“Un nuovo giorno” è l’ultima pellicola biografica firmata Stefano Calvagna, conosciuto in particolare per il successo di “Non escludo il ritorno” del 2014. Questa volta ad affascinare il regista e convincerlo a scrivere un soggetto per il grande schermo in nove giorni è la storia di una donna nata uomo.
Un nuovo giorno, trama e recensione del film
Giulio – interpretato da Niccolò Calvagna per le parti da bambino e da Luca Filippi per quelle da giovane adulto – vive in un corpo sbagliato: guarda le bambine e si sente una di loro. A ventisette anni decide di operarsi e intraprendere un viaggio a Bangkok, in Thailandia, per cambiare sesso. Vuole diventare finalmente ciò che è sempre stato: una donna anche fisicamente oltre che spiritualmente. La sua, infatti, è un’anima che ragiona, sente e percepisce la realtà al femminile. Giulio non sa cosa farsene di un involucro maschile che non la rappresenta. Fin dall’età di sei anni decide che il suo vero nome è Giulia subendo angherie e derisioni dei pari. Il suo coraggio porterà la protagonista ad affrontare la famiglia, gli amici, le conseguenze chirurgiche e psicologiche. Ma solo per raggiungere poi un obiettivo: vivere finalmente il mondo a proprio agio nei panni di Giulia.
Giulia è Sveva Cardinale che interpretare se stessa nel lungometraggio, dimostrando ancora una volta di non essere schiava né timorosa del giudizio della società. La sua tenacia sembra essere frutto di un momento storico in cui è faticoso essere accettati dalla comunità di appartenenza se si è leggermente lontani dallo stereotipo sociale e, pertanto, bisogna dimostrare che c’è una soluzione, si può vivere “un nuovo giorno”.
Un film “low-budget”
“L’incontro con Sveva è stato di grosso impatto emotivo perché quando ci siamo messi a parlare c’è stata quasi una chimica, un’alchimia diretta, che ha contribuito a farle esternare la sua storia. Ho cercato di non edulcorare la realtà. Ho preferito piuttosto un tipo di cinema diretto, che forse mi penalizza“, ha dichiarato Calvagna durante la conferenza stampa del 9 marzo presso il Cinema Barberini a Roma.
“Ho preso la storia – ha aggiunto – per quella che era, semplicemente raccontata in un bar di un albergo. E lì ho letto negli occhi di Sveva quello che aveva passato. Le ho esternato subito la necessità di cercare il modo per rendere pubblica questa storia“.
“Un nuovo giorno” è un lungometraggio “low-budget” ed ironicamente etichettato “love-cost” dallo stesso Calvagna, per denotare un’opera fatta “con amore” e creata in un periodo molto breve. L’autore ci ha tenuto a precisare, infatti, che “non è un film realizzato con fondi ministeriali, ma con produzione indipendente” e girato in “due settimane di riprese a Roma e quattro giorni a Bangkok”, rispettando le location in cui Sveva ha vissuto le sue esperienze di vita.
Ottimista e speranzoso, Calvagna con questo prodotto cinematografico richiama l’attenzione su tematiche sociali e, senza timore, denuncia la difficoltà e la crisi del cinema italiano in questo ultimo decennio.
“Il film entrerà nel cuore di tutti” – ha annotato ai media. “E’ basato sulla forza d’animo, – ha spiegato – sulla fede e anche sulla coerenza con la propria natura interiore, sul superamento di tutte le paure, persino le più intime e le più grandi. Si tratta di un film tanto intimista quanto di cronaca, poiché è una denuncia a tutti quegli atti di prepotenza che derivano dai pregiudizi”.
Trama
“Un nuovo giorno”, è dunque un racconto tratto da una storia vera.
A diciassette anni, dopo un’audizione per un concorso canoro, Giulio viene avvistato da due talent scout di un’importante casa di moda italiana, Luigi (Franco Oppini) e Gianna (Paola Lavini). La vita del protagonista sarà un’altalena fra Roma e Milano, in cui la sua immagine da modella nel corpo di uomo continuerà a scandire il tempo della sua sofferenza e perdurerà il dissidio psico-sociale in ambienti glamour, eventi e feste. A venti anni Giulio incontra Fabio (Danilo Brugia), il bellissimo personal trainer della sua palestra. Tutte le donne lo corteggiano, ma Fabio si invaghisce e poi si innamora di Giulio scegliendo di sostenerlo nella sua metamorfosi. Giulia (Sveva Cardinale) preferisce sposarsi con Fabio nel corpo di donna perché “non vuole sentirsi un essere a metà, non accetta compromessi. Vuole essere donna, oppure restare uomo”.
Recensione “Un nuovo giorno”
Il film può essere considerato una narrazione cinematografica da inserire nel filone internazionale sulla tematica di identità di genere. Parallelamente a “The Danish girl”, difatti, nel nostro Paese Stefano Calvagna – soprannominato da Gian Luigi Rondi il “Quentin Tarantino italiano” – ha sviluppato un prodotto che, nonostante gli ostacoli dell’industria culturale tricolore, dimostra la possibilità di ergersi a temi storico-sociali d’interesse globale.
Dal punto di vista della recitazione, però, traspare la decisione del regista di girare un massimo di “quattro ciak”. Sembra che lo spettatore assista più che ad un film ad un opera teatrale in cui le battute sono messe in scena “a braccio” e senza particolari forzature o migliorie. Ma tale metodologia ha fatto sì che il piccolo Calvagna e la neo-attrice Cardinale potessero mettere in pratica le loro capacità artistiche in maniera egregia.
Numerosi spunti critici possono essere individuati all’interno del ritratto biografico della storia. La religione cattolica, la moda e l’educazione scolastica poco incline e sensibile alla costruzione dell’identità sessuale del bambino fin dai banchi di scuola sono i temi che accompagnano Giulia e il pubblico per tutta durata del film. Essi disegnano uno scenario prettamente nostrano. Quella di Sveva, di certo, non è una testimonianza inusuale. Anzi, “Un nuovo giorno” fornisce agli italiani argomenti sui quali rifletti, come quello dell’emancipazione della donna e degli omosessuali nella società contemporanea.