La “soluzione politica” dell’amnistia a Berlusconi non ha niente di politico: che sconti la sua condanna!
È del tutto normale che sessanta milioni di abitanti abbiano il loro destino legato a quello di un solo uomo? E che un solo uomo tenga in scacco un intero Paese? La risposta dovrebbe essere un no deciso, ineluttabile, non negoziabile. La realtà, invece, è un’altra, che consente di rispondere sì alla domanda. E l’uomo è sempre lui, il solito, il più chiacchierato, il più invidiato, il più scaltro, il più amato, il più odiato, il più egoista, il più viziato, il più… Silvio Berlusconi.
Il governo, il superamento della crisi in cui siamo impantanati, la disoccupazione, le tasse che aumentano, le famiglie italiane allo stremo: tutto questo e molto altro pendono dalle labbra di Berlusconi, quelle labbra che, secondo le minacce, dovrebbero dare l’ordine di far saltare il governo Letta, che il Pdl appoggia solo per gli interessi – economici e giudiziari – del Cavaliere. Quel “Cavaliere” che dovrebbe essere revocato, come già accaduto per Licio Gelli, al quale, per le condanne riportate, è stato revocato il titolo onorifico di “Commendatore”. Certo, un sinonimo in meno a disposizione visto che Berlusconi è quotidianamente su giornali e televisioni, ma se ne potrebbe usare un altro, l’”ex Cavaliere”, così come oggi si usa l’”ex premier”.
Già da prima della conferma della sua condanna per frode fiscale dalla Cassazione, sono iniziate le minacce quotidiane a viso aperto al governo e ora, data la sua scomoda posizione. continua a voler tenere sotto scacco il premier e il Pd, che non devono, secondo lui, votare la sua decadenza. Non si riesce a capire la sfrontatezza dell’ex premier e dei suoi, quando tutti i giorni chiedono apertamente la salvezza di Berlusconi, pena la fine del governo. Innanzitutto c’è da chiedersi se una parte della politica possa, con la più ampia pubblicità, chiedere al capo dello Stato, al premier e all’Italia, di trovare alla svelta un modo per aggirare – e raggirare – la legge per “riconvertire” la posizione di Berlusconi.
Ma è davvero così normale? Nel marasma legislativo, dove è un’impresa orientarsi, si scovano leggi e leggine da rivoltare come un calzino, finché non ne esce qualcosa che possa servire alla causa di turno. Una delle quali è la famigerata legge del ’57, secondo la quale non è candidabile chi è titolare di concessioni governative e riesumata per il caso Berlusconi, ma poi persa per strada. Non se ne è più sentito parlare. Tutto normale per i politici italiani. Ora, invece, al centro della polemica è la legge Severino, per la quale il Cavaliere sarebbe fuori dai giochi. C’è un “ma” però: si sta prendendo per i capelli la sua eventuale validità retroattiva. E poi la Giunta per le elezioni del Senato. Il presidente Stefàno ha assicurato che l’organo collegiale rispetterà i tempi per la decisione, però circolano strane voci circa la possibilità di procrastinare, con varie tattiche, i tempi della sentenza. E, infine, le minacce e i ricatti al Pd che non deve assolutamente votare, in aula, la decadenza di Berlusconi. Insomma, la solita politica del malaffare, dell’intrigo, della connivenza, dell’interesse – non generale -, ovviamente.
La notizia fresca fresca è che si sta “ragionando” sulla possibilità di impiantare una bella amnistia. Già il ministro della Difesa Mario Mauro prova a far passare questa singolare idea come “soluzione politica” che risolverebbe il caso dell’agibilità politica di Berlusconi, sconfessato però dal suo capogruppo al Senato di Scelta Civica. Poi ci si è messa pure la titolare della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che si dice favorevole all’amnistia e si rimette alle scelte della politica. Pilato in gonnella!
Visto tutto questo gran putiferio, che certamente ci porterà – ancor più – sui media di tutto il Pianeta e che farà fare delle gran risate anche a chi, “fortunatamente”, di media non ne ha, proviamo a buttare giù qualche ipotesi. Ma prima sarebbe il caso di ricordare cos’è l’amnistia. Prima di tutto questo istituto è previsto dall’articolo 79 della Costituzione, ed è un provvedimento generale di clemenza che, in base all’articolo 151 del codice penale, estingue il reato e, se vi è stata condanna, fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene accessorie. Perfetto: calza bene al “caso” Berlusconi. L’amnistia, occorre ricordarlo, è sempre stato un cavallo di battaglia dei Radicali e la curiosità è che il centrodestra è sempre stato contrario a questo tipo di provvedimento. L’unico provvedimento che sono riusciti ad approvare è stato l’indulto del 2006 del Governo Prodi, che – come prevedibile – non ha risolto i problemi della giustizia per la quale era stato pensato (?) ma, al contrario, ha risolto qualcosa per il Cavaliere, poiché il centrodestra ha inserito nell’indulto reati che riguardavano Berlusconi, tra cui, per l’appunto, la frode fiscale.
Però l’amnistia ha anche dei punti deboli. Primo di tutti la maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere. La maggioranza che governa ha certamente i numeri, ma il Pd dovrebbe votare compatto a favore: cosa improbabile viste le spaccature interne. Senza contare che l’ultima amnistia fatta in Italia risale al 1990, proprio per la mancanza della maggioranza dei due terzi. Altro punto debole è la definizione dei reati da amnistiare. Scelta che spetta al Parlamento ma, di solito, visti i precedenti, si deve trovare un corpus di reati coerenti tra loro, ad esempio solo reati tributari, solo reati con pena al di sotto di una soglia stabilita e via dicendo. Per salvare Berlusconi si dovrebbe metterne insieme chissà quanti. Infatti, sarebbe inutile un’amnistia solo per il caso Mediaset, poiché Berlusconi ha in corso altri procedimenti che potrebbero contemplare anche pene maggiori – come il caso Ruby. In questo caso bisognerebbe unire reati fiscali e favoreggiamento della prostituzione minorile, senza poter ricorrere in futuro, però, a una nuova amnistia in caso di nuova condanna perché, per consuetudine, l’amnistia non vale per i recidivi.
Quindi il caso è complesso e probabilmente non se ne farà niente. Nonostante tutto, però, appena nata la proposta di amnistia, il Pdl ci si è buttato addosso come il cane con l’osso, con la connivenza, come detto, di altri esponenti governativi come Mario Mauro e Anna Maria Cancellieri. Per fortuna è intervenuto l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, il quale ha assicurato che “non è un provvedimento ad personam, bensì tocca una questione generale”. Intendeva il problema del sovraffollamento delle carceri. Ora, dopo questa dichiarazione, siamo più tranquilli: nessun attacco alla democrazia.
Bene, torniamo a noi e facciamo la prima ipotesi: si fa l’amnistia e Berlusconi ritorna lindo e pulito come mamma l’ha fatto. Il primo problema nasce, come accennato, ai procedimenti che ha in corso e che potrebbero riservare amare sorprese come quello Mediaset. Mi riferisco al caso Ruby. Una nuova condanna cosa produrrebbe? Per forza di cose una nuova amnistia, altrimenti si sarebbe punto e a capo e non occorrerebbe fare nemmeno quella per l’ultima condanna della Cassazione. Ma una nuova amnistia è improponibile. Quindi, primo passo, nell’amnistia che verrà – se verrà –, occorre includere i reati di frode fiscale, concussione e prostituzione minorile. Ma poi c’è anche il caso De Gregorio, che pare sia stato corrotto da Berlusconi per far cadere il governo Prodi nel 2006. Quindi bisogna aggiungere al corpus reati dell’amnistia anche quello di corruzione. Ma i processi a carico di Berlusconi non sono finiti. Allora, se si vogliono eliminare i problemi di incandidabilità, decadenza dal ruolo di Senatore, interdizione dai pubblici uffici e via dicendo, l’idea giusta sarebbe impiantare un’amnistia a favore solo di Berlusconi, dove vengano contemplati tutti i reati che ha commesso in passato, nel presente e che commetterà, eventualmente, in futuro. Puff! Eliminata la questione Berlusconi.
Altra ipotesi: passa l’amnistia. Dopodomani la Guardia di Finanza scopre l’evasore fiscale Tizio: cosa succede? Per caso non si vorrà mica condannarlo? Perché allora cadrebbe anche il ricordo di quelle che erano giustizia e democrazia. Allora, soluzione finale, si dovrebbero eliminare dai nostri codici tutti i reati di cui il Cavaliere si è macchiato e di quelli che ipoteticamente compirà in futuro. È così che dovrebbe funzionare l’Italia, per attirare nuovi investitori e continuare ad agevolare quelli che abbiamo. Per far capire ai cittadini italiani che loro, i nostri politici, quelli che dovrebbero essere di esempio al nostro Paese e al mondo, sono invece un coacervo di contraddizioni, di idee confuse e contraddittorie, di quel malaffare che riesce a rendere loro come normale e dovuto, per una questione di giustizia, anche il solo pensare a un provvedimento di tale portata come l’amnistia, per sottrarre palesemente alla giustizia degli uomini un solo uomo, scaltro e trasgressivo, che però fa sognare qualche milione di elettori. Ma non tutti gli altri, che sono molti di più. Una proposta indecente.