In questi giorni si sente tanto parlare del ddl Cirinnà: tra manifestazioni di chi è favorevole alle unioni civili e alla stepchild adoption e quelle organizzate da chi invece è contrario, il provvedimento sta per fare il suo ingresso al Senato, dove a partire dal 28 gennaio sarà oggetto di discussione. I lavori probabilmente si protrarranno a lungo, visto che c’è una pioggia di emendamenti ed è prevedibile una lunga battaglia tra sostenitori e oppositori, ma cosa contiene il testo originale del ddl Cirinnà e quali sono le posizioni delle varie forze politiche?
Il 28 gennaio inizia la discussione al Senato sul ddl Cirinnà
Il ddl Cirinnà è il frutto di un lunghissimo lavoro: il testo ottenne un primo sì a marzo del 2015 da parte della commissione Giustizia, ma il provvedimento rimase bloccato in Senato sotto il peso di miglia e migliaia di emendamenti; da quel momento in poi il tema continua ad essere rinviato (nonostante la condanna della Corte europea), fino all’approvazione da parte della commissione di un secondo testo (2 settembre 2015) che rispetto al primo marca la distinzione tra le unioni di persone dello stesso sesso e il tradizionale istituto del matrimonio. Neanche la nuova versione del ddl riesce a mettere tutti d’accordo, con lo scontro che si fa sempre più duro anche all’interno della maggioranza. L’approdo in Senato del ddl Cirinnà bis doveva avvenire ad ottobre, ma per via dei lavori sulla legge di Stabilità è slittato a gennaio 2016, con le divisioni che sno sempre nette.
Cosa prevede il provvedimento su unioni civili e stepchild adoption
Il testo che giovedì farò il suo approdo a Palazzo Madama è composto da due Capi: il primo fa riferimento alle unioni civili tra persone dello stesso sesso, mentre il secondo tratta l’argomento delle famiglie di fatto. Le unioni tra persone dello stesso sesso vengono definite nell’articolo 1 come specifiche formazioni sociali: in pratica si prevede la nascita di un istituto che, pur rimanendone distinto, viene equiparato al matrimonio. Gli articoli 2, 3, 4 e 6 contengono le nome che regolano i doveri e i diritti delle coppie gay: l’articolo due parla della costituzione dell’unione davanti all’ufficiale dello Stato civile e della possibilità di scegliere un cognome comune, la residenza e il regime patrimoniale; l’articolo 3 in pratica ricalca lo statuto dei rapporti personali che è attualmente previsto per il matrimonio, con l’obbligo reciproco all’assistenza materiale e morale, alla fedeltà e alla coabitazione; lo stesso articolo assicura alle unioni civili gli stessi diritti di natura sociale che sono riconosciuti per il matrimonio (sgravi fiscali, permessi lavorativi e trasferimenti per ragioni familiari, congedi matrimoniali, accesso alla pensione di reversibilità, decisioni in materia funeraria e sanitaria). L’articolo 4 estende alle unioni civili le disposizioni previste per i coniugi in materia di diritti successori; l’articolo 6 fa riferimento allo scioglimento dell’unione civile, estendendo anche a queste le disposizioni presenti per lo scioglimento del matrimonio.
I contrasti più aspri però riguardano il tema della stepchild adoption (che sarebbe la traduzione di “adozione del figliastro”), ovvero la possibilità del genitore non biologico di adottare il figlio (biologico o adottivo) del suo partner. In Italia questa possibilità è assicurata fin dal 1983 alle sole coppie eterosessuali; il ddl Cirinnà non prevede altro che l’estensione delle stesse regole anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso. Nel mondo sono già 28 i Paesi che hanno deciso di consentire questo tipo di adozioni (tra questi, ben 21 permettono anche l’adozione di figli di terze persone). In realtà in Italia (secondo le stime dell’Istituto superiore della Sanità) sono già centomila i bambini che vengono cresciuti da genitori omosessuali: in molti casi sono bambini nati in un matrimonio eterosessuale concluso, con uno dei genitori che poi ha formato un’altra famiglia con una persona dello stesso sesso, mentre in altri casi i figli sono stati concepiti da coppie gay tramite fecondazione assistita, vietata in Italia, ma permessa all’estero. Se c’è una parte dell’opinione pubblica che dice che la stepchild adoption non sia abbastanza (lo slogan di alcune coppie è: “sono già figli nostri”), chi si oppone (come i cattolici del PD) teme che una sua approvazione possa causare un aumento del ricorso all’utero in affitto , un’altra pratica non consentita in Italia.
Emendamenti al testo e posizioni dei partiti
Le posizioni della varie forze politiche sono ancora distanti sul tema delle unioni civili e della stepchild adoption: il 22 gennaio è scaduto il termine per presentare gli emendamenti al ddl Cirinnà, la cui discussione in Aula inizierà il 28: sono arrivate circa seimila proposte di modifica, con la Lega che ne ha presentato 5.000: il partito di Salvini pronuncia un secco no al disegno di legge. Forza Italia è contraria al provvedimento (ha presentato 300 emendamenti), ma dà ai suoi senatori la possibilità di votare in libertà di coscienza; il Movimento 5 Stelle è pronto ad appoggiare il provvedimento, ma solo se il testo non verrà depauperato.