In questi giorni si discute molto delle possibili misure che potranno essere adottate nell’ambito della riforma pensioni 2016: il primo intervento dovrebbe essere l’introduzione dell’APE, ovvero l’anticipo pensionistico. Vediamo quali sono le novità su questo fronte, quali sono i requisiti necessari per andare in pensione prima, il costo dell’operazione per i avoratori e le eventuali detrazioni.
Il costo dell’APE e le detrazioni fiscali per rendere le rate del prestito meno pesante
Secondo le stime di alcuni istituti la scelta di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro sfruttando il meccanismo APE può costare ai lavoratori fino al 20% del trattamento “normale”. Un lavoratore che si ritira con tre anni di anticipo si ritroverebbe a versare rate mensili fino a 400/500 euro nei venti anni previsti per l’ammortamento. Sono diversi invece i numeri per i lavoratori che decidono di andare n pensione con un solo anno di anticipo: per un dipendente che avrebbe diritto ad un trattamento pieno di circa 1.800 euro la rata mensile ammonterebbe più o meno a 120 euro. Ovviamente si parla di simulazioni ed ipotesi, perché ancora non si hanno informazioni ufficiali su quale potrà essere l’effettivo meccanismo dell’APE e perché il Governo ha parlato di agevolazioni fiscali per rendere meno pesante la decurtazione degli assegni; sia i tagli che, soprattutto le detrazioni avranno carattere selettivo, ovvero si baseranno sui singoli casi e ovviamente ci sarà un occhio di riguardo per coloro che hanno un basso reddito.
Quindi i calcoli a cui abbiamo fatto riferimento prima non tengono in considerazione queste detrazioni fiscali. Il lavoratore che decide di uscire prima dal mondo del lavoro subirà una decurtazione sull’assegno per la restituzione dell’anticipo pensionistico, ma la cosa verrà resa meno pesante grazie alle agevolazioni fiscali che (probabilmente) gli verranno concesse e che gli permetteranno di versare meno tasse sulla pensione. Per quanto riguarda l’impatto delle detrazioni al momento è impossibile azzardare ipotesi, si può essere certi solo del fatto che le fasce più deboli saranno salvaguardate: per chi ha i redditi più bassi le detrazioni andranno praticamente ad azzerare l’importo della rate del prestito.
Anticipo pensionistico: chi può beneficiarne e a chi conviene?
L’APE consente ai lavoratori di ritirarsi dal lavoro con un anticipo massimo di tre anni: durante questo periodo riceve un prestito (che è appunto l’anticipo pensionistico) che dovrà restituire con rate mensili tramite un piano di ammortamento ventennale; l’importo delle rate viene decurtato direttamente dall’assegno previdenziale a partire dal momento in cui raggiungerà i requisiti per la pensione di vecchiaia (che oggi sono 66 anno e 7 mesi di età più 20 anni di contributi). Ufficialmente l’anticipo pensionistico viene pagato dall’Inps, ma in realtà viene finanziato dalle banche o dalle assicurazioni. In molti hanno rilevato in questo meccanismo qualcosa di simile ai prestiti con cessione del quinto, con rate che in nessuno dei due casi possono sperare il 20% dell’assegno mensile.
Ma a chi può convenire andare in pensione con qualche anno di anticipo sapendo che andrà a percepire un assegno più basso? Sostanzialmente possono trovare interessante questa misura due categorie di lavoratori: quelli che sanno che avranno un trattamento previdenziale medio-alto e che quindi possono permettersi di subire un taglio e quelli che hanno perso il lavoro e, vista l’età avanzata, non riescono a trovarne un altro. Per rendere più appetibile anche ad altri lavoratori l’uscita dal lavoro con l’APE il governo dovrebbe pensare a qualche altro accorgimento che vada al di là delle semplici detrazioni; proprio in quest’ottica andrebbe ad inserirsi un altro meccanismo, quello della RITA, di cui abbiamo già parlato qualche giorno fa.
L’APE verrà introdotto in via sperimentale dalla prossima legge di Stabilità: nel 2017 i lavoratori che potranno approfittare dell’opportunità di sfruttare questo meccanismo sono quelli nati tra il 1951 e il 1953.
Ma veramente deve continuare questa storia del veto da parte dell’Unione Europea?
Vorrei capire quali piani rivoluzionari vuole realizzare il governo? Se io sin da adesso mi dovessi dimettere dalla società nella quale lavoro cosa succederebbe? Nulla non percepirei più lo stipendio e comincerei a prendere la pensione alla data prevista. E allora cosa diavolo ha sperimentato il nostro governo? Nulla, Niente, un accidenti.
Il prestito se lo mettano in quel posto, con la quota capitale della previdenza complementare sarei a posto. Inorridisco nel pensare che l’attuale governo si sia ridotto a vendere fumo per riprendere qualche voto.