Arriva nelle sale “La Terra dell’Abbastanza” il primo film dei fratelli D’Innocenzo con Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti. Vi forniremo trama recensione e commento.
Mirko e Manolo sono due amici, due fratelli, che da sempre condividono tutto, dalla scuola alle amicizie. Un evento imprevedibile cambierà radicalmente le loro vite, portandole verso un mondo che probabilmente è l’unico che li accetta.
Videorecensione del nostro inviato
“La terra dell’abbastanza” è quel posto dove ci si arrangia, dove si arriva alla fine del mese senza un obbiettivo preciso se non quello di arrivarci. In questa terra non c’è una necessaria e precisa collocazione geografica, ma può essere qualsiasi borgata o zona più dimenticata della vostra città da Agrigento ad Aosta. Dove “Abbastanza” non è solo un avverbio ma un vero e proprio status.
Le eccellenze del cinema italiano, quelle che si sono affermate in tutto il mondo sono partite da un’osservazione della realtà, dal trasportarne anche parte di essa e collocarla in un lungometraggio. Un tempo non c’erano tutti questi mezzi di comunicazione e fruizione delle immagini e i registi erano ancora gente comune, che passeggiava per le strade senza la necessità di essere disturbati per una foto o un autografo, serenamente potevano cogliere dei caratteri della strada singolari, o essere suggestionati da un evento che magari avevano visto con i loro occhi. La puzza di asfalto, il colore delle persone, i loro gingilli, le loro espressioni facciali, tutti piccoli elementi che, riportati al cinema, colorano la pellicola di vero e di reale utile per emozionare lo spettatore o chi, di quell’ “abbastanza” ne ha vissuto sin troppo e ritrovandocisi troppo spesso necessità di raccontare il suo punto di vista… se poi i narratori diventano due, la posta in gioco si fa veramente interessante.
Il primo film dei gemelli D’innocenzo è un esordio travolgente, che rasenta la perfezione (solo perché scientificamente non ne siamo certi dell’esistenza).Un film che seppur dimostri nel linguaggio una forte influenza romana, non ha dettagli che necessariamente la caratterizzano perché Mirko e Manolo, possono essere i compagni di classe del liceo dimenticati, di ognuno di noi. Per il gioco che spesso si fa del catalogare un film a un genere, possiamo affermare che è un “crime”, in realtà non è propriamente così perché “La terra dell’abbastanza” attinge molto dalla realtà, soprattutto con la sceneggiatura, ha una fotografia drammatica, toni noir: è un mix di tanti aspetti, proprio come lo è la quotidianità.
Parlare di esordio, è spesso accostato a un sottinteso significato di inesperienza, di possibilità d’errore, vedere questo film vi farà ricredere che anche un esordiente può non sbagliare e andare sul set con tutto il lavoro finale precisamente posizionato nella loro testa. Basti pensare alla gestione del vento, che è stato scelto per 2 momenti del film identici, a significare, a nostro avviso, quanto entrambi i protagonisti siano stati colpiti totalmente dallo scorrere degli eventi e, nonostante la gravità, il tutto gli scivola via.
Con l’aiuto di un cast tecnico di primissimo livello, dove non ci sono state differenze sostanziali tra i reparti e il lavoro finale è stato sinuosamente portato a termine, i registi che curiosamente si firmano come una bottega storica, hanno spronato i loro attori a dare il meglio riuscendoci a pieno. Se Zingaretti siamo abituati nel vederlo cambiare di tono, avendo lavorato in film di diverso genere radicalmente opposti, da Max Tortora non ce lo aspettiamo. L’attore di quasi due metri (è simpatica la difficoltà nel riprenderlo, visto che la quasi totalità del film è fatto di mezzi busti o dettagli, vediamo pezzi di Max, in alcuni attimi, leggermente fuori inquadratura) è conosciuto per la sua comicità brillante, precisa e impeccabile, ogni volta che lo troviamo in un film ci aspettiamo sempre una sua battuta, bene dimenticate tutto. Comparire in sole tre scene, sottrarsi completamente e dare in pochi attimi il più possibile che si ha, in termini di drammaticità e soprattutto con una climax emotiva finale, è una prestazioneche farà rimanere al quanto sorpresi e forse scoprire una nuova carriera drammatica per Max? Chi può dirlo.
Mirko e Manolo dovevano essere due ragazzi che dovevano esprimere il senso più profondo del film e avere nei loro occhi, un incoscienza tipica di chi ha 20 anni, allora proprio Matteo Olivetti e Andrea Carpenzano non potevano che essere loro i protagonisti del film. Avere 2 film e 1 serie alle spalle non ti fa necessariamente essere un’attore con una grande esperienza dal resistere al presenziare nell 80% del film, a meno che non ti chiami Andrea Carpenzano. Evitando Spoiler di qualsiasi tipo, la prestazione di Andrea è quasi tutta in sottrazione, dove è innegabile non sottolineare come il suo ghigno, donatogli dalla natura, lo abbia agevolato visto che anche il minimo accenno di sorriso nasconde sempre un’emozione. Accanto a lui un Matteo Olivetti di cui tutti ignorano le origini, semplicemente perché è inspiegabile sapere che questa sua prestazione è stata la prima che vediamo al cinema. Tra occhi sbarrati (altro dettaglio su cui i registi hanno premuto l’accelleratore) bava, muco, sporco la prova attoriale di Matteo viene portata al cinema con una fedeltà assoluta rispetto al reale facendo dubitare a tratti se recita o meno.
Di questo film ne avevamo bisogno, di due registi così ne sentivamo la mancanza e finalmente sono arrivati, bene, ora che sono qui, non facciamoceli sfuggire, andiamo al cinema, ma facciamolo veramente.