Arriva al cinema l’ultimo ruolo di Robert Redford, grazie a “The Old man and the gun”, diretto da David Lowery.
Presentato alla tredicesima edizione dell’ultima Festa del Cinema di Roma e preceduto da una clip che ne omaggia il suo attore protagonista, “The Old man and the gun” arriva finalmente al cinema, regalandoci l’ultimo saluto artistico a un attore senza tempo.
Recensione del film “The old man and the gun”
Un grande dell’arte il pubblico lo può salutare con un ciao o con un grazie, ma invece per lui andarsene è sempre difficile. Si dice che gli attori se dovessero scegliere dove morire, sarebbe in scena, magari sul palco, con qualcuno che da dietro gli ricordi che in fondo “The show must go on” (lo spettacolo deve continuare). Per fortuna Robert, sta bene, ma ha deciso di lasciare il mondo del cinema, e di farlo nel migliore dei modi, si ma come?
Il rischio è una componente che ha accompagnato tutti i suoi 40 anni di carriera e più di 70 film dove ha preso parte sia da regista, nella scelta di storie non convenzionali, da attore, nell’accettare di lavorare con colleghi talentuosi anche alle prime armi (come in questo caso), da uomo di cinema, visto che Bob è uno dei fondatori della più importante rassegna di cinema mondiale al mondo il Sundance. Per questo, dopo l’esperienza di set nel film Disney “Il drago invisibile”, David Lowery lo ha ricontattato per proporgli un film rischiosamente su misura.
Basato sull’articolo del New Yorker, scritto da David Grann, questo film racconta la storia vera di Forrest Tucker un vero rapinatore gentiluomo che per anni ha tormentato le forze dell’ordine americane, facendola franca solo grazie al suo ingegno e al suo portamento. Non perché sia stato interpretato dal dottor Redford, ma questo personaggio è molto affascinante. L’amore per quello che fa, il fatto che le sue 18 fughe di galera sono culminate sempre con un riavvicinamento alle rapine, crea un contrasto che lo fa diventare un antieroe indimenticabile. Ulteriormente a ciò questo personaggio è un vero e proprio gentiluomo e quello che fa lo realizza con garbo e eleganza, perché uscirsene da una rapina con un ferito gli dispiacerebbe “per non rovinare i bei visi di chi lavora al desk”. Per far capire quanto sia un uomo tutto d’un pezzo, col suo stile ben definito, vi riportiamo uno scambio di battute del protagonista di fronte a l’ennesima rapina. Si trova davanti una ragazza che lavora in banca e gli dice di darle i soldi della cassetta, lei di colpo scoppia a piangere e lui serenamente le chiede “Perché piangi?”, lei “è il mio primo giorno di lavoro” e lui replica “non piangere c’è sempre una prima volta”.
Sperando di avervi fatto rendere conto della fascinazione che abbiamo provato alla visione di un personaggio simile non possiamo dimenticare due dettagli: i baffi e la pistola. I primi se li toglie e se li mette come un grande attore quale lui è, la pistola è un elemento che teoricamente viene mostrato dal protagonista alle vittime per far capire che è una rapina, ma che in realtà lo spettatore non vede quasi mai.
Robert con questo suo ultimo film ha scelto di lavorare con uno dei più importanti giovani registi del panorama mondiale. Un abile conoscitore della materia cinema come David, regala a Redford un’uscita di scena quasi perfetta. Scegliendo dicitare molte volte in maniera indiretta, fasi e momenti della sua carriera (sul finale c’è una scena di un suo vecchio film usata per raccontare la vita del protagonista), crea un film su misura per lui. Con un ritmo, delle scelte di montaggio e una fotografia che catapultano lo spettatore a una cinematografia di fine anni 70, precisa in ogni reparto e con una sceneggiatura complessa, ben articolata che rende lineare e coerente l’andamento dei personaggi del film.
Accanto al protagonista Casey Affleck, pronto a raccoglierne l’eredità? Forse, di sicuro galvanizzato dalla vittoria dell’oscar di un paio d’anni fa. A Natale, oltre a ritrovare i parenti, passate a salutare un amico che vi ha voluto bene e andate a vedere un film di qualità come questo.