Vita laica di Roberto Anzellotti

Pubblicato il 26 Mar 2013 - 1:57am di Redazione

Itinerari della laicità. Le ingerenze del potere ecclesiastico nella vita dello Stato italiano

vita-laicaNei giorni in cui il Vaticano è sulla ribalta delle cronache mondiali per le ”dimissioni” di Papa Ratzinger e per l’elezione del nuovo Papa esce per i tipi della Neo Edizioni, sempre attenta agli eventi del momento, “Guida alla vita laica” di Roberto Anzellotti (pag. 160, € 10,00, 2013). Il laicismo, come recita il dizionario Sabatini-Coletti, è l’atteggiamento che sostiene l’indipendenza del pensiero e delle azioni sia dell’uomo sia dello stato nei confronti di qualsiasi chiesa o fede religiosa. Negli anni ’70, c’informa Anzellotti, la compromissione tra la DC e il Vaticano era a tal punto stretta che in sede di riunioni di partito erano presenti rappresentati della Chiesa. Come dire: non si muoveva foglia che il Vaticano non volesse. Così accadde, ad esempio, in occasione del referendum sul divorzio e sull’aborto e su numerosi altri temi che nel corso dei decenni hanno investito la società civile. Tuttavia, nel caso dell’aborto e del divorzio, la Chiesa dovette fare i conti con i credenti che all’epoca dimostrarono la loro sensibilità. Sicché entrambi i referendum passarono a larga maggioranza. Così i “santissimi padri” dovettero accettare ob torto collo la volontà popolare.

Nel proseguo degli anni, l’ingerenza di Santa romana ecclesia non è mai mancata. Basterebbe ricordare l’iter della legge 40: “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” in cui la Santa Sede mise in campo tutte le sue armate per impedire che si raggiungesse il quorum, come infatti avvenne. Nel corso del tempo, la longa manus cattolica d’”oltretevere” non si è mai ritratta a contrastare, attraverso i tanti megafoni a sua disposizione, le proposte di legge del parlamento italiano: testamento biologico, matrimonio misto, questione demografica (in sede ONU), cellule staminali, contraccezione, matrimonio gay, ecc., contravvenendo allo spirito laico che ispirò i padri fondatori della Repubblica.

È tanta e tale la linearità e consequenzialità espositiva dell’Autore che il libro, pur trattando una materia delicata, controversa e complessa, si legge con vero  piacere. Storia, personaggi, citazioni, episodi, aneddoti, quasi alleggeriscono i contenuti e ne ravvivano l’interesse. Anzellotti si è aggirato con destrezza nel rapporto Stato/Chiesa,  documenti alla mano, mettendo in risalto quanto spesso i nostri connazionali siano stati vittima di ostracismi, bandi, allontanamenti tanto ben orchestrati dai vertici della  Chiesa cattolica da segnare con dolore le loro esistenze. Come accadde nel 1956 a Prato per i coniugi Mauro Bellandi e Loriana Nuziati, rei di aver contratto matrimonio con rito civile. All’epoca fu un caso nazionale che vide i due al centro di uno scandalo per “concubinato”. I coniugi denunciarono gli organi ecclesiastici. Il processo diede loro ragione. Ma nel 1958, con nuova sentenza, la Corte d’Appello annullò la condanna di S.E. il vescovo Fiordelli. Morale, i due, essendo battezzati, rientravano nello ordinamento giuridico canonico. Pertanto, il vescovo aveva “agito lecitamente nell’ambito della sua giurisdizione e in ossequio al canone 1016 del Codice di diritto canonico, limitandosi a qualificare con i suoi poteri discrezionali il comportamento di due suoi sudditi”, perché appunto battezzati.Come si vede, sono citati eventi e circostanze che, forse, l’opinione pubblica italiana ignora o a dimenticato. Ad esempio, nel 1998, i vescovi del Connecticut e dello Stato di New York lanciarono una campagna per dissuadere le compagnie assicurative dal coprire programmi di assistenza medica che includevano medicine e mezzi contraccettivi.

Il Pasquino/Anzellotti ci porta a conoscenza delle innumerevoli ingerenze ed ostruzioni praticate dalle gerarchie papaline nella vita istituzionale italiana. Citiamo due casi su tutti: il 7 luglio 2005 venne pubblicato l’Istrumentum laboris dalla Santa Sede per il Sinodo dei Vescovi, in cui si considerava peccato sostenere candidati politici apertamente favorevoli all’aborto. Il 16 marzo 2007 al congresso nazionale dei farmacisti cattolici, un altro richiamo all’obiezione di coscienza venne lanciato da Benedetto XVI ai farmacisti, ai medici e ai giudici, in difesa della “vita”.

È tale l’indifferenza degli italiani su alcune questioni cruciali della propria vita sociale che il libro avrebbe il merito, per chi volesse prendersi la briga di leggerlo, di avviare non solo alla conoscenza su quanto ci dovrebbe riguardare, ma è anche un invito alla riflessione, al di là della consistenza del proprio credo religioso, sulle eccezioni, intromissioni, privilegi che sopravvivono all’interno delle Mura Leonine. Molto andrebbe riequilibrato, riconvertito, risistemato nella giusta collocazione. Insomma, il libro è una “Guida alla vita laica”. Non un manifesto a fare della Chiesa tabula rasa. Bensì un invito affinché essa si riconsegni ad una funzione più spirituale e cristiana. In una parola, al messaggio evangelico. Insomma, è arrivato il momento del meno papa-re e più papa-padre/pastore. Va anche ricordato, però, per giusta obiettività, che la galassia vaticana è costituita da infiniti mondi e da altrettanti uomini di buona volontà.


Questo è il libro di cui abbiamo parlato in quest’articolo:

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