I primi dieci anni del Globe Theatre di Roma
Il Globe Theatre capitolino compie i suoi primi felici dieci anni, potenziando il fenomeno di un ampio e variegato pubblico appassionato all’opera shakespeariana. Gigi Proietti, il direttore artistico del Globe Theatre capitolino, mercoledì 31 luglio ha rilasciato un’ interessante intervista al canale televisivo Rainews24, raccontando come il teatro, che é ubicato nel cuore di villa Borghese (esattamente a Largo Aqua Felix, Piazza di Siena) sia sorto nel 2003, in occasione del centenario della donazione della villa al comune di Roma da parte dell’omonima nobile famiglia. L’allora sindaco Walter Veltroni chiese al regista di ideare qualcosa per l’occasione, e Gigi Proietti pensò di allestire un semplice palco, laddove nel giro di soli tre mesi, anche grazie alla Fondazione Silvano Toti, sorse come un fungo il Globe Theatre, fedelmente riprodotto, a livello architettonico, sul modello dell’omonimo teatro londinese, che si trova sulle rive del Tamigi (non distante dal Blackfriars Bridge) e che é risorto nel 1996, dopo l’incendio del 1613 e di una successiva demolizione nel 1644.
La prima rappresentazione del Globe Theatre nostrano fu Romeo e Giulietta, che quest’anno Proietti ha riproposto, esattamente come allora, in qualità di regista. Il tragico amore contrastato, ambientato in una Verona lacerata dalle medioevali faziosità fra la famiglia dei Montecchi e quella dei Capuleti, é stato interpretato da due giovanissimi attori (Matteo Vignati e Mimosa Campironi) che sono riusciti a riempire i mille posti disponibili sulle panche in legno di quercia, senza contare le decine di persone rimaste quattro ore di fila in piedi appoggiate a qualche colonna.
Sulla pianta circolare a cielo aperto, circa 250 gradi di ampiezza sono riservati al pubblico che, oltre alla platea (che si fonde con l’ampio palcoscenico), occupa i sovrastanti loggioni disposti su tre piani, una panoramica che, soprattutto in queste stellate e sventaglianti serate romane, risulta assai suggestiva. Il teatro elisabettiano, ha sottolineato Proietti, era un teatro ‘di parola‘, che faceva leva soprattutto sull’immaginazione, e che quindi si basava (perfino quando si trattava di ‘magia‘) sull’abilità gestuale e recitativa degli attori (che fino al 1660 erano soltanto uomini, anche quando si trattava di ruoli femminili).
Un fenomeno interessante è, quindi, questo inaspettato e trasversale interesse, anche da parte di un pubblico giovanile (che solitamente preferisce gli effetti speciali hollywoodiani) per una forma d’arte sobria e qualitativamente impegnata. Curiosamente, in piena stagione turistica, al botteghino si vedono, oltre agli immancabili giapponesi, perfino persone di madrelingua inglese al seguito del loro forse più celebre testo tradotto in italiano. Del resto Shakespeare, attraverso l’alternarsi di diversi registri linguistici, aveva concepito il suo teatro per un pubblico assai eterogeneo, che spaziava dalla regina in persona fino ai frequentatori di quegli umili ambienti in cui gli stessi drammaturghi trascorrevano parte del loro tempo (Christopher Marlowe, ad esempio, nel 1593 perse la vita durante una rissa che scoppiò, a quanto pare, in una taverna). Nulla di disdicevole, dunque, se durante l’ intervallo, sull’onda del popolare spirito rinascimentale, si consumano panini portati da casa o si parla senza troppo badare al tono di voce. Il tutto condito dal costo accessibile del biglietto, che si aggira sui venti euro per un palco centrale, contro i due pennies dell’età elisabettiana.
Il successo del Globe Theatre capitolino é senza dubbio una grande soddisfazione per chi ha investito nella cultura in un periodo in cui questo settore ha cosi’ pesantemente risentito del mancato sostegno economico da parte del governo. L’unica speranza del fortunato direttore artistico rimane quindi quella che l’amore per Shakespeare non rischi di andare ‘in vacanza‘ dopo la stagione estiva, quando il Globe Theatre chiuderà i battenti fino al prossimo anno. Romeo e Giulietta, fino al 3 agosto, verrà eccezionalmente proposto anche in versione balletto, con la regia e coreografia di Massimo Moricone, le musiche di Sergej Prokofiev e le danze delle due etoiles del Royal Ballet londinese Alina Cojocaru e Federico Bonelli.
In locandina al Globe Theatre ci sono anche Sogno di una notte di mezza estate (13-25 agosto), Riccardo III (29 agosto-8 settembre) e per finire Re Lear (12-22 settembre) in un crescendo di drammatica complessità che, si spera, non affievolirà l’entusiasmo del pubblico nemmeno con l’arrivo dei (non più cosi’ insoliti) capricci climatici pre-autunnali.