia USA, ma anche le difficoltà elvetiche dell’ultimo periodo: la Confederazione pare essere entrata nella spirale della deflazione, a seguito del drastico intervento della Banca Centrale nel mese di gennaio, e questo crea delle ripercussioni nella valuta nazionale.
Euro a ribasso nel Forex, in attesa di interventi BCE
Come già accennato, le prospettive di una crescita ancora troppo lenta e le ultime dichiarazioni del presidente della BCE Draghi sulla necessità di ulteriori stimoli (un nuovo “quantitative easing”) hanno contribuito al ribasso della moneta unica non solo nei confronti del dollaro USA, ma anche contro 15 tra le valute internazionali più importanti. L’annuncio di potenziali interventi da parte di Francoforte (diffuso il mese scorso e corroborato delle ultime stime di Draghi) ha prodotto un calo del 6% della quotazione EUR/USD. Il pacchetto di stimoli sarebbe necessario anche per aumentare il livello di inflazione nell’area euro.
Sono quindi forti le attese sui prossimi incontri delle rispettive Banche Centrali, la BCE e la FED, le cui decisioni avranno di sicuro una portata decisiva sull’andamento dell’euro e del dollaro USA sui mercati valutari internazionali. La riunione di dicembre della FED dovrebbe infatti ufficializzare l’aumento dei tassi, mentre con quella della BCE si attiverebbe un ulteriore iniezione di liquidità nel sistema finanziario dell’euro. Potrebbe tuttavia verificarsi un rinvio al 2016 di questi interventi, anche se tale eventualità sembra ormai improbabile.
L’implementazione di entrambe le misure porterebbe invece un sicuro ribasso dell’euro nei confronti del dollaro, e ovviamente un ulteriore rafforzamento di quest’ultimo verso un’ipotetica parità.
In questo caso, si consiglia di continuare a monitorare strettamente questo cross nel Forex, insieme agli annunci di portata macro dettati dal calendario economico del mese prossimo. Aprire delle posizioni lunghe nelle coppie dove il dollaro USA è valuta di base si potrà rivelare una scelta vincente, sia nel breve che nel medio termine, considerate le prospettive di ulteriore rafforzamento della valuta americana su quelle europee, come EUR e CHF. Sarebbe invece azzardato effettuare la stessa operazione con l’euro, in quanto le difficoltà economiche dell’ultimo periodo (sottolineate da dati macro quali deflazione, bassa produttività, disoccupazione inalterata nella zona euro), il prossimo intervento della BCE e le ripercussioni degli attentati di Parigi su diversi settori economici non fanno altro che confermare un possibile andamento “orso” dell’euro, in primis sul dollaro USA, ma anche sulle altre valute internazionali più quotate nel Forex.