Il Karma è un concetto molto caro alle filosofie orientali. Troppo spesso però accade di sentirne parlare in senso improprio, cioè accomunando il concetto di Karma alle teorie occidentali di Destino. In realtà il concetto di Karma è ben diverso dal concetto di fatalismo e di predestinazione insito nel termine Destino. Vediamo cosa significa il termine Karma, quale è la sua storia e alcuni esempi di teorie riguardanti il Karma.
Storia del Karma
Nella storia delle filosofie e religioni orientali il Karma riveste un ruolo davvero importante quanto affascinante.
Il concetto di Karma ha origine nella cultura indiana e più precisamente nella religione Vedica, cioè la religione praticata dalle popolazioni che abitavano l’area nord-occidentale dell’India. Nel rituale vedico il sacrificio ricopriva un ruolo importante ed era occasione di scambio tra l’uomo e la divinità. Con il sacrificio l’uomo cercava di ottenere godimenti e privilegi terreni dalla divinità che in questa fase non è ancora tenuta a rispondere.
Tuttavia, il concetto di Karma, così come poi è arrivato anche nella cultura occidentale trae la sua origine dai testi del Brahmana, i testi sacri indiani scritti in sanscrito – antica lingua indiana – all’interno dei quali il concetto di sacrificio di organizza e si razionalizza definitivamente e la risposta della divinità al sacrificio dell’uomo diventa una reazione necessaria e automatica. Quindi, compiere molti atti sacrificali nel corso della vita consente di ottenere molti privilegi e risultati favorevoli nella vita futura, al contrario, chi ne farà celebrare pochi, otterrà pochi benefici nelle vite future. Già in questa fase primordiale della concezione del Karma esiste in quello che sarà il principio posto alla base del concetto di Karma: il principio di causa-effetto. Secondo questo principio, niente accade per caso, ma tutto è strettamente collegato a una causa determinata. Talvolta però la causa determinata di un effetto potrebbe essere collocata in un tempo distante da quello attuale e riferibile alle vite precedenti.
Per questo, infatti, la legge di causa effetto è strettamente connessa con il principio profondo della vita e al suo incessante ripetersi. Tale principio è chiamato Samsara e in esso è racchiuso il concetto di reincarnazione, cioè la rinascita compiuta da ogni anima in un ciclo vitale continuo e perenne che a sua volta è incastrato in un ingranaggio più grande che comprende l’intero universo e tutte le specie viventi.
Pur discostandosi in alcuni punti e assumendo caratteristiche precipue, il concetto di karma – inteso come sacrificio prima e come azione ripetuta per tutta la vita poi – è diventato la base per lo sviluppo di ulteriori discipline orientali, come il Buddismo che ha declinato la definizione più conosciuta del concetto di Karma. Secondo la filosofia buddista infatti, il karma è il bagaglio di azioni compiute e scelte intraprese vissute dall’individuo e che non sono altro che la manifestazione concreta di effetti che trovano la loro causa nel passato. Analogamente, se si vuole comprendere i risultati che si manifesteranno nel futuro occorre prestare attenzione alle cause poste nel presente.
Intorno al XIX secolo il concetto di Karma, grazie anche alla diffusione delle filosofie buddiste e new age, ha poi preso piede praticamente in tutto l’Occidente.
Che cos’è il Karma: significato letterale, da cosa deriva il termine
Ma letteralmente che significato ha il termine Karma?
Come visto poco sopra, la storia insegna che la parola Karma ha origine dal sanscrito, in verità ne è l’adattamento del termine sanscrito Kárman o meglio noto Karman. Il termine ha la sua primissima attestazione nei Veda la raccolta di testi sacri scritti in antico sanscrito vedico. In questi testi, il termine Karman è utilizzato con il significato di “atto”, “evento rituale”.
A sua volta l’etimologia del termine in lingua sanscrita, trae origine:
- dal greco antico κραίνω (kràino) che significa letteralmente “fare”, “portare a compimento”, “ottenere”;
- dal latino creo che ha lo stesso significato dell’italiano corrente, creare.
Perciò il karman è tutto ciò che si manifesta e si crea mediante un’azione attiva.
Infatti non a caso, l’equivalente occidentale del significato di karma è diventato poi, più genericamente, proprio “azione”.
Da qui il significato è poi passato a indicare ben presto il generale “agire” degli esseri viventi, più o meno consapevole (a seconda delle teorie filosofico-religiose), al fine del raggiungimento di uno scopo.
Esempi di teoria del Karma
Come si può già intuire il concetto di karma non è un concetto che ha lo stesso valore in tutte le religioni, ma a seconda della filosofia il concetto di karma assume una sfumatura ben precisa. Vediamo il concetto del karma declinato nelle religioni più praticate.
Nel Buddismo, il karma è un principio al quale soggiace l’interno universo e secondo il quale una buona azione genera rinascite positive dello spirito che ha compiuto l’azione, al contrario, un’azione non virtuosa e compiuta intenzionalmente produce sofferenza e quindi comporta una rinascita negativa. Dunque, quando si compie un’azione nobile si produce karma positivo, mentre ogni qualvolta si compie una pessima azione il karma sarà negativo. Ogni essere vivente è soggetto al grande ciclo del karma che farà sì che ogni azione, positiva o negativa che sia, si ripercuote nelle vite future, come una condanna o come un premio.
Naturalmente nel buddismo vi sono varie correnti e ognuna di esse declina il concetto del karma in base ai suoi principi.
Nel Giainismo (una variante della filosofia vedica e brahmanica), il concetto di karma è invece strettamente connesso con il principio della trasmigrazione dell’anima, la quale, per raggiungere la purezza della prima nascita, deve astrarsi il più possibile dall’attrazione verso i bisogni terreni e la violenza. Le azioni hanno sempre delle conseguenze che possono essere immediate oppure verificabili nelle successive vite.
Infine, nell’Induismo il karma è inseparabile dal concetto di Samsara (il ciclo della vita) e di Moksa (liberazione, affrancamento). I tre concetti costituiscono nel loro insieme la dottrina della rinascita la quale tenta di spiegare le disuguaglianze alla base delle nascite e delle sofferenze che ogni individuo è costretto a subire nel corso della sua vita presente. Secondo questa spiegazione Le differenze sono spiegabili sulla base delle azioni positive e negative compiute nelle vite precedenti e che ogni individuo dovrà espiare per raggiungere la sua illuminazione.
Far risalire l’etimologia della parola karma al greco o addirittura al latino non mi convince anche per ragioni cronologiche. Per correttezza devo ammettere di non avere una competenza specifica sull’argomento ma nel caso di altre etimologie, in particolare di toponomastica montana preindoeuropea, il riduzionismo alla derivazione latina risulta ridicolmente limitativo, come se prima o altrove non fossero esistite lingue e culture.