Recensione con giudizio, cast e trama di Silence, il nuovo film del regista Martin Scorsese con Andrew Garfield e Adam Driver protagonisti.
Al cinema il nuovo film di Martin Scorsese, è l’ora di Silence
L’attesa è finalmente finita e, a partire dalla giornata di oggi, giovedì 12 gennaio 2017, anche in Italia si avrà la possibilità di andare al cinema per godere della nuova opera firmata da Martin Scorsese. A pensarci bene, basterebbero queste due righe, comprensive del nome del celebre regista statunitense, a far sì che cinefili o semplici curiosi si convincano ad affrontare le rigide temperature di questi giorni e recarsi in sala. Dopo 50 anni di carriera, con il suo metro e sessanta tutto genio, occhiali e sopracciglia, l’uomo rientra tra i cineasti più apprezzati nella storia del cinema internazionale. Mezzo secolo esatto durante il quale Martin Scorsese,a partire dall’uscita nel 1967 di Chi sta bussando alla mia porta, ha saputo conquistare intere generazioni attraverso cult come Taxi Driver, Toro Scatenato, Il colore dei soldi, Quei bravi ragazzi ed i più recenti Gangs of New York, The Aviator e The Wolf of Wall Street. Insomma, non avrebbe davvero bisogno di presentazioni ma guardare indietro al suo operato cinematografico rappresenta sempre un piacevole richiamo di momenti beati per i cinefili di tutto il mondo.
Un breve excursus che ci riporta così al presente, nei momenti cioè in cui in sala arriva Silence. L’opera sbarca sul grande schermo a distanza di tre anni esatti da The Wolf of Wall Street e, se avete avuto modo di dare una sbirciatina al materiale circolato negli scorsi mesi sul web, avrete di certo intuito la netta differenza tra le due pellicole. A differenza del suo predecessore, Silence si rivolge ad un pubblico chiamato a cogliere la profondità del viaggio, fisico e spirituale, affrontato dai due protagonisti del film, il cui ruolo è stato affidato ai giovani attori Andrew Garfield e Adam Driver. Prima di entrare in sala, sarebbe necessario sapere che Silence non è certo un film conseguente ad una breve gestazione ma, anzi, nasce oltre quindici anni più tardi rispetto al momento in cui nella testa di Martin Scorsese iniziava ad accendersi la lampadina del genio, anche se sarebbe però sottolineare come ad accendersi al principio, fu più che altro il cuore del regista statunitense. Tutto ciò avveniva nell’esatto momento in cui la sua strada si incrociava con quella di Paul Moore, arcivescovo che, verso la fine degli anni ’80, gli regalò una copia del libro Silence di Shusaku Endo. Non è trascorso poi molto tempo prima che Martin Scorsese passò dalla lettura dell’opera al ricreare nella propria mente la trasposizione cinematografica della stessa.
Giudizio e trama della pellicola, Andrew Garfield e Adam Driver guidano il cast
Lo scorrere degli anni, avvenuto tra il dare forma alla sceneggiatura ed il trovare i finanziamenti necessari alla realizzazione di un progetto non certo semplice da concretizzare, ha influito anche sulla scelta del cast. Gli attori ipotizzati in un primo momento, divennero ben presto troppo adulti per poter rappresentare al meglio il ruolo del protagonista di Silence, un gesuita di poco più che ventenne. Solo quando tutti i tasselli del puzzle hanno iniziato ad incastrarsi tra loro in maniera convincente, Martin Scorsese ha proposto il copione ad Andrew Garfield e Adam Driver, i quali (mica scemi) hanno colto al volo l’occasione di lavorare al fianco del regista americano.
In due ore e quaranta minuti di film, saranno dunque loro a prestare rispettivamente il volto a Padre Rodrigues e Padre Garupe, due padri gesuiti portoghesi che scelgono di recarsi in Giappone dopo essere venuti a conoscenza dell’abbandono della fede cristiana da parte del loro mentore, Padre Ferreira, interpretato da Liam Neeson che torna così a contatto con la realtà gesuita a distanza di trenta anni da The Mission. Tale viaggio, condurrà i due giovani gesuiti a conoscere le tremende persecuzioni portate avanti dai Samurai a danno dei Kokure Kirishitan, i cristiani costretti a nascondersi in terra nipponica. Si ritroveranno così a dover affrontare non pochi supplizi, fisici e morali, in un percorso che, seppur riferibile al XVII secolo, porta ciascuno di noi a rivedersi in alcuni frangenti e dunque ad affrontare profonde riflessioni.
Nella prima metà del film, il titolo del film, Silence, lo ritroviamo puntuale e profondo tra una sequenza e l’altra, quasi a voler sottolineare il passaggio tra i capitoli dell’opera. Ben presto però, il silenzio più intenso farà riferimento a quell’assenza totale di riscontro in cui i protagonisti si imbattono nel richiedere aiuto a Dio. L’attualità del film è individuabile proprio nei dubbi e nelle insicurezze che, ancora oggi, affliggono la maggior parte di coloro che pongono la fede al centro della propria vita. In questi momenti di “buio” si è riconosciuto Martin Scorsese, il quale non ha mai nascosto i particolari della propria adolescenza che lo ricollegano al percorso affrontato in Silence da Padre Rodrigues. La fede cieca di quest’ultimo lo porta, in preda al delirio più totale, a sovrapporre la propria immagine a quella di Dio, quasi a percepirne le medesime sofferenze sulla propria pelle, ritrovandosi più volte a dover perdonare il personaggio Kichijiro (Yosuke Kubozuka), figura riconducibile a quella di Giuda, pronto a tradire chiunque per poi, puntualmente, tormentarsi nella disperata ricerca di assoluzione.
Ma è quando il silenzio diverrà assordante che il giovane gesuita riuscirà ad avere le risposte che, seppur in maniera ossessiva, cercava da tempo, e tutto avverrà in una delle scene più emozionanti del film, prima cioè che la pellicola arrivi a dimostrare quanto sia vero quel detto secondo cui “è più facile deviare il corso di un fiume o spianare una montagna che cambiare l’animo di un uomo” e, di conseguenza, anche la sua fede più radicata.