Da oggi al cinema il film su Steve Jobs, per il quale vi forniamo trama, recensione e un attento giudizio.
Abbiamo visto quella che può essere descritta come una vera e propria leggenda in tre backstage diversi, l’uomo dietro il mito: il primo nel lancio del Macintosh nel 1984, il secondo nel 1988 in occasione dell’approdo del Next e il terzo durante la presentazione dell’ iMac nel 1998.
A distanza di tre anni torna nelle sale italiane un nuovo film dedicato al genio visionario fondatore della Apple: Steve Jobs. Nonostante il tema centrale di entrambi i film sia lo stesso, cambia drasticamente il prodotto finale.
Nel 2013 “Jobs” di Joshua Michael Stern e scritto da Matt Whiteley con protagonista Ashton Kutcherè si rivelò un biopic perfetto, quasi un documentario, lontano dal concetto di film, rendendo il lavoro della troupe e del cast mediocre, con l’unico intento di informare le persone, quasi idolatrandone la figura di Steve.
Recensione del film di Danny Boyle su Steve Jobs
Sebbene Ashton Kuthcer sia molto più simile al vero Steven, questa versione 2016 di Danny Boyle si stacca dal classico biopic, non aggiungendo più informazioni di quelle che già si conoscono, e grazie ad un lavoro da parte di cast artistico e tecnico di altissima caratura restituisce un prodotto drasticamente diverso rispetto al precedente.
Il regista Danny Boyle, in attesa di vederlo all’opera col seguito di “Trainspotting” e dopo essersi riposato successivamente al successo mondiale di “The Milionaire” e al durissimo “127 ore”, torna a fare cinema prendendo le redini di questo film. Una regia, quella di Danny, che scandisce i tempi del film in maniera netta, grazie anche all’apporto del montatore Elliot Graham, esigendo molta intensità dai suoi attori, visti i continui movimenti e cambiamenti emotivi nei tre dietro le quinte legati a Jobs.
Il cast artistico detiene nomi del calibro di Jeff Daniels, Seth Rogen e i due candidati agli Oscar 2016 nelle categorie miglior attrice non protagonista Kathe Winslet e miglior attore Michael Fassbender. Se la prima ha già nella sua bacheca un Oscar come miglior attrice, lo deve al suo grande talento e alla sua dedizione che mostra in ogni lavoro, ed è proprio grazie ad essa che probabilmente anche quest’ anno aggiungerà una seconda statuetta. Il secondo, Michael Fassbender, vede il 2016 come suo potenziale anno di grazia. Del primo film Macbeth, uscito agli inizi del mese ne abbiamo già parlato esaltando le doti dell’attore irlandese, che in questo film conferma la grande capacità nel rendere semplice il lavoro complesso che esegue nell’interpretare varie emozioni in un breve intervallo temporale.
Citando il protagonista: “I musicisti suonano gli strumenti. Io dirigo l’orchestra”. Ma qual è la sinfonia? Le parole dello sceneggiatore Aroon Sorkin, che dopo l’Oscar per “The Social Network” e le buone prove ne “L’arte di vincere” e “La guerra di Charlie Wilson” torna a riflettere sulla fenomenologia e sul dualismo tra uomo e tecnologia. Se Zuckerberg era un uomo sofferente nel comunicare e forse Facebook l’ha fondato per sé, Steve è un uomo che ha subìto la mancanza dei genitori e si è formato da solo, mostrando dal lato pubblico gioia e forza di volontà ma nel privato difficoltà nel gestire le situazioni intime.
Basandosi sullo script di Walter Isaacson e raccogliendo alcune informazioni da chi lo conosceva, Aroon non aggiunge nulla ma mostra un protagonista dietro le quinte, l’uomo dietro il mito. Con dialoghi sempre accesi e che grazie anche al ritmo del film ottengono una facile attenzione da parte dello spettatore.
Bravo francischino hai fatto veramente molto bene questo tuo nuovo filmetto e questo tuo nuovo articoletto diciamo che l’articoletto in sé mi piace veramente tanto bene e il filmetto che tu hai scritto in questo tuo famoso come al solito e come sempre su questo sito il filmetto in se a me non mi piace t v b anch’io da gaiuccietta