Si è chiusa mercoledì 10 aprile l’edizione numero 53 della più importante manifestazione legata al mondo del vino: il Vinitaly 2019 ha registrato la presenza di 125.000 visitatori provenienti da ben 145 Stati diversi; un successo sempre più grande e sempre più internazionale che rappresenta per le eccellenze italiane (ma anche straniere) una vetrina importantissima. Diamo uno sguardo ai “vincitori” e ripercorriamo la kermesse che si è svolta negli stand di Verona Fiere con le foto e le nostre interviste, prima di svelare le date della prossima edizione del Vinitaly.
Numeri, vini premiati e foto dagli stand di Verona
Sui comunicati dell’ufficio stampa di Verona Fiere si legge che quella nel 2019 è stata l’edizione del Vinitaly più grande di sempre: abbiamo già accennato al numero complessivo dei visitatori, ma sono stati registrati importanti aumenti anche nel numero delle aziende espositrici (4.600, ben 130 in più rispetto al 2018) e in quello dei buyer accreditati stranieri. L’internazionalizzazione rappresenta ormai una caratteristica fondamentale della manifestazione: gli operatori esteri sono sempre di più (i buyer canadesi sono cresciuti addirittura del 18%, ma sono incrementati anche quelli provenienti dal Giappone, dal Regno Unito, dalla Germania, alla Cina e dalla Germania). E non bisogna dimenticare il successo del fuori salone: il presidente di Verona Fiere Maurizio Danese ha fatto sapere che vi hanno preso parte 80.000 visitatori (20.000 in più rispetto all’anno scorso); quella di lanciare nel 2016 Vinitaly and the city si conferma una decisione azzeccata, che dà anche ai wine lovers (ovvero a chi non è un operatore del settore) l’opportunità di immergersi in questo affascinante mondo, godendo tra l’altro di una cornice molto particolare.
Ogni anno c’è sempre tanta curiosità sui riconoscimenti che vengono assegnati da una preparatissima giuria; i vini che hanno raccolto una valutazione dai 90 punti in su sono raccolti nel 5StarWines – the Book 2019: si tratta di un elenco che include 625 vini italiani e internazionali. Il titolo di azienda vincola dell’anno (assegnato all’azienda che ottiene il punteggio migliore con almeno due vini differenti) è andato a Cantine Antonio Mazzella SAS di Ischia (NA), mentre il premio di miglior vino italiano (premio Banco BPM) è stato assegnato al Barolo DOCG Terlo Roserva 2013 prodotto da L’Astemia Pentita di Barolo (CN), che ha ottenuto 96 punti. Gli altri premi sono:
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Migliore vino bianco: Ischia DOC Biancolella Vigna del Lume 2018 prodotto da Cantine Antonio Mazzella di Ischia (NA) – 95 punti;
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Migliore vino rosato: Cerasuolo d’Abruzzo DOP Hedòs 2018 prodotto da Cantina Tollo di Tollo (CH) (PZ) – 92 punti;
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Migliore vino rosso: Isola dei Nuraghi IGT Rosso Serranu 2015 prodotto da Cantina Tani di Monti (SS) – 95 punti;
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Migliore vino dolce: Passito di Pantelleria DOC Ben Ryè prodotto da Donnafugata di Marsala (TP) – 95 punti;
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Migliore vino frizzante: Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOP Frizzante Secco Vini del Re 2018 della Cantina Settecani Castelvetro di Settecani Castelvetro (MO) – 94 punti
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Migliore vino spumante: Lessini Durello DOC Spumante Brut Settecento33 prodotto da Cantina di Soave (VR) – 93 punti.
La 54° edizione del Salone internaizonale dei vini r dei distillati si terrà tra il 19 e il 22 aprile 2020.
Vinitaly 2019: le interviste con i produttori
Durante la manifestazione abbiamo avuto l’opportunità di intervistare i rappresentanti di alcune delle aziende espositrici; iniziamo con l’intervista che ci ha concesso Andrea Zerman, enologo dell’Azienda Vinicola Farina di Pedemonte di San Pietro in Cariano, che con il suo Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2016 è riuscito ad entrare nel prestigioso 5StarWines 2019.
– Buonasera Andrea, può farci una breve presentazione dell’azienda per cui lavora?
La nostra azienda è una delle più storiche della zona della Valpolicella classica, dove si trovano tutti i nostri vigneti: abbiamo 12 ettari di proprietà più altri 30 ettari di conferitori storici (un rapporto che dura dal almeno tre generazioni) che sono comunque seguiti dal nostro tecnico di campagna; questo potrebbe sembrare un limite, ma per noi rappresenta un grande vantaggio perché possiamo avere uve da ogni parte della Valpolicella Classica: collina, vallata di Fumane, pianura zona di Sant’Ambrogio. Per quanto riguarda il prodotto il nostro obiettivo è quello di mantenere dei vini riconoscibili, sia per quanto riguarda i classici che gli amaroni.”
– Cosa rappresenta il Vinitaly per un’azienda come la vostra?
È un appuntamento importante, che nell’arco di tre giorni ci permette di incontrare fornitori provenienti da ogni parte d’Italia e del resto del mondo; in più noi giochiamo in casa, abbiamo l’azienda qua vicino e abbiamo la possibilità di portarli direttamente là, in modo da fargli toccare con mano la nostra realtà.
– La vetrina del Vinitaly ha un’impronta sempre più internazionale: è un aspetto importante per il vostro marchi?
Come un po’ tutte le aziende del settore noi lavoriamo soprattutto con l’estero (circa il 70%), quindi è un’ottima occasione per concretizzare diverse opportunità.
La seconda intervista raccolta al Vinitaly è quella che abbiamo fatto con Giancarlo Nicolis, esponente di un’altra azienda storica della Valpolicella, ovvero la Società Agricola Nicolis Angelo e Figli di San Pietro in Cariano.
– Salve Giancarlo, può descriverci in poche parole l’azienda e i suoi prodotti?
Noi siamo un’azienda a conduzione familiare con 44 ettari, tutti nella zona della Valpolicella; attualmente è condotta da me e i miei fratelli, ma stanno per aggiungersi anche i figli, la seconda generazione dell’azienda. Ci troviamo nel cuore della Valpolicella Classica, a San Pietro in Cariano. Per quanto riguarda i nostri vini partiamo da un vino base, un Valpolicella Classico che è l’unico vino che non ha alcun passaggio in legno, per arrivare al Ripasso, che è una rifermentazione sulle vinacce dell’Amarone e che fa un passaggio in legno in botte grande. C’è poi il Testal, prodotto da vendemmia tardiva: dopo una potatura veloce all’inizio della vendemmia, ovvero quando l’uva è matura, l’uva viene lasciata appassire sulla pianta per i 40 o 50 giorni della nostra vendemmia, poi si esegue la pigiatura, fa la fermentazione normale, fa 18 mesi di tonneaux (la doppia barrique per intenderci) ed è un grande vino da carne, in alternativa al Ripasso. Abbiamo poi due Amaroni: l’Amarone Classico, un 15 gradi, attualmente abbiamo la vendemmia 2012, è perfetto in abbinamento con carni importanti e strutturate e poi c’è L’Ambrosan, il nostro cavallo di battaglia; ora siamo fuori con il 2009 come vendemmia, è un 16 gradi ed è un ottimo vino da meditazione, perfetto per passare una serata a parlare di vino, bevendo un buon vino e magari mangiando del buon formaggio stagionato. L’ultimo vino è il Recioto, il classico vino dolce: abbiamo ora la vendemmia 2015, ha 13,5 gradi; noi lo abbiniamo sempre con la pasta frolla come dolce tipico veronese.
– Un’impressione sul Vinitaly?
Mi sembra molto ben organizzato, i nostri incontri sono tutti programmati. La manifestazione fa di sicuro bene alla città di Verona e alle aziende di Verona: vediamo l’entusiasmo da parte dei nostri clienti di tutto il mondo (noi esportiamo circa l’80% del prodotto) e anche di altre aziende che a fine giornata abbiamo la possibilità di invitare alle nostre cene in cantina.
Ma il Vinitaly consente di conoscere anche realtà provenienti da altre zone del Bel Paese: abbiamo avuto la fortuna di scambiare due chiacchiere con Roberto Venturi, titolare dell’azienda marchigiana Vini Venturi di Castelleone di Suasa.
– Buonasera, ci può fare una breve presentazione della sua azienda?
Buonasera, sono Roberto Venturi, produttore della provincia di Ancona. La nostra azienda produce ovviamente Verdicchio, un vino che anche in queste occasioni riesce a darci grandi soddisfazioni e a farci riscuotere un ottimo successo, ma anche altri vini dello stesso taglio, della stessa importanza. Rappresento la terza generazione dell’azienda: ha iniziato mio nonno, ha proseguito mio padre ed oggi tocca a me. Abbiamo 10 ettari di vigneto suddivisi in 27 appezzamenti, che poi andiamo a ridurre in circa 65.000 bottiglie.
– Cosa rappresenta la vetrina del Vinitaly per un’impresa come la vostra?
Il Vinitaly è stata la prima manifestazione a cui partecipammo undici anni fa; nei primi anni c’era un po’ di difficoltà perché eravamo piccolini in una realtà così grande, ma con tenacia si riescono a portare a casa delle enormi soddisfazioni. Per noi partecipare al Vinitaly ha significato aprire le porte verso mercati esteri, come l’Australia, gli Stati Uniti e il nord Europa (Belgio, Olanda, Germania e Danimarca).
– In questo percorso di crescita non sono mancati successi e riconoscimenti
Il nostro vino più blasonato è il Verdicchio: nonostante le nostre dimensioni contenute siamo riusciti a conquistare per due volte i tre bicchieri del Gambero Rosso, che comunque è uno dei premi più ambiti nel settore enologico; la guida de L‘Espresso ci classificò al trentatreesimo posto nella classifica dei cento vini bianchi migliori d’Italia, Slow Food ci ha indicato come Grande Vino. Sono soddisfazioni, però non li vediamo come traguardi, ma come punto di partenza di un lungo percorso.