Fra le tante medicine naturali, un grande fascino assumono le terapie vibrazionali, come quella che si propone di ripristinare un equilibrio bio-energetico attraverso specifiche frequenze sonore. Ricordiamo comunque che questo tipo di cure (poichè il loro benefico effetto non è stato dimostrato scientificamente) non dovrebbero mai pretendere di sostituire, bensì semmai soltanto di integrare, quelle ‘tradizionali’.
Tutto parte da Leonardo da Vinci, quando affermava: ‘A le stesse leggi obbediscono le onde sia de l’acqua sia del suono e della luce’ e poi da Albert Einstein (1879-1955) che oltre tre secoli dopo dichiarava: ‘ Quello che abbiamo chiamato materia altro non è che energia’. Questo significa che tutte le entità, incluse le nostre cellule, emettono una vibrazione anche sonora. Il padre dell’auricolomedicina, il medico francese Paul Nogier, ha individuato sette frequenze di base (comprese fra i 2,5 hz ed i 160 hz) che sono ‘abbinate’ a rispettivi tessuti organici, e che – per garantire la salute di questi ultimi – non devono dislocarsi. Il nostro corpo non è quindi inteso come un newtoniano assemblaggio di parti a sè stanti, ma come una sorta di polifonica orchestra, dove ognuno ha un suo preciso compito. Per mantenere o ripristinare questo stato di salutare sintonia gli operatori olistici ricorrono generalmente a frequenze che risuonano col cosiddetto ‘respiro del cosmo’.
Per comprendere il significato di ‘respiro del cosmo’ è necessario menzionare la risonanza di Schumann, che trae il suo nome dallo studioso bavarese che nel 1952 per primo la rilevò. Questa risonanza equivale a circa 7, 86 hertz, ed esprime il valore fondamentale medio della serie di vibrazioni che si verificano nella cavità posta fra la superficie terrestre e la ionosfera (ricordiamo che la ionosfera è la parte più alta dell’atmosfera in cui le radiazioni solari sottraggono elettroni agli atomi dei gas che la compongono, rendendola conduttrice di elettricità e favorendo quindi la formazione di quei fulmini che si dipartono non da una nuvola verso il suolo, ma da una nuvola verso l’alto).
Il valore fondamentale della frequenza di Schumann corrisponde a quello minimo delle onde cerebrali alpha (8-14 hertz) che nell’encefalogramma indicano uno stato di meditativo rilassamento, nonchè quello massimo delle onde cerebrali theta (4-8 hertz) che rilevano uno stato di creativo dormiveglia, o di sonno leggero. Se questa corrispondenza non si verificasse, significherebbe che il valore del ‘respiro del cosmo’ starebbe aumentando, soprattutto a causa dell’interferenza dei nocivi campi elettromagnetici a bassissima frequenza (E.L.F.) causati dalle nostre apparecchiature elettroniche, con conseguente sensazione di agitazione, insonnia, nervosismo, smarrimento.
La risonanza di Schumann può quindi essere ‘arrotondata’ nella frequenza di 8 hertz, che non è udibile dal nostro orecchio (il quale può percepire soltanto suoni compresi fra i 15 hertz ed i 20.000 hertz). Questo però non toglie che questa frequenza sia lo stesso molto benefica, tanto è vero che viene emessa anche dai delfini (non a caso molto spesso utilizzati nella pet-therapy) nonchè dalle eliche del DNA durante la sua replicazione.
Il numero otto, del resto, è stato importante fin dai tempi del matematico greco Pitagora (580-500 a. C.) che, con le sue sfere concentriche, voleva esprimere un senso di musicale ed armoniosa connessione fra macrocosmo e microcosmo. Leonardo nascondeva questa cifra, in chiave esoterica, nei ‘nodi’ dei suoi quadri più celebri, come la Gioconda e la Dama con l’Ermellino. Troviamo poi il numero otto anche nel numero irrazionale che esprime la proporzione aurea (la quale vuole trovare un senso di ideale bellezza nei disegni geometrici della natura) nonchè in quella sequenza di Fibonacci (dove un numero è somma dei due precedenti) che aveva ispirato anche grandi geni della musica.
Per rendere udibile la frequenza ad 8 hertz, si è pensato di usare i suoi multipli, come la frequenza a 432 hertz, adottata anche dal prodigioso Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), la cui Sonata per due pianoforti K448 è diventata oggetto di studio per via del cosiddetto ‘effetto Mozart’. Nel 1993 il fisico statunitense Gordon Shaw dimostrò come questo brano musicale (caratterizzato anche dalla ripetizione di specifiche note e di ‘macrostrutture’) migliorasse- seppur solo temporaneamente- l’intelligenza spaziale in ragazzi che avevano in comune col celeberrimo compositore salisburghese la giovanissima età, e quindi una ghiandola pineale ancora molto attiva, ovvero dotata di notevoli facoltà intuitive (sconfinanti nell’extra-sensoriale) anche per quel che concerneva l’intendere la musica. Il biochimico statunitense Joe Dispenza evidenzia come un buon funzionamento della ghiandola pineale (e quindi anche delle sue capacità percettive) sia garantito dal fatto che i minuscoli cristalli che la ricoprono si carichino elettricamente per via della pressione che viene esercitata su di loro dal liquido cerebrospinale (qualità piezoelettrica). In questo frangente, secondo il Dott. Dispenza, anche la melatonina (il prezioso ormone rilasciato dalla pineale durante le ore notturne) subisce una sorta di ‘trasformazione alchemica’, che favorisce l’attività neuronale, e che quindi (aggiungerei io) contribuirebbe all’ ‘effetto Mozart’.
Giuseppe Verdi, già a partire dal 1881, chiese formalmente di far intonare la nota ‘La’ (che aveva la funzione di diapason) a 432 hertz nei teatri sia italiani che esteri. Il compositore aveva notato che usando questo criterio musicale le voci dei cantanti erano più cristalline e si verificava anche un minore sforzo vocale. L’ intonazione ‘verdiana’ era ‘in concorrenza’ con quella a 440 hertz che era stata invece preferita dal compositore tedesco Richard Wagner (1813-1883) per creare, lungi che un effetto meditativo e rilassante, un senso di esaltante frenesia nell’ascoltatore.
Il musicista-scienziato ‘visionario’ Ananda Bosman negli anni Ottanta è diventato fautore di un nuovo ‘rinascimento musicale’ ( Au Mega Music Revolution) dimostrando come la nota ‘La’ intonata a 432 hertz possa aumentare l’aceticolina (un neurotrasmettitore responsabile dell’attività motoria) soltanto se questa frequenza è inquadrata in un protocollo dove anche tutte le altre note musicali sono multiple di otto (Do> 256hz, Re> 288 hz, Mi > 320 hz, Fa > 344 hz, Sol> 392hz, Si> 480 hz).
Ananda Bosman è conosciuto anche per aver creato un connubio fra musica e geometria (come avveniva nelle antiche arti liberali del quadrivio) e per aver quindi applicato le frequenze sonore al triangolo di Sierpinski, che è formato da una disposizione di altri triangoli di misura inferiore, e quindi una figura frattale (in natura questo avviene, ad esempio, nella specie vegetale delle crucifere, dove un cavolo è formato da tanti piccoli cavoli, ed un broccolo da tanti piccoli broccoli).
Nell’ XI secolo il benedettino Guido D’ Arezzo istituì l’esacordo (alfabeto musicale di sei note) che poteva essere memorizzato (grazie alla prima strofa di un inno a Giovanni Battista) dai monaci che intonavano i canti gregoriani (che vennero così chiamati ed istituiti formalmente a partire dall’ VIII secolo). Questi antichi canti, che non avevano un accompagnamento musicale (poichè nacquero segretamente nelle catacombe dei primi cristiani) assomigliavano, un po’ come avveniva per gli inni vedici, ad una specie di ‘yoga respiratorio’, il cui potere terapeutico (rigenerante a livello psico-fisico) è stato scoperto negli anni Sessanta dal medico francese Alfred Tomatis (1920-2001), il quale aveva dedotto che dei monaci non riuscivano più a svolgere serenamente le loro attività quotidiane poiché erano stati privati dell’esercizio di questi canti.
Il luminare Alfred Tomatis (1920-2001) è noto anche per aver inventato un apparecchio elettronico che, stimolando le ciglia dell’ organo del Corti (che si trova nella coclea dell’orecchio) poteva, attraverso un meccanismo di compensazione, far recuperare delle frequenze psicologicamente ‘rimosse’, che causavano una parziale perdita dell’udito.
L’esacordo di Guido d’Arezzo (dove le frequenze delle singole note erano anche caratterizzate dal fatto che la somma delle loro cifre dava come risultato un multiplo di tre, in rispetto alla Trinità) ha ispirato gli studiosi Joseph Puleo e Leonard G. Horowitz (autori del libro Healing Codes for the Biological Apocalypse , 1999) che hanno pensato di utilizzarlo con finalità terapeutiche, anche abbinando ogni frequenza ad un colore:
Nota DO (UT) > 396 hertz > viola
Nota RE > 417 hertz > blu
Nota MI > 528 hertz > verde
Nota FA > 639 hertz > giallo
Nota SOL > 741 hertz > arancione
Nota LA > 852 hertz > rosso
Alla suddetta prima serie di frequenze tradizionali (denominate ‘frequenze solfeggio’) J.Puleo ed L.G. Horowitz ne hanno aggiunte altre tre (174 hertz, 285 hertz, 936 hertz) in modo tale da formare tre serie di numeri le cui tre cifre sono le stesse ma cambiate di posizione:
174 – 417 – 741
285 – 528 – 852
396 – 639 – 963
In linea generale, le frequenze indicate da questi due studiosi servono a:
-migliorare l’umore e facilitare l’uscita dalla depressione
-ridurre la necessità di anti-dolorifici sia dopo interventi chirurgici che in casi cronici
-diminuire la nausea dopo la chemioterapia
-abbassare la pressione sanguigna
-alleviare l’ansia ed addormentarsi più facilmente in caso d’insonnia
-migliorare la concentrazione, la creatività, le doti intuitive ed extra-sensoriali
-migliorare la deambulazione in patologie come il morbo di Parkinson
-rigenerare il DNA, ovvero agire sulle molecole del liquido cellulare restituendo loro l’originaria struttura cristallina
Quest’ ultimo compito di rigenerare il DNA spetta alla frequenza 528 hertz che è definita ‘miracolo’ ed è legata alla nota ‘Mi’ (Mira Gestorum) nello spartito di Guido D’Arezzo:
Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Joannes
“Perché i fedeli con voce libera possano far risuonare le meraviglie delle tue gesta, sciogli la colpa del macchiato labbro, o San Giovanni”
Con questa frequenza entriamo dunque nel campo dell’epigenetica anche perché in questa ‘riprogrammazione cellulare’ (nella quale non si applicano metodi invasivi) avrebbe un ruolo il DNA cosiddetto ‘di scarto’, ovvero che non partecipa alla costruzione della proteina ma che ha la capacità di recepire informazioni (in questo caso sonore) che possono permanere anche dopo la sua scomparsa (‘effetto fantasma’ dimostrato dal ricercatore russo Pjotr Garajev).
Le frequenze “solfeggio” sono state anche oggetto di attenzione da parte della cimatica (una tecnica strumentale in base alla quale i suoni sono trasformati in corrispondenti immagini) quindi il loro benefico ascolto, abbinandosi alla visualizzazione di suggestive forme geometriche (che possono anche susseguirsi come in un colorato caleidoscopio) viene potenziato. Le frequenze solfeggio sono state inoltre prese in esame dallo studioso giapponese ‘poeta’ Masaru Emoto, che le ha fatte ‘ascoltare’ all’acqua prima di congelarla e di fotografarne i rispettivi cristalli, i quali, si direbbe non a caso, sono risultati simmetrici ed affascinanti.
Affinchè le cellule comunichino fra loro e si mantengano sane, devono quindi interagire anche le molecole d’acqua che compongono ben ¾ del nostro corpo. Se queste molecole sono esposte a messaggi sonori positivi (come ad esempio parole gentili) possono disporsi in una specie di ordinata danza nell’ambito di campi energetici che il ricercatore Emilio del Giudice (1940-2014) – sulla scia dei controversi studi iniziati dal francese Jacques Benveniste riguardanti la ‘memoria dell’acqua – chiamava ‘domini di coerenza’. Questi armoniosi collegamenti molecolari sono resi possibili dai legami (‘clusters’) che si formano grazie al magnetismo esercitato dai poli opposti dell’ossigeno e dell’idrogeno.
Il fisico torinese Massimo Citro sta effettuando tuttora esperimenti per portare avanti l’idea del Trasferimento Farmacologico Frequenziale (T.F.F.), in base al quale la molecola del farmaco tende ad offrire informazioni anche di natura sonora che al momento vengono memorizzate dall’acqua, che funge da vettore, ma che in un secondo momento potrebbero essere registrate anche su cd, dando vita al cosiddetto farmaco digitale, mirato e privo di effetti collaterali:
“Al momento utilizziamo l’acqua, ma è pensabile-una volta isolati- di poter digitalizzare i segnali dei codici primi ed imprimerli su supporti informatici. Si può pensare di trasmettere telematicamente i farmaci, invece di somministrarli in forma molecolare. Cd invece di compresse o fiale.”(Massimo Citro e Masaru Emoto, La scienza dell’invisibile, p. 80)
L’acqua, grazie al suo potere di risonanza con quella interna al nostro corpo, può riempire (durante il massaggio sonoro, che agisce come un ‘ansiolitico naturale’) sia le campane tibetane (tradizionalmente composte da una lega di sette metalli che rappresentano le sette sfere celesti) sia quelle di cristallo, ovvero di quarzo al silicio. Il silicio, come evidenzia lo studioso tedesco Rudolph Steiner, si trova anche nel nostro corpo, nella struttura di cellule esagonali.
I toni puri delle campane di cristallo veicolano anche luce bianca, che contiene tutto lo spettro dei curativi colori dell’arcobaleno nonché fotoni in grado di riequilibrare le ‘dissonanze’ energetiche. La luce bianca è tuttora materia di studio della biologa Enza Ciccolo, la quale (come spiega nel suo libro L’energia delle acque a luce bianca. Nell’acqua un dono per rinascere, 2001) l’ha individuata, attraverso un test di risonanza frequenziale, nelle acque pure che sono a stretto contatto con i suoni della natura e/o che sono oggetto di preghiera.
L’ antropologa Morena Luciani Russo ha svolto uno studio sul tamburo sciamanico sottolineando come questo strumento, che risale al neolitico (5600 anni fa) fosse usato –fino all’avvento delle religioni monoteiste- solo dalle donne, anche perché nella sua forma si voleva rappresentare la luna, elemento femminile (yin). Nel complesso templare egiziano di Dendera (IV sec. a.C.), costruito in onore della dea Hathor, esisteva un luogo chiamato mammisi, dove il suono del tamburo accompagnava la nascita del ‘bambino divino’, ovvero lo svolgimento del parto.
Citando il compositore americano Randall Mc Clellan, possiamo quindi così concludere:
“La sostanza del corpo è una sinfonia virtuale di frequenze, suoni e ritmi biologici, mentali ed emozionali che, nel loro fluire continuo, cercano di raggiungere e mantenere lo stato di perfetto equilibrio” (The Healing Force of Music, 1991)