Sono sempre molti gli italiani che aspettano qualche novità sul fronte dei provvedimenti di amnistia e indulto: vediamo quali sono gli ultimi aggiornamenti di fine luglio 2016 per quanto riguarda la situazione nelle carceri italiane, quali sembrano essere le prossime mosse del Governo (stando alle dichiarazioni del ministro Orlando) e cosa cambierà in tema di giustizia con le nuove regole sulla prescrizione che sembrano ormai in dirittura d’arrivo.
I provvedimenti del Governo: amnistia e indulto non sono una priorità
La linea scelta dal Governo sembra chiara: per l’ennesima volta il ministro della Giustizia conferma che grazie ai provvedimenti presi finora dall’Esecutivo il problema del sovraffollamento nelle carceri si sta riducendo e portando verso l’assestamento. Orlando è soddisfatto dei risultati prodotti dal decreto Svuotacarceri, dalla depenalizzazione di alcuni reati minori, dalla legge sulle pene alternative e dalla riforma della custodia cautelare.
Attualmente il numero dei detenuti ammonta a 54.000 unità, mentre i posti disponibili nelle strutture italiane sono 49.700: ci sono quindi circa 5.000 persone “di troppo” nei penitenziari italiani e l’obiettivo è proprio quello di risolvere in modo definitivo l’annoso problema del sovraffollamento. Orlando ha ribadito il fatto che prima dell’insediamento del Governo Renzi la situazione era decisamente peggiore.
Un provvedimento di amnistia e indulto secondo molti potrebbe essere la soluzione per risolvere la situazione, ma come ripetiamo da mesi i quattro disegni di legge sugli eventuali provvedimenti di clemenza sono fermi ormai da tantissimo tempo in Commissione Giustizia, dove nel frattempo è arrivato anche il cosiddetto ddl Pannella, presentato con tanto clamore pochi giorni dopo la scomparsa dello storico leader radicale ma anch’esso caduto presto nel dimenticatoio nonostante i vari appelli.
La riforma del processo penale e le novità sulla prescrizione
Le priorità del Governo sono altre, ormai è chiaro che hanno deciso di seguire altre strade, dall’introduzione delle pene alternative alla riforma del processo penale. Proprio quest’ultimo aspetto potrebbe risultare fondamentale, visto che quasi il 35% dei detenuti nelle carceri italiane è composto da persone che sono ancora in attesa della sentenza definitiva. Il Ministro Orlando ha indicato quelli che saranno i punti principali di questa riforma, ovvero la contrazione dei tempi relativi alle udienze preliminari, la riduzione delle possibilità di impugnare un processo, l’aumento delle pene minime previste per reati predatori e furti in appartamento, l’inasprimento delle pene per il reato di voto di scambio politico e mafioso.
Intanto sembra che sia stato raggiunto un accordo per quanto riguarda le regole sulla prescrizione: è previsto uno stop alla prescrizione fino a 18 anni per coloro che sono condannati per corruzione; ci saranno tre anni in più per portare avanti i processi (anche se suddivisi in maniera diversa rispetto al testo che era stato licenziato dalla Camera); tra il processo di primo grado e l’appello lo stop sarà di un anno e mezzo (non più due), proprio come tra il secondo grado e la Cassazione (non più un anno).
Andrea Orlando ha spiegato che la prescrizione sarà più difficile per i reati contro la pubblica amministrazione che sono stati originati da un patto criminale; ci sarà meno prescrizione per i processi con un avanzamento significativo, perché una loro sospensione rappresenterebbe uno smacco insopportabile non solo per lo Stato, ma soprattutto per le vittime. L’obiettivo è ovviamente quello di avere processi più brevi e di evitare che alcuni processi finiscano nel nulla.
Aggiornamenti sulla situazione nelle carceri italiane
Ma torniamo alle carceri: che arrivino o meno amnistia e indulto, una cosa è sicura: nei penitenziari italiani la situazione continua ad essere molto difficile. Ad Ivrea un detenuto si è tolto la vita (e come sottolinea il segretario dell’Osapp Leo Beneduci si è trattato del 23° suicidio all’interno dei penitenziari in questo 2016), il Cosp continua a denunciare le condizioni in cui si ritrovano a lavorare gli agenti della Polizia Penitenziaria nelle strutture calabresi e di altre Regioni, il Sappe cerca sempre di far notare la carenza di organico e di mezzi che rendono sempre più difficile la quotidianità dei detenuti e di chi nelle carceri ci lavora.