La Camera ha approvato il ddl Povertà, un collegato alla legge di Stabilità 2016 che contiene le norme in merito al contrasto alla povertà e al riordino di prestazioni, interventi e servizi sociali; la novità più importante del testo è rappresentata dal via libera al cosiddetto reddito di inclusione sociale, ma proviamo a capirne un po’ di più per individuare chi potrà usufruirne.
Con il DDL Povertà la Camera approva anche il reddito di inclusione sociale
Il ddl Povertà ora è pronto ad approdare al Senato dopo aver ottenuto il semaforo verde da Montecitorio con 221 voti a favore, 22 contro e 63 astenuti. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi su Twitter ha celebrato l’approvazione in prima lettura definendo il provvedimento come la prima misura organica contro la povertà nella storia della Repubblica. Ha causato un po’ di bagarre in Aula il reddito di inclusione, una misura di sostegno destinata alle famiglie e alle persone che si trovano in situazioni di grave difficoltà economica.
Vengono stanziati 600 milioni per quest’anno, 1 miliardo per il 2017 e il 2018; cifre che molti non ritengono sufficienti. L’incredibile concomitanza con cui veniva approvato il ddl povertà e la diffusione dei dati Istat sulla situazione in Italia ha quasi dell’incredibile: nel Bel Paese ci sono 4,6 milioni di persone che vivono in povertà assoluta (parliamo di un milione e mezzo di famiglie, il numero più alto degli ultimi undici anni), a cui si aggiungono 8,3 milioni di poveri relativi Qualcuno ha fatto un paio di calcoli, affermando che con quelle risorse a disposizione il reddito di inclusione sociale porterà nelle tasche di questi soggetti una sessantina di centesimi al giorno e ribadendo l’inadeguatezza delle risorse stanziate.
Chi potrà usufruire della misura? Le novità del testo
In realtà il Governo vuole rendere strutturale una forma di sostegno che coinvolgerà circa un milione di persone. Accedere ed usufruire di questo sussidio di povertà non sarà semplice, in quanto verrà concessa dopo la prova dei mezzi (effettuata tramite Isee) e alla partecipazione ad un percorso personalizzato di inclusione sociale e lavorativa. L’importo del contributo sarà stabilito in base alla condizione economica e alla durata della residenza in Italia (questo vuol dire che il reddito di inclusione sociale verrà riconosciuto anche agli stranieri che vivono in Italia da almeno un paio di anni). Verrà data precedenza alle categorie che dal testo stesso vengono individuate come le più svantaggiate, ovvero i nuclei familiari con bambini o disabili gravi a carico e i disoccupati che hanno superato i 55 anni di età. Il ddl povertà dopo l’approvazione definitiva diventerà una legge delega, quindi spetterà al Ministero del Lavoro delineare tutti i dettagli del sussidio entro sei mesi.
Le critiche al disegno di legge delega: cifre insufficienti, non si può parlare di reddito
Difficile al momento fare una previsione sulle somme che finiranno nelle tasche dei cittadini, ma secondo le stime della Caritas Italiana si parla di un importo di 80 euro a persona fino ad un massimo di 400 euro mensili per l’intera famiglia. La stessa associazione ha parlato di passo importante, ma non soddisfacente. Diverse le critiche piovute sul provvedimento: ha iniziato Tito Boeri, dicendo che nel passaggio parlamentare il testo ha perso dei pezzi importanti (non viene spiegato da dove verranno reperite le risorse per sostenere il provvedimento). C’è poi chi critica la scelta dell’utilizzo del termine “reddito” per un qualcosa che non può essere definita in tal modo. Dal Movimento 5 Stelle arrivano accuse di ipocrisia del Governo, che non avrebbe fatto altro che cambiare il nome alla Social Card, ma anche da altri gruppi della minoranza arrivano segnali di disappunto: Maria Nicchi (Sinistra Italiana) dice che non si parla di reddito, ma di assegno di povertà o di un’elemosina per pochi; Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia) parla invece di truffa semantica.