Primadonna è un film che racconta una Sicilia degli anni sessanta dove era d’uso il matrimonio riparatore. Una tradizione arcaica a testimonianza della violenta sopraffazione dell’uomo sulla donna nei secoli. La regista, Marta Savina, ha saputo dare alla sua opera anche un tocco di verismo, parlando di un fatto di cronaca che ha coinvolto la figlia diciasettenne di una famiglia di contadini.
Primadonna, la recensione: il processo contro il matrimonio riparatore
Franca Viola fu la prima donna in Sicilia e in Italia che nel 1965 pose fine alla pratica del matrimonio riparatore. Fece arrestare i suoi aguzzini per violenza, rapimento e sequestro di persona, e al suo spasimante, una condanna per stupro. Fino allora questa era l’usanza popolare accettata dalla società italiana; era il prezzo da pagare dalle donne disonorate. Un’umiliazione che le donne dovevano subire in silenzio che finiva con un mortificante matrimonio con uomini che non amavano.
Nel film viene evidenziato anche la complicità delle forze dell’ordine e del parroco con il capo mafioso. L’incontro per appacificare le parti si svolge a cena a casa del mafioso. Sono presenti, oltre il parroco e il capitano dei carabinieri, Lia – nome assegnatole nel film – e i suoi genitori, e il boss e suo figlio. Tutto era stato organizzato per far ritirare la denuncia, ma la ragazza non accetta di firmare non toglie la denuncia.
Il processo ebbe luogo, a porte aperte, nel Tribunale di Trapani il 29 dicembre 1966. Fu un processo rivoluzionario per la società italiana. Tutti i giornali ne parlarono, ma per una legge definitiva, si aspettò quindici anni. Soltanto il 5 settembre 1981 uscì la legge con la quale vennero aboliti gli “istituti di legge” del matrimonio riparatore e del delitto d’onore. In questo modo furono cancellati due articoli del Codice penale, gli articoli 544 e 587, che giustificavano omicidi, violenze e stupri. Finalmente l’Italia dirsi di essere uno stato dove son tutelati i diritti della persona e delle donne in particolare.
Attori in dialetto siciliano
Primadonna rappresenta il primo lungometraggio diretto da Marta Savina. Il film è stato recitato in dialetto siciliano. Una scelta giusta in quanto si descrive meglio l’ambiente sociale in cui si svolsero i fatti. Il dialetto non è del tutto comprensibile per un italiano di un’altra regione. Il film comunque è sottotitolato, però in inglese. Una traduzione in italiano dei sottotitoli sarebbe più gradita dal pubblico italiano in sala, ma è coerente con la natura di un festival internazionale.
Gli attori sono quasi tutti di origine siciliana, e grazie a loro stato possibile realizzare un film dignitoso nonostante un esiguo budget di spesa. La regista per raccontare la sua storia ha scelto attrici e attori eccellenti. La protagonista, Lia nel film, Franca Viola la donna realmente esistita, è interpretata da Claudia Gusmano, la bella contadina desiderata dal giovane figlio del capo mafia di un centro rurale siciliano. Il padre e la madre sono interpretati da Fabrizio Ferracane e da Manuela Ventura. Interessante la parte assegnata a Francesco Colella, attore calabrese, nella parte dell’ex sindaco. La sua persona fu bersaglio di pregiudizi dalla gente del paese perché omosessuale e cacciato dalla politica perché non sposato. Questa era l’Italia degli anni ’60. Poi abbiamo la fosca figura del figlio del boss interpretata da Dario Aita e per finire Gaetano Aronica nel principe del foro assunto dal capo mafia per difendere il figlio nel processo contro di lui. Qualcuno ricorderà Aronica nella serie Barbarians su Sky nella parte di Varo, generale romano colpevole del massacro delle sue legioni nel 9 d.C., nei pressi della foresta di Teutoburgo, Germania, per opera dei barbari germani.
Le uniche due figure che recitano in italiano, senza inflessioni dialettali, sono il parroco del paese, personificato dall’attore veneto Paolo Pierobon, e l’amica dell’ex-sindaco e prostituta del paese, interpretata dalla attrice e cantante Federica Victoria Caiozzo aka Thony.
Primadonna al Festival del Cinema di Roma: uscita
E’ un film drammatico che partecipa al Festiva del cinema di Roma 2022. Il lungometraggio è stato proiettato, in anteprima per i giornalisti, lunedì 17 ottobre al cinema Giulio Cesare di Roma. Il giorno dopo è stata fatta la presentazione ufficiale all’Auditorium della Conciliazione. Il film è stato realizzato con la coproduzione Italia-Francia con la Capri Entertainment, con la Medset Film in associazione con Tenderstories e in collaborazione con la Vision Distribution, Rai Cinema, Sky e distribuito da Europictures.
L’uscita nei cinema ancora non è stata dichiarata, ma l’attesa non sarà lunga per chi desidera vedere un buon film.