Cerchiamo di dare una risposta ad una domanda che si pongono tante persone: si possono prestare soldi tra privati online oppure è illegale? Quando hanno bisogno di una certa somma di denaro, prima di rivolgersi a banche e società finanziarie, molti preferiscono chiedere una mano ad amici e parenti, soprattutto se le cifre in ballo non sono troppo elevate; ma se il tutto si svolge online, dal punto di vista legale questa pratica è consentita oppure è necessario che una delle controparti sia un istituto di credito?
È legale prestare soldi tra privati online?
La risposta è sì, si possono prestare soldi tra privati online: dopo i non pochi dubbi iniziali, la Banca d’Italia ha dato il benestare a questo tipo di operazione che in breve tempo ha riscosso un ottimo successo. I motivi di questo exploit sono facilmente individuabili se si considera il rigido scenario in cui operano gli istituti di credito: il prestito tra privati normalmente avviene in modo diretto (anche se, come vedremo tra poco, non è esattamente così quando l’operazione si svolge online tramite specifiche piattaforme), i tassi di interesse possono essere più bassi (anche se chi presta il suo denaro ha il vantaggio di ottenere una remunerazione ben più alta rispetto a quella che otterrebbe lasciando i suoi soldi su un semplice conto corrente) e c’è un po’ più di elasticità per quanto riguarda i requisiti (si può ottenere il finanziamento anche se non c’è un contratto di lavoro a tempo indeterminato).
I prestiti tra privati “dal vivo” sono molto semplici e diretti: la legge non prevede neanche l’obbligo di un contratto in forma scritta (anche se questa viene consigliata); l’importante è che il tasso di interesse non vada oltre il limite dell’usura e che la somma, se superiore ai 3.000 euro, venga erogata tramite strumenti tracciabili come assegni o bonifico. Nel social lending (l’espressione inglese che spesso si utilizza per indicare il prestito tra privati online) giocano un ruolo fondamentale le piattaforme che rappresentano il punto di incontro tra chi ha bisogno di un finanziamento e chi è disposto a cedere in prestito i suoi soldi.
Il meccanismo del social lending
Le piattaforme sono gestite da società accreditate dalla Banca d’Italia e anche se ognuna di esse ha delle caratteristiche peculiari, in linea di massima ci sono degli aspetti comuni tra tutte: innanzi tutto devono garantire un certo grado di sicurezza (tutte le transazioni sono documentate e protette dal protocollo https), i nomi delle parti sono tenuti riservati, in modo da garantirne la privacy, i contraenti hanno un buon livello di personalizzazione in merito ad importo, durata, tasso di interesse e entità della rata, vengono effettuati dei controlli sull’affidabilità dei contraenti.
Quindi prestare soldi tra privati online è legale, anche se il meccanismo è un po’ più complicato rispetto a quello dei prestiti diretti. In base alle sue caratteristiche, al richiedente viene attribuito un livello di affidabilità; questa classificazione influisce sul tasso d’interesse applicato, che viene stabilito da un meccanismo di aste online (chi è disposto a prestare i soldi stabilisce il tasso a cui intende farlo). Per ridurre al minimo le eventuali perdite, il rischio viene frazionato tra più creditori. Le piattaforme sono sempre attive e di solito il prestito viene accordato in tempi molto ristretti. Le controparti non hanno un contatto personale, anzi, il richiedente non conosce i dati del prestatore e viceversa.