Luci e ombre di Margaret Thatcher
Lo scorso otto aprile, all’età di 87 anni, Margaret Thatcher è morta nella sua camera al Ritz di Londra a seguito di un ictus. Prima e unica donna a ricoprire l’incarico di primo ministro del Regno Unito, per ben tre mandati, dal 1979 al 1990, figura di spicco che è riuscita a imporsi caratterizzando una intera era. Donna amata e odiata che ha diviso e continua a dividere i suoi sostenitori dai suoi detrattori.
Ma chi era Margaret Tatcher?
Sicuramente era “la figlia del droghiere” come la definì il principe Filippo per sottolinearne le umili origini. Nata nel 1925 a Grantham, nel Lincolnshire, figlia di un droghiere, appunto, impegnato nell’attività politica e religiosa che con i suoi rigidi principi influenzò fortemente quelli di Margaret Thatcher. Umili origini che, però, non l’avrebbero mai portata a schierarsi dalla parte della classe operaia.
Margaret Thatcher era anche una donna caparbia e capace, con le sue due lauree, una in chimica l’altra in giurisprudenza, impegnata in politica e decisa a emergere. E che ce la fece, nonostante avesse contro parte del suo stesso partito, diventando, prima, membro della Camera dei Comuni, poi Segretario parlamentare al Ministero delle Pensioni, ministro dell’Istruzione, leader del partito – dal 1975 – e, infine, premier.
Una donna premier quando ancora la politica era un gioco per soli uomini ma che, nonostante questo, poco o nulla diede al movimento femminista.
Qualcuno definirebbe Margaret Thatcher, poi, una paladina del patriottismo inglese, per non aver permesso agli argentini di riprendersi le Falkland nel 1982 e per non aver trattato mai con i “terroristi”: né con quelli arabi che nel 1980 presero in ostaggio 26 persone nell’ambasciata iraniana a Londra, né, l’anno dopo, con quelli del’IRA, lasciati morire di fame in carcere pur di non riconoscergli lo stato di prigionieri politici. Altri per le stesse ragioni la definirebbero un’implacabile guerrafondaia.
Margaret Thatcher fu anche colei che con le sue politiche economiche liberiste, ispirate dagli economisti Friedrich von Hayek e Milton Friedman, le massicce privatizzazioni e le riforme fiscali rimise in piedi l’economia britannica anche se a pagarne il prezzo grazie alla Poll tax – una tassa contraria agli stessi principi liberisti, calcolata in base alla popolazione e perciò uguale per ogni cittadino – furono le classi basse. Le classi alle quali appartenevano i minatori e i portuali, ai quali era stato impedito di manifestare il proprio dissenso con una legge che rendeva lo sciopero illegale nei casi in cui non ci fosse stata l’approvazione a voto segreto dalla maggioranza dei lavoratori, con i quali la Thatcher utilizzò sempre il polso di ferro riuscendo a mettere in ginocchio le Trade Unions. Alla storia passò la “Battaglia di Orgreave”, esempio della repressione contro i manifestanti, teatro di scontri violentissimi in cui si fronteggiarono migliaia di poliziotti e minatori.
Del resto, come Margaret Thatcher stessa dichiarò: la sua non era “una politica del consenso ma una politica del convincimento”. Ebbe il merito, dopo la tragedia nello stadio belga dell’Heysel di Bruxelles, dove una trentina di tifosi della Juventus morirono per il cedimento della struttura sotto la pressione degli avversari del Liverpool, di ritirare tutte le squadre britanniche dalle competizioni internazionali a cui seguì la storica riforma sulla sicurezza negli stadi inglesi. E anche quello di avvicinare il Regno Unito all’Europa attraverso la costruzione del canale della Manica, ma solo fisicamente e mai economicamente, rifiutandosi di aderire al progetto che avrebbe poi portato all’unione monetaria europea.
Quella di Margaret Thatcher è una figura complessa. Potremmo ricordarla come la Lady di ferro testarda, ostinata e presuntuosa o come la donna che abbandonò, mostrando per la prima volta commozione, il numero 10 di Downing Street dopo essersi dimessa o come la vecchietta raccontata nel film The Iron Lady che, confusa dal morbo di Alzheimer, continua a parlare con il marito morto da anni o, ancora, come colei che, austera fino alla fine, ha espresso la volontà di non ricevere gli onori di un funerale di stato per evitare “polemiche e spreco di denaro”.
Che il 17 aprile si scelga di stare tra quelli che piangeranno ai funerali o tra quelli che ne festeggeranno la morte poco importa, Margaret Thatcher passerà comunque alla storia come il personaggio politico inglese più importante dal dopoguerra.
“There is not alternative”.