Arriva nelle sale, dopo la vittoria al Sundance, “La diseducazione di Cameron Post” con Chloë Grace Moretz tratto dal romanzo di Emily M. Danforth.
Recensione del film La Diseducazione di Cameron Post
La diseducazione di Cameron Post. Sicuramente, anche prima di vedere il film, un titolo del genere è molto poco convenzionale per il concetto espresso: le persone si possono diseducare? Questo è l’interrogativo principale del film scritto e diretto da Desiree Akhavan, una delle più importanti registi del cinema indipendente, e Cecilia Frugiuele che lo ha prodotto assieme a Jonathan Montepare, Michael B. Clark, Alex Turtletaub. È tratto dal romanzo, dal titolo omonimo, di Emily M. Danfort arrivato sotto gli occhi della regista molto prima della sua pubblicazione. La ha attratta talmente tanto da cercare sin da subito un adattamento cinematografico rivelando anche i perché è stata così tanto colpita: “Abbiamo fatto tante ricerche per l’adattamento sullo schermo, ma alla fine ho attinto molto dalla mia esperienza col cibo. Da piccola avevo problemi col cibo, sono stata portata in uno di questi centri per recuperare questo tipo di situazioni. Nonostante ci sia stata per motivi, ben diversi rispetto alla protagonista,ricordo perfettamente quel senso di oppressione, quella rinuncia al libero arbitrio. Ulteriormente a ciò, sono lesbica, e questo in America, per me che sono Iraniana mi ha creato parecchie difficoltà.”
Parole importanti quelle dette dalla regista, durante la conferenza stampa alla Festa del cinema di Roma, condivise dalla sceneggiatrice e produttrice Cecilia Frugiuele per quanto riguarda l’importanza di raccontare una storia sull’identità. Per questo il film non si concentra molto sulla trama, intuibile sin dall’inizio e senza colpi di scena alla fine (finale altamente prevedibile), ma questa disattenzione è voluta per dare spazio a una narrazione attenta e curata sin dai primi minuti. La sceneggiatura segue il percorso della protagonista inserendola coi giusti ritmi nelle dinamiche del gruppo di disadattati. Nonostante sia ambientato più di 20 anni fa, il linguaggio, le offese, il disprezzo verso chi ama persone dello stesso sesso non è cambiato di una virgola, ed è già questo un enorme paradosso. Viviamo tutte le paure dei personaggi e veniamo a conoscenza del gran numero di possibili situazioni da cui si scaturisce un amore omosessuale. Al pari di ciò, nonostante essi vogliamo sottolineare come i ragazzi siano i soggetti problematici, in realtà gli “educatori” sono quelli che non se la passano tanto bene. Questa similitudine è data soprattutto dalla bravura di John Gallgher JR. e Jennifer Ehle, attori molto esperti che hanno portato a termine un ottimo lavoro.
Il peso più ingente è sulle spalle di Cameron Post, interpretata da Chloë Grace Moretz. L’esperta attrice protagonista, che a soli 21 anni ha ben 37 film all’attivo, mette in scena una ragazza sul cui volto il pubblico può immedesimarsi. Per prendere i panni di Cameron non serve necessariamente essere lesbiche, perché il vero cuore del film è la mancanza dell’identità e un rifiuto di essa che avviene in questi luoghi oscuri.
Se avete a cuore questo tema, il film sarà perfetto per voi. Se invece siete tra quelli che codificano l’amore per lo stesso sesso come una piaga sociale da debellare, guardatelo per capire un punto di vista diverso dal vostro.