Sono molti casi di gentrificazione nelle città italiane, intendendo con questo termine di origine anglosassone (gentrification), la riqualificazione e rinnovamento di quartieri popolari o di zone all’interno di essi. Il fenomeno venne descritto dalla sociologa Ruth Glass la quale osservò, negli anni ’60, che le classi benestanti si stavano trasferendo in alcuni quartieri bassi di Londra. Un fenomeno che si è diffuso in città come New York, Parigi e Roma. Si tratta di una tendenza senza fine.
Gentrificazione a Roma: l’esempio pratico
A Roma abbiamo le prime forme di gentrificazione e il quartiere di Trastevere è un esempio. Il rione fu creato “al di là del Tevere”, in latino trans Tiberim, da cui ne deriva il nome. E’ stato sempre abitato dalle classi plebee dell’urbe, dai pescatori e marinai della Roma antica ai piccoli artigiani, poi dai domestici nei palazzi delle famiglie nobili romane della Roma Rinascimentale. I lavoratori andavano a servizio nei palazzi dei Farnese, dei Colonna o dei Barberini, oltrepassando il Tevere dal Ponte Sisto. Dagli anni ’70/’80 il quartiere popolare trasteverino venne eletto come il luogo d’incontro dai giovani romani e di tutto il mondo, e di seguito venne preso d’assalto dai romani benestanti per prendere residenza nel rione, e dagli americani, spinti all’epoca, da un cambio favorevole al dollaro. Tutti volevano comprare un appartamento a Trastevere. Ora è area per antonomasia della movida della capitale. L’antica regio trans tiberim, oggi è un’area piena di vita, soprattutto la sera.
Altri esempi, sempre a Roma, sono il ghetto ebraico, testimonianza della segregazione razziale voluta dalla Roma papalina e del triste ricordo del rastrellamento effettuata, nella Seconda Guerra Mondiale, dalle truppe tedesche delle SS, e il rione Monti, che nell’antichità corrispondeva al quartiere della Suburra, il quartiere più malfamato e pericoloso dell’Urbe. Entrambi riqualificati, restaurati che oltre ad offrire locali tipici è anche meta turistica. Possiamo inserire nell’elenco il quartiere operaio di Testaccio e del Pigneto, che tanto popolare, viste le quotazioni al metro quadro degli appartamenti, non è.
La gentrificazione nel mondo
Nel mondo ci sono quartieri noti per la loro alta criminalità urbana. I programmi di riqualificazione e rinnovamento sono sempre all’ordine del giorno dei municipi delle grandi città. Pensando a New York, tornano in mente telefilm o film che hanno per oggetto la lotta della polizia contro la criminalità del Bronx o di Harlem. Proprio Harlem, il quartiere popolare simbolo della comunità afroamericana, è un altro esempio di gentrificazione. La metamorfosi subita ha fatto del quartiere ghetto nero della città al quello più richiesto dagli intellettuali e professionisti bianchi. Fino agli anni ’90, il distretto dell’Upper Manhattan era considerato pericoloso per i cittadini newyorkesi e off limits per i turisti più avventurosi; il confine, tra la New York sicura e turistica e la Manhattan da cui stare alla larga, era posto al laghetto artificiale di Central Park. Oltrepassarlo significava andare incontro a spiacevoli incontri. E se si circolava nelle vie di Harlem, anche uscire dall’automobile per un qualsiasi motivo poteva essere fatale. Ora per comprare o affittare un’appartamento nei block vicino al parco centrale, può costare quanto le tipiche case monofamiliare americane dei quartieri residenziali della periferie abitate dalla middle class.
Ma non ci sono solo benefici con la gentrificazione. L’aumento dei prezzi degli affitti e degli appartamenti in queste zone è diventato un problema sociale. Le famiglie che hanno sempre vissuto nel quartiere non posso più permettersi una retta diventata astronomica. Molti nuclei familiari devono traslocare per andare in un quartiere periferico molto simile a quello in cui vivevano prima della gentrificazione, cioè in un’altra aera ghettizzata e pericolosa.
I grandi appartamenti dei palazzi popolari inoltre, per avere un proventi maggiori, vengono spezzettati in appartamenti più piccoli, cioè in monolocali e bilocali. Il risultato che il prezzo di appartamento di 50 mq, dopo la riqualificazione, costerà di più di un appartamento di 100 mq venduto prima della gentrificazione.
Un’altra conseguenza del risanamento urbano è l’aumento dei prezzi nei negozi al dettaglio e delle strutture alberghiere o dei b&b per coloro che non possono permettersi un hotel al centro della città, ormai trasformato in un luogo abitato soltanto dai ricchi e frequentato da turisti danarosi.
Gentrificazione sì, ma con delle norme che tutelino le classi sociali più deboli.