La Borsa internazionale non lascia un attimo di respiro agli investitori, nemmeno in questo ultimo mese dell’anno.
Gli sviluppi in ambito politico, hanno avuto importantissime ripercussioni sull’andamento dei prezzi del petrolio, tanto che le oscillazioni del Brent previste per questo dicembre 2019 destano ancora delle forti preoccupazioni.
Cosa si prospetta in vista della chiusura dell’anno? A quanto è prevista la quotazione del greggio?
Gli interrogativi sono molti e non tutti di facile risposta; nel prossimo articolo viene proposta una panoramica relativa alle ultime notizie in campo economico internazionale, le previsioni ed infine il prezzo in tempo reale del petrolio Brent per il prossimo dicembre.
Quotazione del Petrolio Brent Dicembre 2019: le ultime notizie
La fine di questo 2019 si prospetta oscillante sia sotto il profilo politico sia di conseguenza, sotto quello economico.
Le profonde crisi e l’insofferenza che hanno caratterizzato questi ultimi mesi paesi come l’Iran, sembrano non trovare una risoluzione concreta nemmeno per dicembre.
Sicuramente l‘annuncio dell’Arabia Saudita di sbarcare in modo autonomo entro il prossimo 2020 nella borsa internazionale, non ha affatto giovato ad una situazione geopolitica estremamente difficile e delicata.
La ricchezza petrolifera presente in questa area del mondo, ha consentito nell’ultimo quarto di secolo una repentina trasformazione, che ha visto di conseguenza la nascita di un’economia ricca e florida.
L’area del Medio Oriente, pur essendo da anni la più grande produttrice di petrolio, non ha mai avuto voce in capitolo sul mercato, ma si è sempre appoggiata ai due storici benchmark chiamati Brent e WTI, i quali hanno dominano la scena del mondo petrolifero in modo incontrastato, senza dover fare i conti con ulteriori rivali, dagli anni 70 del novecento.
La nascita di un nuovo benchmark del tutto made in Arabia prevista per dicembre, ha dato uno scossone importantissimo alle quotazioni di Brent e WTI: la volontà dei paesi del Medio Oriente, nella fattispecie quella degli Emirati Arabi Uniti, è quella di non proporsi più all’interno del mercato solo come produttori e venditori passivi di greggio, ma le “monarchie da petrolio” vogliono avere una maggiore voce in capitolo e creare una finanza in loco più solida.
Questa novità, è supportata anche dal benvolere di ICE (InterContinental Exchange) e dell’ICE Murban, oltre che dai più grandi colossi che lavorano il greggio come Total, Bp, Royal Dutch, Shell, PetroChina e Vitol.
Con questa mossa, i sauditi puntano a raggiungere due importanti obiettivi: anzitutto il loro scopo primario è quello di diversificare la produzione interna e le stesse fonti per incrementare le entrate statali, ottenendo con la parziale privatizzazione ingenti risorse allo scopo; il secondo punto è quello di essere maggiormente “orientati al mercato” (market oriented), sganciando in modo sempre più netto, le loro decisioni dalle richieste dei partner, specialmente quelli in maggiore difficoltà economica quali il Venezuela, la Nigeria, l’Iran e la Libia.
Questo annuncio, che si prospetta diventare di rilevanza storica, porterà con se un mutamento sostanziale delle relazioni non soltanto geopolitiche, ma anche finanziare ed economiche.
Vista la situazione che è stata analizzata, non sono poche le persone che iniziano a nutrire dei timori per il destino dell’OPEC, in quanto Aramco dovrà rispondere dal lato dell’offerta sempre di più al mercato, ridimensionando nettamente il peso decisionale dell’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio.
Questa mossa rischia dunque di stravolgere l’enorme potere del cartello petrolifero, ponendo al di sopra di esso un grande punto interrogativo circa la sua sopravvivenza.
L’arrivo in borsa di nuovi cartelli petroliferi, implicano che da dicembre 2019 Aramco dovrà necessariamente rendere conto ai privati circa la fissazione di prezzi e produzione del Brent, allentando sempre più le riflessioni legate a strategie di stampo geopolitico.
Altra area da non sottovalutare è quella europea: alla fine di novembre i futures sul Brent hanno registrato un lieve calo di 0,28$, ovvero lo 0.45%.
La discesa dei titoli petroliferi sulle borse del vecchio continente è strettamente legata ai fattori di correzione dei prezzi del petrolio, dovuta alle indiscrezioni fuoriuscite negli ultimi giorni di novembre sulla “freddezza” dei grandi esportatori volti a ridurre le soglie produttive.
Sicuramente ad inficiare in modo sostanziale al calo del valore del Brent, è stata anche la tiepida ed inaspettata riposta del mercato all’annuncio di una possibile proroga della Brexit, concessa dall’Unione Europea al Regno Unito.
Quotazione del petrolio Brent a Dicembre 2019: le previsioni
In questa situazione di grande incertezza e cambiamenti, la domanda che investitori e borsisti si pongono in continuazione è: “cosa accadrà dunque al prezzo del Brent in questo dicembre 2019?”.
Il mese di novembre ha registrato un trend in rialzo, dato anche dalla forte speranza del concretizzarsi dell’accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina per porre un punto definitivo alla guerra che oramai va avanti da mesi.
Già all’inizio dell’autunno, i massimi esponenti della finanza americana avevano espresso profonde preoccupazioni, circa un possibile calo drastico del greggio, tale da passare da 60$ al barile, fino a 40$.
Questa prospettiva fortunatamente non si è avverata, tuttavia il mercato non smette di avere il fiato corto ad ogni oscillazione registrata del greggio.
Sull’aumento in positivo del Brent, aveva inficiato anche la dichiarazione del Opec, di un possibile calo della domanda di circa 1,12 milioni in meno rispetto al 2019.
Questo permette di parlare di un surplus del 2020 di circa 70.000 bpd, che è inferiore a quanto indicato nelle relazioni precedenti.
Le previsioni per l’ultimo mese dell’anno lasciano grandi speranze, circa il proseguimento di questo trend, sopratutto alla luce degli sviluppi dei colloqui tra USA e Cina.
Basta pensare che in una sola settimana, grazie anche al clima generale favorevole, gli investitori hanno chiuso i contratti, attestando un sostanziale aumento di ben 9 centesimi per il petrolio WTI, mentre il Brent ha registrato fino ad un rialzo di 14 centesimi.
Le limitazioni di incrementi più consistenti per dicembre, sono ancora una volta legate alla mancanza di sicurezza delle questione commerciale tra i due colossi del mondo, USA e Cina.
Il trend previsto dagli analisti per dicembre, prevede un leggerissimo ribasso che tuttavia non porterà il Brent al di sotto dei 60$ al barile; questa visione è ampiamente condivisa anche dagli esperti di Barclays, i quali aggiungono che, salvo imprevisti politici o incidenti di altra natura, ci sono ottime possibilità che il costo del greggio Brent rimarrà sempre al di sopra della soglia dei 60 anche nei prossimi due anni.
Le previsioni per le prossime settimane, lasciano agli investitori ampi margini di ottimismo:dopo le quotazioni in lieve ribasso dell’ultima fase di novembre infatti, gli esperti di finanza internazionale prevedono un aumento sostanziale, specialmente dopo la tavola rotonda tra i paesi membri dell’Opec prevista per i primi giorni di dicembre, la quale riguarderà dei possibili tagli alla produzione.
Altro fattore da non sottovalutare nell’analisi dell’azione ribassista del petrolio, è legato anche nel mese di dicembre alla questione economica cinese.
Le preoccupazioni sono state esacerbate sopratutto dopo che il National Bureau of Statistics cinese, nell’ultima settimana di novembre ha esposto i dati statistici dell’ultima stagione industriale: da settembre dello scorso anno, i profitti sono diminuiti ben oltre i 5 punti percentuali.
A seguito degli sviluppi delle ultime settimane il greggio, ha catalizzato su ste stesso l’attenzione, in quanto si mostra promettente nel mercato internazionale.
Sono soprattutto gli investitori europei a guardare con particolare interesse questo “oro nero”, in quanto la prospettiva di una stabilizzazione dei paesi dell’OPEC garantirebbe loro dei profitti non indifferenti.
Il costo relativamente basso registrato fino ad ora, permette infatti di fare degli acquisti strategici e molto convenienti, impiegabili a lungo termine rivendendoli a prezzi decisamente gonfiati.
Quotazione petrolio Brent Dicembre 2019: il prezzo in tempo reale
Avere una panoramica sempre aggiornata delle quotazioni petrolifere, è essenziale per qualsiasi investitore interessato a questo specifico settore dell’economia.
Il Brent è costantemente monitorato dal mercato della Borsa di Londra e più precisamente sul mercato ICE o IntercontinentalExchange.
Gli strumenti messi a disposizione per conoscere sempre in tempo reale tutte le fluttuazioni del Brent sono numerosi, tuttavia le pagine online di finanza internazionale sono senza ombra di dubbio la via più facile e sicura.
Il web offre una vasta gamma di siti da poter consultare in qualsiasi momento, all’interno dei quali i dati vengono aggiornati in maniera costante minuto per minuto: uno dei migliori siti da consultare è trandingview.com, che permette ai propri visitatori di avere una panoramica chiara e netta sul mondo del petrolio Brent e delle sue oscillazioni.
Questo portale mette anzitutto in primo piano il prezzo in tempo reale, ma è possibile analizzare anche la chiusura precedente, il prezzo di apertura della mattina ed il range giornaliero dell’oscillazione del prezzo.
Grazie anche ad una rappresentazione grafica è possibile avere un’immagine chiara del mercato e delle sue mosse.
Altra fonte di grande importanza è il sito online del Sole24Ore: anche in questo caso il prezzo in tempo reale viene posto a centro della pagina, mentre al di sotto sono presentate le oscillazioni percentuali ed i movimenti di prezzo da inizio anno.
Un’altra pagina internet particolarmente chiara e ampiamente conosciuta dal mondo del trading è fxempire.com; grazie ad un’impaginazione semplice ed immediata, è possibile analizzare il mondo del Brent in ogni suo aspetto, dal prezzo attuale, alla gamma giornaliera, fino al prezzo di apertura dei mercati.
Il Brent rappresenta ancora oggi un investimento sicuro, tuttavia per potersi garantire dei profitti positivi è bene conoscere i movimenti e saper prendere le fluttuazioni di questa risorsa così importante per il mercato globale.
Le quotazioni dei barili di Brent dipendono specialmente dalla vendita e dagli acquisti dei grandi investitori, dunque dalla speculazione che si ha al livello mondiale.
Sotto questa prospettiva si presuppone che gli investitori definiscano un’analisi approfondita della domanda proveniente dai paesi importatori; la situazione geopolitica dei paesi produttori; il volume del petrolio greggio prodotto sia dai paesi facenti parte del cartello dell’OPEC ma anche dai quelli del Mare del Nord ed infine il valore del dollaro, in quanto il Brent, pur essendo quotato nella borsa europea, è valutato con la moneta americana, quindi ogni fluttuazione di questa tende a influenzare il suo corso.