Vediamo come si apre questo Agosto 2019 e quanto è emerso nel quadro politico italiano prima della tanto agognata pausa estiva facendo riferimento ai sondaggi politici elettorali per quanto concerne i tre maggiori partiti politici in Italia e, di conseguenza, i loro tre leader (capi gruppo, segretari o leader, in qualsiasi maniera essi si vogliano definire): Movimento 5 Stelle, Lega e Partito Democratico.
Sondaggi politici elettorali Agosto 2019: risultati altalenanti
A causa del tipo di elettorato sempre meno affezionato alle nuove figure politiche e ai rispettivi partiti che esse rappresentano in Italia, oltre alle ragioni già espresse nelle righe precedenti, i risultati dei sondaggi degli ultimi tempi sono stati piuttosto altalenanti. Le analisi politiche svolte attraverso il popolo votante vede tendenzialmente una situazione similare per Movimento 5 Stelle e Partito Democratico che insieme si vedono in una condizione opposta rispetto al partito rappresentato da Matteo Salvini: quando la percentuale di elettorato a favore dei due partiti sale, anche di pochi punti di perentuale, quella della Lega tendenzialmente è solita abbassarsi e viceversa. Una situazione del genere sembra essere abbastanza paradossale se valutiamo i risultati di tali sondaggi tenendo opportunamente in considerazione l’alleanza di governo gialloverde che, soprattutto per gli elettori della Lega, alcuni dei quali estremamente affezionati a provvedimenti come flat tax e TAV che non sempre trovano l’appoggio sperato negli alleati di governo, sembra essere una lama a doppio taglio. Non c’è, però, più da stupirsi: la politica italiana pullula ormai da anni di situazioni che mostrano caratteristiche fra loro paradossali. Se negli ultimi mesi, però, sembrava che il Movimento 5 Stelle avesse visto una fioca luce salendo nelle percentuali e che il Partito Democratico fosse in ripresa a discapito della Lega, che restava comunque il primo partito, ma gli ultimi sondaggi politici elettorali mostrano che questa situazione si è già ribaltata nel giro di poche settimane. Vediamo perché.
Movimento 5 Stelle: una fase di stallo per un elettorato deluso e scontento e la ricerca di novità
Che l’abito non facesse il monaco, come si suole dire con un famoso proverbio, lo sapevamo già, ma siamo sicuri che un uomo non possa fare un partito politico? La storia della politica del nostro Paese e non solo ci ha dimostrato come, in numerose situazioni, la presenza o l’assenza di un determinato individuo ad occupare un particolare ruolo all’interno di un partito abbia influenzato l’indice di gradimento da parte del proprio elettorato e non solo. Dopo il Partito Democratico il quale, come vedremo in seguito, aveva puntato tutto sul neosegretario Nicola Zingaretti, anche il Movimento 5 Stelle sembra prendere in considerazione una simile idea. Avendo alla mano i dati relativi ai sondaggi di Luglio, che vedono i pentastellati fermarsi al terzo posto fra i primi tre partiti italiani, con un 17,2 % di preferenze il primo Luglio e con una crescita dello 0, 2 % la settimana successiva, si è immaginato all’interno del Movimento che fosse necessario se non un cambio di rotta, almeno un cambio di timoniere: qualche tempo fa possibili rumors avrebbero visto Giuseppe Conte come nuovo leader, peccato che anche in questo il 42, 4 % degli utenti intervistati abbiano bocciato questa idea.
Dopo questo nuovo “no”, come esce da questo periodo nero e pesante, basti pensare al sì alla Tav prima della pausa estiva del 2019, il partito che, esattamente un anno fa, si presenta come prima forza lungo lo stivale? Ad un anno di distanza il Movimento 5 Stelle di fatto non supera il 17,6 % dei consensi, dimostrando un raro andamento di crescita a rilento e, più spesso, una situazione di duro stallo, come quello che possiamo riscontrare nella fase in corso.
La Lega di Salvini in ascesa continua nei sondaggi politici elettorali di agosto 2019
Volendo continuare il paragone con lo scorso anno, è necessario citare il boom avvenuto proprio nel periodo relativo alla pausa estiva quando la Lega che tallonava ormai da un po’ il Movimento 5 Stelle, si è ritrovato ad essere prima forza politica in Italia. Lo abbiamo visto con le elezioni europee e con quelle che hanno visto alle urne diverse regioni e altrettanti comuni italiani e lo continuiamo a notare ogni giorno: la Lega di Salvini sembra davvero inarrestabile: sebbene abbia subito di recente alcuni contraccolpi, la sua crescita non è mai venuta meno negli ultimi tempi, sebbene ad oggi l’andamento con cui si mostra ai sondaggi sia meno accelerato. Nel lungo termine, invece, sembra raggiungere più del 20 % di preferenze rispetto ai risultati dello scorso 4 Marzo, raggiungendo addirittura il 38, 1 %. A ben poco sono serviti il Russiagate, il sì alla TAV al governo e vari gossip che vedrebbero posto sotto una cattiva luce il leader del Carroccio, ultimo dei quali vede nel mirino il figlio di Salvini che sfiora a pelo d’acqua il mare di Milano Marittima a bordo di una moto d’acqua della polizia con conseguente allontanamento dei giornalisti dai luoghi dell’accaduto da parte di alcuni agenti: la Lega di Salvini continua a dividere gli italiani e ad “accaparrarsi” la metà più sostanziosa di essi. Che l’unico difetto di questo primo partito portato alla ribalta da Matteo Salvini siano gli ostacoli dovuti al Movimento 5 Stelle con cui condivide le poltrone del governo? Lo scopriremo in seguito, ma poiché continua ad essere un partito in ascesa, nel frattempo occorre continuare a tenere d’occhio i sondaggi perché potremmo facilmente ritrovare, una volta rientrati dalle ferie a Settembre, una Lega al 40 %.
Partito Democratico nei sondaggi politici di agosto 2019: qual è l’effetto Zingaretti?
Proprio un asso nella manica, infatti, sembrava essere il nuovo segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, già presidente della regione Lazio. Senza dubbio, come abbiamo auto modo di constatare già a Marzo del 2019, la scelta di questo nuovo leader alla guida del Partito Democratico non ha così tanto deluso le aspettative e anche oggi, a metà inoltrata del 2019, i risultati sembrano essere tutt’altro che scadenti. Il Partito Democratico dopo il triste stallo dei periodi precedenti riprende quota e si mostra al secondo posto fra le prime tre forze politiche in Italia, vantando un elettorato più vasto rispetto a quello deluso e assente post Renzi. Che gli elettori a favore del Partito Democratico oggi siano vecchi affezionati che, una volta delusi dal segretario precedente, non abbiano più votato o “pentiti” che si erano lasciati convincere da quella che sembrava essere una nuova forza politica brillante come il Movimento 5 Stelle, non ci è dato, però, saperlo. Al momento il ritorno delle preferenze ha portato il Partito Democratico a superare il 20 %, sia alle elezioni europee che nei sondaggi successivi, continuando costantemente, in entrambi i casi, a presentarsi come secondo partito in Italia.
Nonostante ciò, però, non riesce ad affermarsi rispetto alla Lega di Salvini che resta davanti al partito di sinistra oggi più votato in Italia con 10 punti di percentuale ormai ben consolidati. Non solo: i continui scontri fra vecchi e nuovi leader e i possibili ennesimi scenari di scissione e logoramento del partito che lo porterebbero soltanto a diminuire e ad arretrare nei risultati di sondaggi e elezioni, ma anche il caso cult del mese di Luglio del 2019 che ha portato alla luce tutti i retroscena dei fatti di Bibbiano, non soltanto aiuterebbero il Partito Democratico a continuare la scalata nei risultati dei sondaggi politici elettorali e la rincorsa verso la Lega di Matteo Salvini, ma sembrano fare in modo che esso continui ad arretrare di pochi sostanziali punti percentuali. Possiamo, dunque, riscontrare come dal 23, 6 % di preferenze raccolte nel 18 Luglio del 2019 a distanza di pochi giorni si arrivi, a strapiombo, a non superare il 22, 7 % del 25 Luglio, ad appena una settimana di distanza, dimostrando di avere un percorso di decrescita molto più celere rispetto a quello di crescita che aveva, invece, visto avanzare il partito con percentuali molto basse, tendenzialmente in linea con quelle che portavano ad avanzare i partiti più piccoli i quali, in genere, crescono nei sondaggi non più di uno 0, 1 % o 0, 2 % alla volta.