Sono passati solo pochi giorni dall’ultima consultazione popolare (il Referendum Trivelle si è tenuto il 17 aprile, ma non ha raggiunto il quorum) e già si inizia a parlare di un nuovo appuntamento degli italiani con le urne: ad ottobre ci sarà il Referendum Costituzionale con cui i cittadini decideranno se confermare o respingere la riforma della seconda parte della Costituzione approvata dal Parlamento. In questo articolo cercheremo di spiegare su cosa si vota e quando.
Referendum Costituzionale: non c’è il quorum
Prima di tutto dobbiamo fare una distinzione tra questo Referendum Costituzionale e quello sulle Trivelle: quello che si terrà ad ottobre è un referendum confermativo (o sospensivo), per il quale non è previsto un quorum. Ciò vuol dire che l’esito della consultazione sarà valida a prescindere dal numero dei partecipanti. Questo tipo di referendum riguarda le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali. Per quanto riguarda gli aspetti tecnici si può aggiungere che può essere richiesto da 1/5 dei membri di una Camera, da 5 Consigli regionali o da 150.000 elettori entro 3 mesi dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ci può essere il referendum solo se la legge viene approvata in seconda votazione dalle Camere con il voto favorevole di almeno 2/3 dei componenti di ciascun ramo del Parlamento; nel caso specifico del ddl Boschi le maggioranze ottenuta nelle votazioni in Aula sono state inferiori e per questo ci sarà la consultazione popolare.
Il referendum costituzionale in questo caso è stato richiesto sia dalle opposizioni che dalla maggioranza: lo stesso premier Matteo Renzi aveva più volte detto che avrebbe comunque voluto che la riforma passasse attraverso la conferma del voto popolare. L’approvazione in quarta lettura alla Camera è arrivata il 12 aprile: le opposizioni hanno già presentato in Cassazione le firme necessarie, la maggioranza lo farà in questi giorni, così come lo farà anche il Comitato per il No alla riforma Boschi, che promette di raccogliere circa 500.000 adesioni.
Quando si vota? E su cosa?
La data ufficiale de Referendum Costituzionale non è ancora stata comunicata: di sicuro si sa solo che si terrà ad ottobre 2016, ma molti si sbilanciano e indicano come il 16 il giorno più probabile. Si tratterà del terzo referendum di questo tipo indetto in Italia: il primo risale al 2001 (noto come referendum sul federalismo: vinse li Sì) e il secondo al 2006 (sui cambiamenti nell’assetto istituzionale della parte seconda della Costituzione: il progetto di riforma venne respinto dai cittadini).
Su cosa si va a votare ad ottobre? La riforma va a toccare diversi aspetti: la fine del bicameralismo perfetto, la cancellazione della figura del senatore a vita, l’elettività dei senatori, le competenze delle Regioni, l’abrogazione di Province e Cnel, le regole per l’elezione del Capo dello Stato e alcuni dettagli riguardanti i referendum. Vediamo ora più nel dettaglio su cosa gli italiani dovranno esprimere con un Sì o con un No la loro opinione.
Le modifiche previste sono la diminuzione del numero dei senatori (da 315 a 100) e la loro nomina (eletti alle elezioni Regionali tra i candidati come consiglieri), la fiducia al Governo che potrà essere espressa solo dalla Camera, l’impossibilità del Senato di presentare emendamenti alle leggi fuori dalla sua diretta competenza (in questo modo l’iter di approvazione o bocciatura di una legge sarà più rapido); cambiamenti anche per quanto riguarda il Titolo V della Costituzione: sarà lo Stato a delimitare la sua competenza esclusiva, aumentano i poteri della Corte Costituzionale (che su richiesta potrà esprimere il suo giudizio preventivo sulle leggi che disciplinano le elezioni di Camera e Senato), l’abrogazione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (più noto come Cnel), l’abbassamento del quorum per quanto riguarda il referendum abrogativo nel caso in cui i promotori per la presentazione riescano ad accogliere 800.000 firme.
Tanta carne al fuoco, forse troppa per poter esprimere un parere con un solo voto; al momento sembra che gli italiani avranno a disposizione solo un Sì o un No per tutto il testo della riforma (in altre parole: a la si accetta o la si boccia in blocco), ma questa formula non piace a tutti e sono già arrivate delle richieste per poter votare la riforma per parti separate. Il fatto è che per dividere il testo del ddl serve una legge apposita.
L’importanza istituzionale e politica del referendum di ottobre 2016
Al di là della evidente importanza dal punto di vista istituzionale derivante dal massiccio riassetto previsto dalla riforma (e se teniamo conto anche della nuova legge elettorale, che assegna un alto premio di maggioranza alla lista che ottiene più voti, il tutto potrebbe comportare un accentramento dei poteri a favore del Governo), il Referendum Costituzionale di ottobre ha un elevatissimo significato politico. Dalla consultazione dipende il futuro di questo Esecutivo: questa è la strada scelta dallo stesso Presidente del Consiglio, che ha più volte dichiarato che la sua permanenza a Palazzo Chigi è legata all’esito del referendum. Una bocciatura della riforma in pratica comporterà le dimissioni di Renzi. L’ex sindaco di Firenze sembra voler trasformare un importante referendum in una sorta di plebiscito personale; dal punto di vista politico si tratta di una strategia aggressiva che ha i suoi perché: quando si voterà ad ottobre saranno passati solo pochi mesi dalle elezioni amministrative (anche in città importanti come Roma, Milano e Napoli) e, in caso di debacle del PD alle Comunali, il Referendum Costituzionale potrebbe dimostrarsi per Renzi una nuova legittimazione elettorale nei confronti delle forze di opposizione.
Voterò sicuramente No!!!!
Ma qual è la domanda a cui rispondere durante il referendum?
Si, voglio diminuire i senatori,
Si, voglio eliminare la figura del senatore a vita,
però poi:
No, non voglio che Renzi resti,
No, non voglio che il Cnel venga sciolto.
A questo punto o uno o l’altro si mantengono i danni.
Una delle critiche più ricorrenti in merito al referendum è proprio questa: il cittadino avrà un unico voto a disposizione per promuovere o bocciare in toto la riforma (che riguarda tantissimi aspetti). Per qualche giorno si è parlato di un’ipotesi di “spacchettamento” del testo, ma non sarà così.
Sono molte le domande e percio si dovrebbe rispondere a ognuna per separato. Non é giusto dire si a una domanda che per me é no, e viceversa.