In Italia, si sa, ogni festa è buona da mangiare. A punto tale che se si volesse rispettare ogni occasione attraverso le ricette tipiche che consiglia la tradizione, potremmo cominciare ad esportare colesterolo all’estero.
In questo senso la festa di San Giuseppe, patrono della Chiesa oltre che padre putativo di Gesù (insomma mice l’ultimo arrivato), non è poi così diversa dalle altre.
Nonostante si tratti di un personaggio così importante per la Chiesa, il culto di San Giuseppe varia molto da un paese all’altro, sopratutto quando si passa in ambito anglosassone o protestante. È in territorio americano che, agli inizi del ‘900, la festa religiosa del Santo ha cominciato ad incarnare il contraltare maschile della Festa della Mamma. Così il Father’s Day, che viene festeggiato la seconda domenica di Giugno, ha fatto ritorno in Europa per la gioia dei produttori di Pocket Coffee. Complice lo spiccato senso per il marketing festivo degli amici d’oltreoceano.
In Germania invece, si può assistere ad un fenomeno a dir poco “esuberante” di cui si è interessata anche la stampa nazionale. Da loro infatti, il significato di questa festività si è allargato ulteriormente, assumendo tutti i tratti della festa dell’uomo (inteso come maschio). E, manco a farlo apposta, molto spesso finisce col concretizzarsi in comitive, regolarmente al maschile, vaganti per le città di pub in pub, con tassi alcolemici alle stelle. Un po come nei sabato sera standard delle migliori province italiane.
Noi italiani, comunque, rimaniamo fedeli al 19 Marzo, data che si vorrebbe far coincidere con la morte del falegname più famoso della cultura Occidentale. Sì d’accordo, insieme a Geppetto.
Bignè e Zeppole: le ricette tipiche per la festa di San Giuseppe e del Papà
La festa sarà pure del papà, ma a trarne giovamento, quando ci si mettono in mezzo dolci e dolcetti, è tutta la famiglia. Nel Lazio, un must di questa giornata sono i Bignè di San Giuseppe , che cominciano a fare capolino nelle vetrine delle pasticcerie già dal mese di Febbraio. La ricetta tipica si basa sulla preparazione di un composto base di uova, burro, zucchero, farina e sale, a cui l’aggiunta della scorza di limone conferisce il carattere specifico. Ma esistono diverse varianti della ricetta, che in origine prevede la frittura dei bignè in olio bollente.
Primo campo in cui agire, per dare un tocco d’originalità alla pietanza, è la farcitura. In molte zone d’Italia infatti, sulla base di una tradizione di origine siciliana, i bignè vengono farciti con crema pasticcera insaporita dalla scorza d’arancia grattugiata. Così proprio attraverso le tradizioni, riscopriamo, con gusto, le nostre eccellenze.
Un discorso simile va fatto per le famose Zeppole di San Giuseppe, un dolce la cui lunghissima tradizione comincia in età romana e finisce con l’essere “inglobata” dal culto dei santi nel cristianesimo; nonostante la prima attestazione della ricetta si trovi in un trattato di cucina napoletano dell’Ottocento.
I romani tuttavia hanno sempre avuto una marcia in più nella “personalizzazione” del rito, e sono legati a questo dolce per una storia particolare. Ormai da secoli hanno infatti affibbiato a San Giuseppe l’appellativo di “frittellaro” perché, secondo la leggenda, in fuga in Egitto con Maria e il Bambinello, dovette vendere frittelle (zeppole) per salvare la Sacra Famiglia dalla fame in terra straniera.
A rendere uniche le zeppole, oltre all’impasto (fritto o al forno) e alla crema pasticcera, concorrono senza dubbio la forma tipica, allo stesso tempo tondeggiante e a spirale, e la guarnitura con amarena sciroppata e zucchero a velo.
Buona festa del papà. Ci vediamo in palestra.