Un insegnante con 14 anni di precariato sulle spalle esprime le sue critiche sul Concorsone
Sono un insegnante che svolge servizio nella scuola pubblica da circa 14 anni. Mi ribello alla decisione del Ministro Profumo.
La decisione del Ministro Profumo di sottoporre i precari “storici” ad un nuovo concorsone, con le vecchie e già rigettate regole, mortifica la professionalità acquisita e dimostrata sul campo, viola i diritti di lavoratori che, anche secondo le direttive europee, dovrebbero essere subito stabilizzati, e mette in atto lo sperpero di denaro pubblico. Come me, migliaia di precari, si sentono insultati da questa decisione. Lo trovo squalificante.
Pretendere di riselezionare personale docente che da anni presta servizio nella Scuola Pubblica significa innanzitutto accrescere la sfiducia delle famiglie nell’istituzione stessa: se, infatti, i docenti che hanno finora sottoscritto documenti, scrutinato e diplomato alunni, impartito lezioni, redatto atti ufficiali, e sottoscritto contratti di lavoro eguali a quelli dei colleghi in ruolo, sono “esercenti non autorizzati” e ancora da “testare“, come ci si può fidare a mandare i propri figli alla scuola statale? E che dire di quanti sono stati finora immessi in ruolo dalle stesse graduatorie, in ragione degli stessi titoli conseguiti e dello stesso punteggio di chi ora dovrebbe essere nuovamente valutato nelle conoscenze disciplinari? Come si può tollerare una sperequazione di trattamento così grave tra precari con pari titoli e competenze? Il Ministro avrebbe potuto occuparsi di pianificare le assunzioni del personale già sufficientemente selezionato anziché indire un nuovo concorso.
La preparazione e la competenza necessaria per lo svolgimento di questo mestiere è ampiamente registrata e dimostrata, come possono testimoniare i dirigenti, gli alunni e le famiglie che hanno attestato negli anni la loro stima, manifestato la loro gratitudine ed espresso rammarico per il fatto che la nostra precarietà finisca col penalizzare anche il percorso formativo dei discenti. Dopo tanto studio e molti sacrifici siamo entrati nelle graduatorie, che sono già basate sul merito e che dovrebbero quindi essere seguite per l’assegnazione dei posti in ruolo disponibili. Con il concorsone si rischia di essere scavalcati dai probabili vincitori e restare indietro nonostante gli anni di servizio prestato. Non è necessario un concorso, basta distribuire i posti in ruolo disponibili attingendo alle graduatorie già esistenti così come sono strutturate.
Mi sento, e ci sentiamo, perciò davvero offesi e umiliati dalla proposta del concorsone, che suona come una beffa nei confronti di tutti gli insegnanti: mettere in discussione le nostre competenze è a dir poco immorale e profondamente ingiusto; non è corretto, a mio avviso, chiedere di dar prova delle conoscenze disciplinari e delle capacità professionali, dal momento che queste sono già state valutate, attraverso l’acquisizione dei titoli necessari per espletare il lavoro di insegnante e acquisite sul campo, attraverso l’esperienza diretta.
Riguardo, poi, alle categorie di accesso al concorsone c’è da osservare che lo stesso prevede l’accesso solo ad alcune tipologie di soggetti, quali: docenti abilitati, diplomati presso un istituto magistrale entro il 2001 e laureati entro il 2004, anche se non abilitati. In particolare, mi sento di sollevare qualche critica sulla scelta di far accedere al concorso i laureati con un vincolo temporale, in quanto ciò nega a molti giovani, che hanno avuto la sfortuna di laurearsi dopo, la possibilità di partecipare, al pari di altri, e potenzialmente di vincerlo. La domanda che nasce spontanea è: quali conoscenze ha una persona laureatasi entro il 2004 rispetto a un’altra laureatasi nel 2012? Perché tale discriminazione?
Tutto ciò è in netto contrasto con quanto affermato dal governo circa il bisogno immediato di ringiovanimento del corpo docente. Infatti, mentre da un lato si fanno pubblici proclami volti ad adottare misure per contrastare la disoccupazione giovanile, dall’altro lato non si permette ai giovani neanche di tentare un concorso pubblico. Tutto questo in presenza di graduatorie ancora colme di precari fino all’inverosimile. Inoltre, il concorsone è stato bandito anche per materie d’insegnamento traboccanti di personale già di ruolo e quindi in esubero. Ebbene, dinanzi a tutto ciò occorre ribadire che tale scelta rallenta e rimanda considerevolmente l’assunzione del personale precario già esistente.
Considerata l’esiguità dei posti disponibili, il ministro Profumo avrebbe dovuto accorgersi di quanto sia doveroso, ai fini di buon governo, dare finalmente risposta al gravoso problema del precariato, e dare precedenza assoluta all’immissione in ruolo degli aspiranti docenti già selezionati, formati sul campo attraverso anni e anni di supplenze, già inclusi in graduatoria e che hanno permesso, di anno in anno, il regolare avvio e l’erogazione del servizio scolastico. Il ministro Profumo preferisce invece propagandare la necessità di un concorsone bandito per pochissimi posti, foriero di ulteriore precariato; un concorso, inutile e dispendioso, e che lascerà nella condizione di precariato migliaia di aspiranti docenti. La verità sta dunque altrove, in chi ci guadagna: partiti, sindacati, università, case editrici, e tutto l’insieme di persone che ruota intorno alla preparazione per superare il concorso.
Così facendo il ministro si muove unicamente in direzione delle logiche di tali interessi, illudendo quanti abbracceranno l’indizione di nuovi concorsi come garanzia di un sistema basato sul “merito” e certezza di avere in cattedra personale docente giovane e selezionato a “dovere”. Per colmo di ironia, poi, a chiedere che i precari “storici“, passati attraverso più gradi di giudizio, siano nuovamente selezionati come dei novellini, è un Ministro che nessun cittadino ha selezionato, votato e scelto!
Brunella Chiappetta
Fonte: La Scuola possibile