Tra i giovani e i giovanissimi si registra con sempre maggior frequenza un fenomeno piuttosto particolare e molto allarmante che porta chi ne è affetto a isolarsi mano a mano sempre di più fino a scomparire dalla società, tagliando i ponti con ogni forma di relazione sociale. Il fenomeno prende il nome di hikikomori. Vediamo di cosa si tratta, quali sono le implicazioni di questa sindrome e come guarire.
Hikikomori: traduzione della parola giapponese in italiano
Il termine hikikomori descrive, come già anticipato, una particolare sindrome comportamentale, che porta l’individuo che ne è affetto a ritirarsi e a isolarsi in maniera estrema e patologica. Il termine compare per la prima volta in Giappone, paese nel quale viene ufficialmente registrato il fenomeno, e nasce come fusione di due termini: hiku che significa “tirare” e komoru che vuol dire ritirarsi, chiudersi. Perciò, letteralmente, il termine vuol dire tirare se stessi verso la chiusura.
Per estensione quindi, l’hikikomori è quell’individuo affetto da una sindrome di natura psicologico comportamentale che porta il soggetto a ritirarsi lentamente da qualsiasi contesto pubblico. Contestualmente quindi, l’hikikomori interrompe i rapporti sociali, le situazioni che lo portano a vivere in mezzo agli altri e a interfacciarsi con il prossimo. In questo modo il soggetto sceglierà un auto confinamento dai contorni, talvolta davvero molto estremi.
Anche se il fenomeno ha una vasta attestazione soprattutto nel mondo orientale, assumendo dei connotati ben precisi, il fenomeno si è gradualmente esteso anche alle nostre latitudini, facendo registrare ogni anno un numero sempre crescente di casi. Si stima infatti che nel mondo orientale i casi registrati siano almeno 1.000.000, con un’incidenza maggiore tra i maschi (70%-90%), mentre nel nostro paese il fenomeno ha fatto registrare nell’ultimo anno una stima di 100.000 casi accertati.
Cosa significa Hikikomori: esempi pratici
Per comprendere meglio quali siano le implicazioni e le manifestazioni esterne di questa sindrome, possiamo portare all’attenzione qualche esempio pratico.
Il fenomeno degli hikikomori comporta un graduale, ma persistente ritiro dalla socialità. Nella fattispecie questo auto confinamento si traduce in una dichiarata volontà di non abbandonare la propria abitazione e, ancora peggio, la propria stanza, di solito la propria stanza da letto che diventa l’unico luogo fisico all’interno del quale l’hikikomori concepisce la sua esistenza. Nei casi più estremi, i giovani affetti da questa sindrome tendono a non lasciare la propria stanza nemmeno per andare in bagno.
Ecco che all’isolamento si accompagnano spesso una generalizzata trascuratezza della propria condizione igienico sanitaria.
Un altro esempio di questo comportamento è la tendenza ad accumulare oggetti all’interno della propria stanza: dal momento che la stanza da letto viene considerata l’unica dimensione abitabile ecco che quindi l’hikikomori tende a riempire quello spazio di tutto ciò che gli serve per vivere e per sostentarsi, contribuendo ad alimentare la sbagliata percezione di non aver bisogno di nient’altro che provenga dal mondo esterno.
Un altro chiaro esempio di hikikomori è la distorta percezione e relazione verso il prossimo. Gli altri sono considerati soltanto degli estranei, familiari compresi, e per questo, molto spesso, la relazione verso i propri genitori o verso i congiunti non solo è del tutto assente e, nei rari casi di contatto, essa diventa diffidente e aggressiva. La sola relazione concepita è quella verso un mondo virtuale dove il contatto con gli altri è completamente azzerato. Per questo motivo, solitamente, gli hikikomori si rifugiano nel mondo fittizio del web nel quale è possibile coltivare relazioni, passioni e attività senza avere alcun tipo di coinvolgimento fisico e, per certi versi, emotivo.
Infine, chi adotta un comportamento di estremo isolamento tende ad avere un quadro estremamente grave di depressione che sfocia, come estrema forma di autodifesa, proprio nell’auto esclusione sociale.
Anche se questi segnali di disturbo non compaiono tutti insieme contemporaneamente nello stesso soggetto, sono comunque presenti nei soggetti affetti da questa condizione.
Perché si diventa hikikomori?
Le cause scatenanti di questa sindrome non sono ascrivibili a un solo problema, ma a una commistione di cause di diversa natura.
Secondo molti studi di psicologia alla base del disturbo ci sarebbe un forte disagio adattivo sociale. L’ansia scatenata dal doversi rapportare con gli altri, sarebbe infatti la motivazione sottesa all’auto isolamento. Solitamente i giovani che sperimentano questa condizione di ansia hanno un elevato QI e una sensibilità molto sviluppata associata però a un carattere molto introverso e introspettivo che alimenta il disagio e provoca l’auto isolamento.
Un’altra causa molto comune tra i giovani affetti da questa condizione è il difficile e spesso conflittuale rapporto con i genitori. In una percentuale molto elevate di soggetti presi in esame, il seme del problema starebbe proprio nella gestione del rapporto genitoriale in alcuni casi il problema sarebbe proprio l’iperprotettività mentre in altri casi il problema risiederebbe nella iperincentività adottata dal genitore che esclude le necessità e i bisogni del figlio o della figlia. Gli hikikomori non riescono a risolvere il conflitto con il proprio genitore e rimangono incastrati in una eterna dinamica conflittuale che li spinge a chiudersi e a ritirarsi definitivamente dal mondo esterno. Gli individui hikikomori finiscono quindi per rimanere degli eterni adolescenti rispecchiando gli atteggiamenti tipici di quella fase, comprese le reazioni di avversione nei confronti dei propri genitori e adottando verso loro, comportamenti spesso violenti e aggressivi.
Come può guarire una persona “Hikikomori”?
Attualmente non esiste ancora una cura ufficiale anche perché la stessa sindrome non è ancora ben definita a livello medico. Tuttavia esistono delle strategie terapeutiche che consentono di apportare alcuni benefici. Il trattamento dell’hikikomori prevede un lavoro che parte dall’analisi del contesto sociale che circonda il giovane affetto e della rete di relazioni familiari e di amicizia che deve essere eseguito contestualmente alla terapia individuale. Il trattamento singolo può prevedere l’uso di farmaci combinati a una terapia psicologica di supporto proprio perché occorre lavorare sulle cause profonde che hanno scatenato il problema.
Si tratta di un lavoro molto complesso e delicato che deve necessariamente includere anche i componenti della famiglia dell’individuo per far si che vengano ricostruiti i sani equilibri interpersonali e abolite le dinamiche disfunzionali.
Solitamente, la terapia prevede anche di sottoporre l’individuo all’esecuzione di una serie di esercizi che lo espongono a tutte quelle circostanze temute e che sono alla base del conseguente isolamento. Naturalmente per far si che l’hikikomori cominci un percorso terapeutico occorre instaurare un forte rapporto di fiducia con il terapeuta che dovrà necessariamente effettuare le prime visite al domicilio del paziente, al fine di stanarlo dalla sua “gabbia” E iniziare un percorso terapeutico che, tuttavia, sarò molto lungo e complesso.