I Mondiali di rugby sono da sempre uno degli eventi sportivi più attesi dagli appassionati della palla ovale e, dopo la finale della Rugby World Cup 2015 svoltasi il 31 ottobre con il trionfo della Nuova Zelanda, che si è confermata per il secondo anno consecutivo campione del mondo, è possibile fare un resoconto delle tecnologie utilizzate durante l’evento e di quelle in sviluppo per migliorare sia l’esperienza dei giocatori che quella degli spettatori.
Chi segue da poco questo sport, infatti, potrebbe non conoscere le meccaniche di un match ma soprattutto avere difficoltà nel capire come si evolve la competizione o come raggiungere gli stadi per assistere dal vivo alle partite. Quest’anno, per la prima volta nella storia del rugby, è stata utilizzata la tecnologia “Occhio di falco”, già testata con successo in altri sport, rivelatasi utile in gran parte per aiutare i medici nella comprensione delle dinamiche degli infortuni, così da favorire misure di prevenzione oltre a facilitare gli arbitri nelle decisioni.
Questa è solo la prima di una serie di tecnologie che dovrebbero contribuire in maniera positiva a rendere il rugby uno sport più sicuro. Nel corso dei prossimi mondiali, una tra le principali soluzioni innovative che potrebbero essere adottate risiede in particolari bracciali con sensori biometrici che consentiranno allo staff sanitario di raccogliere dati riguardanti frequenza cardiaca, pressione sanguigna e idratazione degli atleti, così da migliorare le prestazioni generali della squadra.
Rugby e tecnologia, tante idee per il futuro
Scendendo nei dettagli, sono numerose le idee implementabili per migliorare l’esperienza di gioco e portare in campo nuove tecnologie smart. Tra queste troviamo:
- Maglie a LED per favorire una migliore sponsorizzazione alternando diversi marchi;
- Scarpini con tacchetti “intelligenti” in grado di adattarsi alle diverse condizioni atmosferiche e alle caratteristiche del terreno;
- Integrazione di un sensore sul paradenti per monitorare il livello di idratazione degli atleti;
- Applicazione di un rilevatore d’impatto per attutire ed evitare possibili traumi al volto e alla testa in seguito a urti e scontri con altri giocatori;
- Lenti a contatto HUD per organizzare meglio il gioco permettendo ai giocatori di ottenere informazioni in merito alle distanze o ai compagni di squadra liberi;
- Videocamera da affiancare al microfono dell’arbitro per analizzare in maniera più dettagliata le decisioni di quest’ultimo;
- Integrazione di una microcamera sulle maglie dei giocatori così da dare agli spettatori una visione delle partite da un punto di vista differente o favorire le decisioni dell’arbitro.
Per il resto, difficile prevedere un utilizzo a breve termine di queste nuove tecnologie, magari entro i mondiali del Giappone previsti per il 2019, ma visto e considerato che l’implementazione delle idee sopra citate comporta dei costi molto elevati è più probabile che passeranno parecchi anni prima di veder messe in atto le idee sopracitate. Ci vorrà ancora qualche tempo, dunque, prima di apprezzarle magari anche nel tanto amato Sei Nazioni della palla ovale che ogni anno vede protagonisti gli azzurri dell’Italrugby.
In ogni caso, nel complesso parliamo comunque di novità che potrebbero rendere più interessante e tecnologico questo sport, fornendo una prospettiva diversa rispetto a quanto il rugby ci ha abituato dalla sua nascita fino ad oggi. Uno sport nobile per definizione, che con qualche investimento potrà crescere ulteriormente a livello internazionale.