Anche settembre 2016 si avvicina alla sua conclusione e i vari disegni di legge su amnistia e indulto che stazionano da tantissimo tempo in Commissione Giustizia non sono ancora stati presi in considerazione: dopo la pausa estiva il Parlamento si è ritrovato con un calendario particolarmente fitto e sembra molto difficile che i ddl sugli interventi di clemenza possano trovare spazio ad ottobre; vediamo quali sono le ultime novità e gli aggiornamenti che arrivano dalle carceri, dove la situazione continua ad essere difficile.
Amnistia e indulto: ddl ancora fermi, ma nelle carceri la situazione è difficile
Dal punto di vista politico, sul fronte della giustizia le cose stanno andando avanti con la riforma del processo penale: questo provvedimento dovrebbe migliorare leggermente la situazione, ma difficilmente potrà rappresentare una soluzione efficace per superare l’annoso problema del sovraffollamento delle carceri. Gli altri provvedimenti (depenalizzazione di alcuni reati, l’introduzione di pene alternative, decreto Svuotacarceri) hanno ridotto il numero dei detenuti, ma non abbastanza e sono sempre di più le persone convinte che solo con amnistia e indulto si possano ottenere risultati accettabili: probabilmente non sarebbe uno strumento risolutore, ma potrebbe essere un buon punto di artenza.
In almeno sette Regioni (Sardegna, Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Toscana, Sicilia e Calabria) si registra un sovraffollamento rispetto alla capienza massima consentita; da una scenario di questo tipo è facile capire che derivano alcune situazioni che rendono la vita negli istituti penitenziari particolarmente difficile sia per i detenuti che per il personale che vi lavora. C’è chi sottolinea l’incremento della percentuale di detenuti stranieri (che rappresentano praticamente un terzo della popolazione reclusa) e in alcuni casi le differenze linguistiche, culturali e di comportamento rendono molto complicata la loro gestione. Emergono poi i nuovi allarmi relativi alla salute: secondo quanto è stato detto al Congresso Simpse-Onlus Agorà Penitenziaria quasi il 30% dei carcerati è tossicodipendente, 5.000 detenuti sono positivi all’HIV, 6.500 sono portatori del virus dell’epatite B e così via, e il fatto che molti di loro non ne sono neanche a conoscenza rende il tutto più grave.
Aggiornamenti dagli istituti penitenziari e manifestazione dei Radicali
E che dire di coloro che in queste strutture ci lavorano? Ormai sono diversi mesi che parliamo delle continue denunce da parte dei sindacati di Polizia Penitenziaria: strutture inadeguate, attrezzature non sufficienti, difficoltà a gestire il regime di detenzione aperto e organico ridotto all’osso sono solo alcuni dei problemi che vengono continuamente sottolineati. Senza dimenticare gli episodi di violenza che si fanno sempre più ricorrenti: giusto per fare un esempio, solo nelle carceri piemontesi nel corso dei primi sei mesi del 2016 ci sono stati 38 tentativi di suicidio, 1 suicidio, 294 atti di autolesionismo, 26 ferimenti e 162 colluttazioni. E solo il coraggio e la professionalità degli agenti di Polizia Penitenziaria (sottoposti a continuo stress operativo) ha fatto sì che il bilancio non presentasse numeri più drammatici.
Intanto proprio per oggi il Comitato di Funzionari del Corpo di Polizia Penitenziaria (Co.Fu.Pe.) ha organizzato una protesta (a cui partecipano anche rappresentanti del Partito Radicale e delle associazioni ConDivisa e Ammazzateci Tutti) per sottolineare la scarsa attenzione per la categoria, soprattutto al mancato riallineamento alle altre forze di polizia. Per il 6 novembre (data che coincide con il giubileo dei carcerati) invece è prevista la Marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà organizzata dai Radicali; la manifestazione è intitolata a Marco Pannella, storico leader del partito recentemente scomparso e protagonista di migliaia di battaglie sul fronte dei diritti civili, e a Papa Francesco, che nei suoi discorsi ha fatto più volte riferimento all’amnistia e all’ergastolo, definito come una pena di morte nascosta.