Tra i paesi del medio oriente contemporaneo, l’Afghanistan (letteralmente: terra degli Afghani) è sicuramente quello con la storia più travagliata di tutti.
Purtroppo, il Paese è fiaccato da circa 40 anni di guerre e combattimenti continui che hanno devastato intere regioni del paese e lasciato la popolazione locale in balia della povertà e della sofferenza.
Cerchiamo di capire quali sono state le ragioni storiche che hanno trascinato l’Afghanistan verso una guerra senza fine, analizzandone le premesse e le problematiche politiche di cui il paese si è reso protagonista nel corso degli anni.
Storia vecchia e storia contemporanea: l’Afghanistan in breve
Qualsiasi esperto di storia sosterrebbe che per conoscere la storia attuale dell’Afghanistan (come per ogni altro paese al mondo) occorrerebbe tracciare, seppur brevemente, un excursus storico per conoscere le vicende che hanno interessato il paese, poiché proprio la lettura e l’analisi degli avvenimenti storici consente di comprendere a fondo le motivazioni sottese dietro agli avvenimenti attuali.
L’Afghanistan è stato, fin dai tempi antichi, un paese interessato da contatti e scambi tra popolazioni. Tali momenti di scambio hanno condizionato irreversibilmente la storia del Paese, sia nel bene che nel male. Le prime notizie che si hanno dell’Afghanistan, infatti, riportano che il paese è stato interessato dalla dominazione di tantissime culture come quella persiana, greca e poi turca. Proprio durante questo periodo, che all’incirca si colloca tra il 2000 e il 1000 a.C., l’Afghanistan diventa un vero e proprio centro culturale per tutto il medio oriente. Sarà poi con l’invasione musulmana del 642 a.C. che ci sarà il primo, vero, brusco arresto culturale subito dal paese e una conversione all’Islam dei suoi abitanti pressoché quasi totale.
I primi veri scontri per la dominazione del paese iniziarono proprio a seguito dell’imposta egemonia araba che trovò una forte resistenza locale. La guida delle differenti regioni era infatti in mano ai signori locali, tra cui vi trovarono posto anche famiglie della nobiltà cinese che avevano spinto la loro influenza politica ed economica fino alla capitale Kabul. Fu solamente nel 1205 che il paese venne riunito tutto insieme sotto la guida dello Scià Muhammad II, per poi cadere definitivamente nelle mani dell’impero mongolo, nel 1219. Il periodo di dominazione mongola, con a capo Gengis Khan, fu uno dei più terribili poiché significò quasi sempre sterminio della popolazione, razzie, distruzione delle città originali e devastazione delle zone agricole. Alla morte di Gengis Khan vi fu una strenua lotta tra le supremazie locali che si contendevano la guida del paese, ma fu soltanto nel XVI secolo che il principe Tamerlano, fondatore della dinastia Moghul, riunì l’intero Afghanistan sotto la sua supremazia, eleggendo Kabul come capitale dello Stato.
In verità le guerre per il controllo del Paese non cessarono certo qui, ma proseguirono almeno fino a tutto il XX secolo.
Non possiamo non parlare degli avvenimenti contemporanei senza ricordare il coinvolgimento dell’Afghanistan nel conflitto armato contro la Gran Bretagna che proprio a cavallo tra la prima e la seconda metà del XIX secolo si contendeva l’area con la Russia. Durante questo periodo, infatti, le due potenze, quella russa e quella inglese dominavano l’area del medio oriente e cercavano di averla vinta sul proprio avversario. Anche l’Afghanistan fu coinvolto in questo gioco di potere dal quale tentò di difendersi come poteva. Le guerre contro la potenza inglese furono ben 3 e si conclusero con il trattato di Rawalpindi, stipulato nell’agosto del 1919 con il quale gli inglesi rinunciano definitivamente a ogni genere di pretesa sul Paese. Proprio per celebrare l’indipendenza difesa con tenacia, gli Afghani festeggiano il giorno dell’indipendenza ogni 19 agosto.
Durante tutto lo svolgersi della seconda guerra mondiale il paese si mantiene neutrale e, a conti fatti non si ricorda un coinvolgimento diretto nei fatti della guerra, per certi aspetti, quindi, si potrebbe quasi sostenere che il Paese, proprio durante gli anni più bui vissuti dall’Europa, vive un momento di tregua. Quando la seconda guerra mondiale termina, nel paese ascende il partito democratico popolare afgano, d’ispirazione marxista e leninista che tuttavia attuò un governo di repressione adottando la modalità della purga per esautorare dal parlamento qualsiasi forma di dissenso. Di fatto, si passò da una dittatura all’altra. Proprio in questo grave momento di instabilità e di insoddisfazione nacquero i gruppi di ribellione armata con caratteristiche ben nette e definite: i mujaheddin (che in afgano significa appunto: guerrigliero/combattente). Se all’inizio il fenomeno della guerriglia interna aveva forme proprie di resistenza al potere filosovietico che il partito rappresentava, con il tempo, invece, divenne un’arma di rivolta interna ad uso di potenze estere, una su tutte quella americana.
Guerre e problemi politici dell’Afghanistan
Quella illustrata in precedenza è solamente una minima parte della lunga e articolata storia geopolitica che riguarda l’Afghanistan. Seppur sommaria la storia che abbiamo snocciolato nei suoi momenti salienti ci fa comprendere che questo paese sia sempre stato al centro di un progetto geopolitico ben più ampio che giustifica quindi il coinvolgimento dell’Afghanistan in conflitti armati sanguinosi e lenti a spegnersi. A capo di questi disegni politici ci sono state, e continuano ad esserci, le superpotenze mondiali che, molto spesso, sono state foriere di guerra.
Alcuni dei conflitti armati che ancora oggi fiaccano il Paese affondano le radici in problemi antichi e mai veramente risolti. Ad esempio, il fatto che l’Afghanistan sia un paese pressoché ostile è dovuto essenzialmente alla dominazione mongola che ha distrutto per sempre l’elemento sedentario che caratterizzava il suo popolo. Non solo, la presenza mongola sul territorio afgano ha finito per distruggere il territorio e le sue risorse decretando definitivamente l’Afghanistan come una terra deserta e ostile, anche sul piano delle risorse energetiche.
Il vero grande problema dell’Afghanistan, se così vogliamo chiamarlo, è proprio quello che riguarda la sua posizione geografica: incastrato all’interno del subcontinente indiano, confina con la Cina, il Pakistan, l’Iran, il Turkmenistan, l’Uzbekistan e il Tajikistan. Proprio per questo motivo, per il suo essere una crocevia perfetto, l’Afghanistan è stata da sempre terra di contesa. L’egemonia straniera ha innescato due ordini di problemi: una ribellione armata che ha contribuito a devastare il Paese e allo stesso tempo un problema di ordine interno.
Se infatti i mujaheddin, almeno inizialmente erano un gruppo nato con l’obiettivo di ricacciare il nemico straniero fuori dai confini del paese, con il tempo è diventato un vero e proprio gruppo di estremisti armati, di fede islamica, che hanno come obiettivo quello di governare il paese e di sostituirsi all’attuale forma di governo.
Il problema maggiore si è poi venuto a creare nel momento in cui l’America, per contrastare l’avanzata sovietica nel paese afgano, ha iniziato a foraggiare con armi e denaro i gruppi estremisti. A loro volta però i gruppi estremisti si sono rivoltati contro le potenze americane, sentite ugualmente come nemiche straniere da combattere. Questo sentimento ha scatenato una guerra, forse la più lunga della storia americana, che ebbe inizio con l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre del 2001.
L’attentato, rivendicato da Al Qaeda, con a capo, al tempo, Osama Bin Laden, è la concreta manifestazione del problema afghano che ha portato a una guerra sanguinosa e lunga i cui danni sono, attualmente, incalcolabili e che ha trascinato il paese e tutto il suo popolo in una spirale di sofferenza, povertà e devastazione dalle quali ci vorranno probabilmente secoli per riprendersi.