Si parla sempre più spesso del Referendum Costituzionale che si terrà il prossimo 4 dicembre: gli italiani dovranno decidere se approvare o meno la riforma Boschi; si discute tanto delle modifiche che l’eventuale approvazione del testo porterà al Parlamento, ma ci sono alcuni punti che per la maggioranza delle persone rimangono abbastanza oscuri (anche perché se ne parla forse troppo poco), come ad esempio l’abolizione delle Province. Scopriamo perché è in programma, quali sono i motivi della loro cancellazione e che tipo di risparmio porterebbe.
Il programma della Riforma Boschi
La riforma Boschi prevede la modifica del Titolo V della Costituzione (intitolato Le Regioni, le Province e i Comuni): nel corso degli ultimi anni spesso si è sentito parlare della fine delle Province, che effettivamente sono state progressivamente svuotate di molte delle loro funzioni, ma, un po’ come abbiamo visto per il CNEL, sono rimaste in piedi proprio perché previste dalla Costituzione e quindi per essere realmente abolite devono essere cancellate dalla Carta.
La Repubblica Italiana è costituita da Comuni, Province, Città Metropolitane, Regioni e Stato, ognuno dei quali è un ente autonomo con statuto, poteri e funzioni propri: questo è, più o meno, il contenuto dell’articolo 114 della Costituzione; se non si interviene sul testo è impossibile modificare la composizione della nostra Repubblica. In caso di vittoria del Sì al Referendum Costituzionale di dicembre il termine Province verrebbe depennato, lasciando solo Comuni, Città Metropolitane, Regioni e Stato.
Abolizione Province, i motivi di un percorso già avviato
In realtà, come abbiamo detto prima, le funzioni e i poteri delle Province sono già stati limitati: la legge Delrio del 2014 le ha private di tantissime competenze e ne ha modificato il meccanismo di elezione (non più elezione diretta, ma di secondo livello: ci pensano i sindaci e i consiglieri comunali dei Comuni che fanno parte del territorio provinciale), ma non le ha realmente cancellate, ma solo rivedute e corrette, trasformandole negli enti territoriali di area vasta. La legge Delrio può essere considerato solo come il primo passo del processo di abolizione delle Province, che si potrà definire concluso solo dopo la vittoria del Sì al referendum di dicembre (o, in caso di una vittoria del No, con un’apposita legge costituzionale).
Perché votare Sì o No al Referendum Costituzionale?
Quali sono i motivi per cui si dovrebbe votare Sì e appoggiare l’abolizione delle Province (qui parliamo solo di questo e non della riforma in generale, sia chiaro!)? Innanzi tutto si porterebbe avanti quel processo di snellimento della macchina burocratica; nel corso degli anni le Province hanno provocato costi e sprechi inauditi e spesso la loro presenza si è rivelata d’intralcio per la cittadinanza. La legge del 2014 è servita per dare il via al percorso di smantellamento, ma solo con la vittoria del Sì si potrà dire addio a questi enti e ottenere qualche risparmio con la riduzione degli sprechi e dei costi della politica.
I sostenitori del No invece si schierano contro quel processo di centralismo statale che non viene ritenuto positivo: la riforma Boschi toglie poteri alle autonomie locali previste dalla Costituzione; anche se l’abolizione delle Province non viene vista come una cosa per forza negativa, il fronte dei contrari alla riforma sottolinea il fatto che l’inserimento di questo provvedimento nel testo è una forzatura non necessaria, visto che la riforma delle Province è già avviata e a buon punto e che per la sua conclusione definitiva basterebbe una legge costituzionale a parte, fuori da una riforma che va a toccare tanti (troppi?) aspetti di grande rilevanza.
Il problema dell’Italia sono le province. Enti che esistono dall’epoca dei romani come concetto amministrativo e che da oltre 150 anni sono presenti nella gestione federale del territorio. Costavano l’1% sul bilancio dello stato ed esercitavano funzioni sui territori periferici. Aboliamo le province e abbiamo istituito una nuova provincia che ha un nome diverso e che corrisponde alla città metropolitana e mi chiedo ancora oggi il senso è la logica di questa geniale invenzione. Molte funzioni non possono essere gestite né dai comuni né dalle elefantiache e centralista regioni (che andavano abolite a favore delle province). In Italia ci sono migliaia di enti inutili che costano miliardi e miliardi di euro all’anno e che esercitano funzioni e compiti spesso assorbibili da comuni o province stesse eppure hanno direttori, commissari, cda, presidenti, apparati e strutture dove ai cui vertici siedono spesso nominati della politica e questi migliaia di enti sono li…nessuno ne parla..nessuno li tocca…ho visto spesso chelp molti politici non rieletti dopo un po venivano nominati e fatti sedere in qualcuno di questi posti e li ho capito i perché nessuno li voleva abolire. Le province sono invece diventare il capro espiatorio per non occuparsi di cose ben più serie. Dal pastrocchio della riforma Del Rio oggi ci troviamo solo con tanto caos e confusione…funzioni passate alle regioni e mi chiedo esse come possano esercitarle correttamente in territori lontani anni luce dai capoluoghi…dipendenti costretti alla mobilità in altri ambiti con svilimento di professionalità e dignità…risparmi come noccioline. Molte regioni addirittura hanno riallocato alcune funzioni nuovamente alle province…assurdo…potevano farlo se volevano…quindi mentre prima sul territorio nazionale c’era uno schema unico oggi da regione a regione cambia lo scenario con un evidente caos. 120.000 km di strade spesso unica via di collegamento per interi paesi interni…5.000 edifici scolastici superiori e poi la tutela dell’ambiente…chi la farà domani? I disastrati comuni? Le centrali ed elefantiache regioni distanti anni luce dalla periferia? Intanto anche se vince il SI si sono accorti che al posto della provincia ci dovrà essere un ente intermedio…si chiamerà ente di Area Vasta…allora dico io, che senso ha l’abolizione delle province? Nella stragrande maggioranza dei paesi europei esistono…anche in quelli più avanzati di noi, Germania e Francia comprese. La soluzione? Abolire le regioni oppure ridurre il numero di regioni e comuni in primiss…è poi ridurre anche le province, ne basterebbero 50-60.