Marine Le Pen e il Fronte Nazionale in ascesa nei sondaggi. Sarà l’Eliseo il prossimo obiettivo?
Era di cambiamenti per la politica e la popolazione francese. Un sondaggio, condotto per la testata giornalistica Le Nouvel Observateur, colloca il Fronte Nazionale in cima alle preferenze dell’elettorato francese.
Il Fronte Nazionale, nato su ispirazione del Movimento Sociale Italiano, fa la sua prima apparizione nell’arena politica francese nel 1972. Come tutte le altre democrazie europee, un partito che nasce e si colloca nell’area di estrema destra non può non porre al centro del proprio programma politico la riscoperta del nazionalismo francese.
L’affermazione del Fronte Nazionale, però, non sarà facile; la concorrenza degli altri partiti e il sistema elettorale maggioritario con soglia di sbarramento del 12,5% non permetteranno al partito una rapida e indolore ascesa. I primi risultati soddisfacenti arriveranno solo nel 1993, grazie anche a una campagna elettorale che si era palesemente schierata contro l’ingresso della Francia nell’Unione Europea; Unione, in fin dei conti, nata da una proposta del ministro degli esteri francese Robert Schumann. Da questo momento in poi, il Fronte Nazionale alternerà fasi di ascesa e di crisi interne che lo porteranno allo scontro con Nicolas Sarkozy alle presidenziali del 2002, con un risultato più che soddisfacente ma che non si trasformerà in un punto di svolta per il partito.
Nel 2011, la leadership del partito passerà integralmente a Marine Le Pen, figlia del leader storico del partito Jean-Marie Le Pen. Nonostante la sua collocazione al limite del sistema, si è da sempre affermato come il terzo partito politico francese.
Ma quali sono le motivazioni che spingono la popolazione francese a voler concedere la propria fiducia elettorale al Fronte Nazionale? Programmi innovativi o protesta verso l’attuale e i passati governi francesi? I punti salienti della campagna politica riguardano l’aumento delle pensioni e dei salari, la sicurezza della Nazione, il consolidamento del sistema scolastico incentrato soprattutto sulla disciplina, la meritocrazia e la trasmissione del sapere, servizi pubblici accessibili a tutti. Ancora, la diminuzione dell’immigrazione, tematica che occupa gran parte dei dibattiti politici degli ultimi tempi, e in merito alla quale Marine si è espressa con assoluta fermezza: «L’Europa deve scoraggiare i viaggi della disperazione. Dobbiamo dire a questi poveretti che non abbiamo più niente da offrire (cit.)».
Sicuramente le dichiarazioni della Signora Le Pen non lasciano ampio spazio alla fantasia. Lei stessa ha dichiarato che i cittadini francesi, affascinati dalla campagna elettorale di Sarkozy e in particolare dalla sua promessa di ridurre l’immigrazione, hanno riposto tutta la loro fiducia verso il candidato dell’Ump; fiducia sfociata nel più alto tasso di immigrazione di sempre durante il mandato di Sarkozy. A tal proposito, Marine, propone la riduzione delle immigrazioni legali da duecento mila a dieci mila per anno «privilegiando i talenti che permetteranno lo sviluppo del nostro paese e l’innovazione (cit)». Ancora, la rinegoziazione degli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone, riassumendo così il controllo delle frontiere; la riduzione della durata massima del permesso di soggiorno; l’espulsione e la soppressione, nel diritto francese, della possibilità di regolarizzare i clandestini.
Punto fondamentale della politica del Fronte Nazionale rimane, e assume un’importanza sempre maggiore, la lotta contro la moneta unica. La stessa leader, in una recente intervista, ha affermato che nel caso della conquista dell’Eliseo, proporrebbe un referendum lampo con l’obiettivo di permettere alla popolazione di stabilire le strategie da attuare in unione monetaria. Ad avvalorare la sua tesi, lo studio dell’economista francese Jacques Sapir, il quale afferma che Francia, Spagna e Italia potrebbero trarre molti benefici dal ritorno alla moneta nazionale, tanto da evitare anni di depressione economica e lavorativa. A detta del Fronte Nazionale, l’Euro è stato condannato alla catastrofe sin dal suo ingresso nell’Unione; promesse e speranze di un miglioramento economico e lavorativo non sono state mantenute. Anziché proteggere un’Europa già vittima nel 2008 di una grande crisi economica, ne ha accelerato la recessione.
L’analisi della situazione europea, esposta largamente nel programma politico del partito, potrebbe trasformarsi e assumere una valenza positiva solo grazie al ripristino della moneta nazionale; unica soluzione in grado di restituire alla nazione francese la prosperità economica, propria del passato. L’abolizione dell’euro, però, dovrebbe essere accompagnata dall’istituzione di una commissione tecnica e giuridicamente in grado di rinegoziare gli accordi firmati in ambito europeo e ripristinarne la sovranità nazionale. Tutto questo entro il termine ultimo del suo mandato.
Se la moneta unica viene considerata un fallimento da molti partiti politici, siamo sicuri che soltanto ripristinandone il valore nazionale il problema sia risolto? O, insieme al ritorno alla sovranità politica e monetaria, non sia necessaria anche una ridiscussione sul mercato unico europeo e sul liberoscambismo come sottolineato, tra gli altri, dall’economista Emiliano Brancaccio?
L’attuale presidente francese, a tal proposito, lasciando in questo modo il campo all’estrema destra francese, ha invece dichiarato come “alternativa” quella di «instaurare con i Paesi della zona euro un governo economico che si riunirà tutti i mesi intorno a un presidente previsto per questo solo incarico (cit)».
Una precisazione è comunque doverosa: i sondaggi non sono calcoli matematici, semplicemente indici di un’ideologica volatilità del futuro voto della popolazione. Che si tratti comunque di un voto di protesta o di un cambiamento ideologico, non lasciamoci ingannare dalle promesse in fase elettorale… e soprattutto, scardiniamo quell’ideologia che associa meritocrazia e cittadinanza.