Flessibilità Pensioni in uscita: ultime notizie sulla riforma, in cosa consiste?

Pubblicato il 30 Giu 2019 - 6:50pm di Martina Sarra

La flessibilità delle pensioni in uscita è un tema divenuto molto caldo con le ultime riforme, che hanno rivoluzionato alcuni dettagli delle pensioni. Con l’entrata in vigore della legge DL 4/2019, entrata in vigore lo scorso 29 gennaio 2019, sono cambiati diversi punti per quanto riguarda le regole nell’andare in pensione. Innanzitutto, c’è la cosiddetta quota 100, poi ci sono dei cambiamenti per quanto riguarda le donne che vanno in pensione e ci sono stati dei cambiamenti anche per quanto riguarda il contributo delle pensioni. Questa riforma ha cambiato molti punti in tema di pensioni, vediamo quali sono le ultime novità per quanto riguarda la flessibilità delle pensioni in uscita.

Flessibilità Pensioni in uscita e quota 100: ultime notizie

Uno dei cambiamenti più grandi che questa riforma ha avuto, in tema di pensioni, è sicuramente l’introduzione della quota 100.

Secondo questo nuovo criterio, si potrà andare in pensione anche all’età di 62 anni, se si hanno 38 anni di contributi (la somma dei due valori è, appunto, 100). Questo vale per i lavoratori che sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (AGO) e per i lavoratori autonomi, sono esclusi, invece, i lavoratori che fanno parte delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine, per loro, infatti, verranno applicati i vecchi requisiti già previsti per andare in pensione.

La quota 100 si aggiunge come canale agli altri canali di pensionamento della legge precedente della Fornero e modifica la flessibilità delle pensioni in uscita. La nuova legge vale solamente per chi compie 62 anni entro il 31 dicembre 2021 ed ha almeno 38 anni di contributi. Le date per richiedere il pensionamento tramite la quota 100, sono il primo aprile per quanto riguarda i lavoratori del settore privato fino a 3 mesi dopo la maturazione dei requisiti richiesi; la data, invece, per richiedere il pensionamento tramite la quota 100, per i lavoratori nel settore pubblico, è il primo agosto 2019 fino a 6 mesi dopo la data di maturazione dei requisiti richiesi; per i lavoratori del settore scuola, la data sarà il primo settembre.

Per la maturazione dei 38 anni di contributi è valida la contribuzione a qualsiasi titolo accreditata dal lavoratore (che può essere obbligatoria, volontaria, figurativa o da riscatto) per il settore pubblico. Per quanto riguarda il settore privato, invece, il lavoratore dovrà essere in possesso di almeno 35 anni di contribuzione, esclusi i periodi di disoccupazione e malattia.

Categorie di lavoratori coinvolte sulla Flessibilità delle Pensioni in uscita: cosa cambierà?

La flessibilità delle pensioni in uscita subirà delle modifiche con le riforme, anche e, soprattutto, per certe categorie di lavoratori. Vediamo quali.

Per quanto riguarda le donne, l’articolo 16 della legge DL 4/2019 ha rinnovato la possibilità alle donne di andare in pensione anticipatamente, se, però, viene scelto un assegno calcolato interamente col metodo contributivo. Questa proposta era stata varata nella Legge Maroni e reintrodotta nella Legge Fornero ed è stata riportata anche nell’ultima riforma sulle pensioni.

Le donne possono andare in pensione se hanno 41 anni e 10 mesi di contributi oppure all’età di 67 anni con 20 anni di contributi.
Con la riforma, potranno richiedere di andare in pensione in via anticipata, ma dovranno accettare un assegno interamente calcolato secondo il sistema contributivo, ovvero un calcolo di pensioni determinato esclusivamente dai contributi versati durante la vita lavorativa. Il calcolo si basa su conto corrente virtuale che valuta una retribuzione pari alla percentuale annua pensionabile percepita, a seconda del tipo di lavoro: 33% per i lavoratori dipendenti, 23% per i lavoratori autonomi ed il 25% o il 32% se si è un lavoratore iscritto alla gestione separata, quindi a seconda se si è un titolare di partita iva o un collaboratore.

Questa parte della riforma è dedicata alle lavoratrici che sono iscritte all’assicurazione generale obbligatoria (AGO) ed ai fondi sostitutivi. Le donne che hanno compiuto 58 anni e sono lavoratrici nel settore pubblico o che abbiano compiuto 59 anni, se lavoratrici nel settore privato e che hanno accumulato 35 anni di contributi, potranno richiedere il pensionamento anticipato.

In questo modo ci sarà più flessibilità delle pensioni in uscita per quanto riguarda la categoria delle donne lavoratrici.

Cambia la flessibilità delle pensioni in uscita anche per le pensioni d’oro. Altra novità immessa nella nuova riforma, infatti, è il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro. Nella nuova riforma sono previsti dei prelievi straordinari nei primi cinque anni di pensione, a partire dal primo gennaio 2019, a seconda delle fasce. Si parla di un taglio del 15% per le pensioni con un assegno che va dai 100 mila euro ai 130 mila euro annui, un taglio del 25% per le pensioni con un assegno che va dai 130 mila euro ai 200 mila euro annui, un taglio del 30% per le pensioni con un assegno tra le 200 mila euro e le 350 mila euro all’anno, un taglio del 35% per le pensioni con un assegno tra le 350 mila euro e le 500 mila euro all’anno ed un taglio del 40% per le pensioni con un assegno maggiore alle 500 mila euro l’anno.

La novità vale su tutti i tipi di pensioni per i lavoratori, tranne per le pensioni ai superstiti, le pensioni per vittime del dovere e del terrorismo e le pensioni per invalidità e privilegio.

A seconda anche del tipo di lavoro fatto, dei contributi acquisiti e del tipo di azienda di cui si è fatto parte, cambierà il metodo di flessibilità delle pensioni in uscita. Vediamo chi è interessato al cambiamento di flessibilità di pensioni in uscita.

  • Una possibilità di pensionamento anticipato è dedicata che fanno lavori usuranti. Per lavoro usurante, si intende un lavoro come operaio, in gallerie e cave, un lavoro ad alta temperatura, un lavoro a contatto con materiali tossici o un lavoratore con attività notturne di almeno 6 ore. Quest’opzione è dedicata per chi ha fatto un lavoro usurante per un periodo pari ad almeno la metà della propria vita lavorativa. Per poter richiedere l’anticipo della pensione, il lavoratore dovrà avere un minimo di 61 anni, con 35 anni di contributi.
  • Un’altra opzione di pensionamento anticipato è dedicata ai lavoratori precoci, ovvero chi ha versato almeno un anno di contributi prima dell’età di 19 anni. Questi lavoratori potranno andare in pensione anticipata se hanno accumulato almeno 41 anni di contributi. L’assegno della pensione sarà erogato dopo tre mesi dopo la maturazione dei requisiti.
  • C’è anche la possibilità di andare in pensionamento precoce per i lavori gravosi. In questo caso, lo potranno richiedere i lavoratori con un minimo di 66 anni e 7 mesi di età. Per poter fare richiesta, bisognerà rivolgersi all’INPS e compilare il modulo predisposto, con allegata la dichiarazione del datore di lavoro dei periodi di lavoro fatti.
  • Altra opzione è l’Isopensione ed è destinata ai lavoratori di aziende con più di 15 dipendenti. In questo caso, il datore di lavoro sottoscrive un accordo di esodo per il pensionamento anticipato, a costo dell’azienda. Il lavoratore percepirà un importo mensile pagato dall’ex datore di lavoro, dal momento in cui smette di lavorare fino all’inizio del suo pensionamento effettivo. Con questa opzione, c’è la possibilità di anticipare il pensionamento di 7 anni fino al 2020, mentre, dopo il 2020, si avrà la possibilità di anticipare il pensionamento di 4 anni.
  • Ultima opzione di pensionamento anticipato è il Cumulo dei contributi. In questo caso, il lavoratore potrà accumulare i periodi assicurativi non coincidenti, così da poter avere un’unica pensione, facendo riferimento a tutte le regole di calcolo di ogni fondo.
    Potranno accedere a questa opzione tutti i lavoratori che sono iscritti a due o più forme di assicurazione obbligatoria (superstiti, vecchiaia, invalidità), chi è iscritto alla gestione separata dell’INPS e chi è iscritto alle casse professionali. Quest’opzione è dedicata soprattutto a chi ha carriere frammentate, così da poter ottenere un cumulo di contributi.

Quindi, con la nuova riforma sul lavoro, cambia il metodo di flessibilità delle pensioni in uscita per certe categorie di lavoro specifiche, a seconda sia della tipologia di lavoro fatto e sia per il sesso o il tipo di pensione percepita.

Flessibilità delle pensioni in uscita: cosa cambia nelle pensioni tramite l’APE

Con la nuova riforma, cambiano anche le direttive, per quanto riguarda la flessibilità delle pensioni in uscita, se si fa ricorso all’APE. Vediamo cosa cambia.

Una delle possibilità è l’APE, ovvero l’anticipo pensionistico volontario. Ciò avviene nel caso il datore di lavoro privato decida il pensionamento anticipato, in modo indipendente dal numero di dipendenti e dall’accordo sindacale dell’azienda, a favore del lavoratore che vuole accedere al pensionamento anticipato.

In questo caso, il lavoratore otterrà un assegno ponte per un massimo di 43 mesi, prima della pensione per vecchiaia; questo assegno dovrà, poi, essere restituito tramite rate ventennali, sotto forma di trattenuta nella futura pensione. Quest’opzione è riservata ai lavoratori dipendenti che abbiano un minimo di 63 anni di età e che abbiano almeno vent’anni di contributi, a cui manchi non più di 3 anni e 7 mesi alla pensione di vecchiaia.

Altra opzione per il pensionamento anticipato è l’APE sociale, sempre una sorta di prestito-ponte che lo Stato dà ai lavoratori, che appartengono a certe categorie, per andare in pensione ed a cui manchino 3 anni per il raggiungimento dei requisiti.

Questa opzione è riservata ai disoccupati che abbiano concluso l’indennità di conclusione da un periodo di almeno 3 mesi, con un accumulo di almeno 30 anni di contributi; un’altra categoria sono i lavoratori che devono assistere i familiari conviventi di 1° grado con disabilità gravi e che abbiano 30 anni di contributi da almeno 6 mesi; altra categoria sono i lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro pesante e che lo abbiano svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7 anni di lavoro e che abbiano un minimo di 36 anni di contributi.

Queste categorie di lavoratori potranno richiedere un anticipo di pensione, se hanno un minimo di 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi. Nel caso delle lavoratrici madri, questa categoria potrà richiedere un anno di sconto, per quanto riguarda i contributi, per ogni figlio, fino ad un massimo di due anni.

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