Pd, Pdl, Berlusconi e il caso Mediaset
Perché il Pdl ha bloccato, se pur meno dei tre giorni previsti, l’attività parlamentare? Per lo stesso motivo che lo aveva portato sulla scalinata del Palazzo di giustizia di Milano: Berlusconi. È probabile che nessun parlamentare sia stato difeso così accanitamente come il Cavaliere dai suoi compagni di vita e di partito. Una difesa indecente. Forse tra i suoi poteri c’è anche quello di ipnotizzare, oppure quello di saper plagiare, o, semplicemente, il potere di legare a sé chi ha il miraggio del potere: politico, economico, finanziario. O, ancora più semplicemente, chi, difendendolo, ha la percezione di “appropriarsi” delle doti e qualità del suo leader.
E i suoi elettori? Si può comprendere chi partecipa al mondo imprenditoriale italiano – quello che conta – e alle classi più abbienti, le quali hanno solo l’obiettivo del benessere economico e sociale, protezione, leggi a proprio favore, visto che l’ex premier è ancora un imprenditore e di leggi se ne intende. Ma non si capiscono i comuni cittadini: i monoreddito, gli esodati, i pensionati, i disoccupati, i cassintegrati. Com’è possibile che in quasi un ventennio di governi Berlusconi questi “semplici” cittadini non abbiano capito che invece di essere salvati dalla melma sono stati spinti ancora più in basso? E allora i conti non tornano. Certo, tutti sappiamo che Berlusconi è un ottimo comunicatore e trascinatore, ma quando gli elettori sono al chiuso delle urne non sono più alla mercé della propaganda, quindi una domanda se la dovrebbero porre: qual è il bilancio dei precedenti anni di governo del Cavaliere? Domanda minima. Evidentemente, invece, pensano ai benefici che trarranno dal governo futuro. Secondo loro.
Senza dimenticare che la sospensione dell’attività parlamentare – leggasi atto sovversivo – è stata avallata dall’amico di viaggio Pd. Un suicidio per il partito di Epifani. E una vergogna. Pare un partito di congiure e congiurati, composto da troppe anime indipendenti, pieno di correnti come da tradizione DC. Coloro che hanno appoggiato questa malsana manifestazione di forza, dovrebbero essere tanto onesti perlomeno da autosospendersi dal partito fino al congresso di ottobre. Perché la nuova era della lotta tra poteri dello Stato, portata avanti dal Pdl, non debba diventare ordinaria amministrazione, un modo oltraggioso nei confronti dell’Italia tutta per manifestare un proprio disagio quando con la legalità – e contro la legalità – si pensa di non essere stati soddisfatti.
Ma non basta. Dopo il voto di sospensione si è arrivati alle offese tra colleghi e alla rissa. I deputati del M5S, rivolti ai deputati del Pd, li hanno apostrofati con insulti: “Buffoni, buffoni” e “Venduti, venduti”. Un 5 Stelle, rivolto a Piero Martino del Pd, ha fatto un gesto come dire: “Vieni giù che ti meno”. Come non bastasse, il grillino Di Maio ha postato su facebook un video – tra l’altro vietato dal regolamento delle Camere – dove si vede il deputato Pd Piero Martino che spintona un altro deputato. Insomma, un ennesimo esempio delle qualità morali e professionali dei nostri parlamentari, irrisi – a giusta ragione – da tutto il Pianeta. Ma ciò che fa male è che irridendo questi soggetti si irridono gli italiani. Contiamo sul fatto che le altre nazioni siano coscienti e riconoscano che il popolo italiano è solo una vittima di questa gente e che pensino che proprio non ce le meritiamo.
Ma da dove nasce tutto questo marasma politico? Perché il Pdl ha voluto – e ottenuto, come sempre – la sospensione dei lavori parlamentari? La risposta è tanto semplice quanto drammatica: il solito Berlusconi. Tutto inizia quando la Cassazione decide di anticipare il giudizio sul caso Mediaset, che vede coinvolto Berlusconi, al prossimo 30 luglio. Luglio o settembre, o anche ottobre, che differenza fa? Una bella differenza! Già, perché col passare dei mesi si avvicina la prescrizione: questo il motivo della contestazione del Pdl. Il Cavaliere si è già salvato innumerevoli volte con la prescrizione, magari aiutata anche da qualche legge fatta in casa. Comunque sia, un interrogativo ce lo possiamo anche concedere: “ma siamo certi che, come ribadisce in ogni occasione l’ex premier, i magistrati sono tutti comunisti?“. Ai posteri l’ardua sentenza. Tuttavia il presidente della Suprema Corte, Santacroce, spiega che l’anticipo del giudizio non si può considerare accanimento contro Berlusconi, ma che lo stesso è stato trattato come qualsiasi imputato in processo con imminente prescrizione.
In origine Berlusconi, nel 2005, era stato accusato di “Appropriazione indebita” e “Falso in bilancio”, caduti poi in prescrizione. L’anno scorso Berlusconi è stato condannato in primo grado per frode fiscale. L’Appello ha confermato la sentenza a 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Però nelle patrie galere Berlusconi non ci finirà, poiché tre anni sono stati cancellati dall’indulto nel 2006 e, per i restanti dodici mesi, con le ultime normative – spiega Maurizio Paniz, avvocato ed ex deputato Pdl – in carcere non ci va per nessuna ragione. Quindi, ciò che manda in fibrillazione Pdl e Cavaliere è la concreta possibilità che debba scontare cinque anni di interdizione dai pubblici uffici.
Per l’occasione, attraverso un linguaggio tanto schietto quanto “pericoloso”, entrano in gioco vari personaggi e personalità. Ad esempio Denis Verdini, che con fare spiccio e – come si suol dire –senza peli sulla lingua, dichiara: “Bisogna fare qualcosa prima della sentenza, dopo è troppo tardi”. Intendendo di mettere in piedi un’assemblea permanente, o un incontro con Giorgio Napolitano ed Enrico Letta, o una manifestazione, oppure dimissioni di massa. Ma ci chiediamo: “Cosa ci fa ancora in giro il signor Verdini?”.
E poi un berlusconiano doc, Bruno Vespa. Il quale rileva qualche malfunzionamento, visto che Berlusconi è stato sotto inchiesta 34 volte in 19 anni. Quindi, in qualche modo, evidenzia che ogni giorno si prescrivono una quantità clamorosa di processi e che i giudici, dinanzi all’enorme quantità di fascicoli sulla scrivania, hanno la discrezionalità di stabilire a quali dare la priorità. Non voglio essere maligno, ma mi pare di capire che con queste affermazioni si cerca di dare qualche buon “consiglio” ai magistrati. Potrei anche sbagliarmi, però. E, infine, un accenno al processo Mediaset: spiega Vespa che l’anticipo al 30 luglio del processo da parte della Cassazione è un record, ma un paese normale – l’Italia – vuole regole, non record. Ma le regole ci sono, basta rispettarle. Non cercare di sovvertirle.
Ma davvero non si riesce a comprendere che questi atteggiamenti, oltre a essere inopportuni, sono proposti e messi in pratica – come già accaduto – da parlamentari della Repubblica? Ma riusciamo a renderci conto che la democrazia italiana sta subendo mutazioni in direzioni estremiste, se non addirittura con la trasformazione in un regime? Le componenti autoritarie sono sempre più sulla bocca e negli atti dei del Pdl.