Teheran e nucleare

Pubblicato il 7 Dic 2013 - 10:00am di Redazione

Dopo gli accordi tra Teheran e l’Occidente sul nucleare si aprono nuove prospettive per il futuro mediorientale?

Teheran

I dialoghi di Ginevra che hanno ridefinito i rapporti tra Iran e Occidente per quanto riguarda il nucleare hanno ridato nuove prospettive al governo di Teheran. La retorica di Ahmadineijad aveva mosso tutto l’Occidente contro il piano nucleare iraniano, non vedendo in esso un modo per costruire la bomba atomica. Non contando, però, che il nucleare è una risposta economica all’isolamento iraniano dettato da una paralisi economica interna e dalla gabbia retorica entro cui il Paese era stato sbattuto dall’Occidente.

Questo isolamento non ha più ragione d’essere ormai da tempo. L’elezione di Rohani nel giugno 2013, che ha dato una svolta moderata al governo di Teheran, è stato un fattore incisivo nei dialoghi di Ginevra, ma non il solo. Subito dopo la firma degli accordi, è venuta a galla l’intensa attività diplomatica “sotto la scrivania” tra Usa e Iran: un’attività propedeutica ai dialoghi di Ginevra, che ha ammorbidito l’incontro tra il ministro degli esteri iraniano Zarif e i rappresentati del club dei 5+1.

Israele e Arabia Saudita sono, però, letteralmente terrorizzate da un potenziale Iran nucleare, seppur civile. Specie quest’ultima dovrà stare attenta sia al trattamento che ha nei riguardi degli sciiti sauditi (minoranza in Arabia Saudita ma collocati in una zona ricca di petrolio), i quali vedono nell’Iran il faro più luminoso dello Sciismo, sia ai rapporti che si verranno a creare successivamente tra Iran e Usa. Una delle preoccupazioni maggiori per i sauditi è infatti che Teheran possa diventare un partner importante per l’amministrazione americana, tanto da oscurare i rapporti tra quest’ultima e l’Arabia Saudita.

Quali potrebbero essere le conseguenze in Medioriente rispetto agli accordi iraniani è difficile stabilirlo, come del resto è difficile stabilire e analizzare l’enorme flusso delle dinamiche mediorientali che negli ultimi 3-4 anni si stanno sviluppando nella Mezzaluna. L’Iran dovrà rispettare quel tetto massimo del 5% sull’arricchimento dell’uranio se non vorrà incorrere nel ritiro del blocco delle sanzioni nei suoi confronti praticate dall’Occidente: parametro che di fatto non le permetterebbe la costruzione di ordigni nucleari, anche se sono trapelate indiscrezioni che vedono il governo iraniano e quello nordcoreano in stretto contatto. In altri termini, il dubbio è: “e se l’Iran stesse progettando ordigni nucleari bellici in Corea del Nord?” Un’indiscrezione che, qualora fosse vera, non faciliterebbe il rilassamento dei rapporti tra Iran e Occidente. Il tutto a svantaggio del primo. 

Un’altra questione scottante è la Siria. Solo a gennaio ci sarà la sicurezza, almeno sul piano teorico e solo su quello, che il governo di Bashar al-Assad abbia distrutto le armi chimiche usate contro la popolazione siriana. Il dittatore siriano è stato ufficialmente accusato dall’ONU di crimini di guerra contro l’umanità. Un’accusa diretta avvenuta il 3 novembre 2013, dopo un’indagine condotta dall’Onu stesso, la prima dopo circa 126.000 morti in Siria, di cui almeno un terzo sono civili e almeno 6.000 bambini.

L’alleanza tra Assad e Teheran potrebbe venire meno, come ha già fatto notare lo stesso governo iraniano che con la Turchia, attraverso i rispettivi ministri degli esteri, il 27 novembre ha rivolto un appello congiunto al dittatore per cessate il fuoco in Siria. Ma, allo stesso tempo, secondo quanto scritto da Il MondoSiria e Iran avrebbero firmato 4 contratti con i quali due società energetiche iraniane esporteranno equipaggiamenti per progetti nei settori energetici in Siria, per un valore complessivo di 2,5 miliardi di sterline siriane. Il che ribalterebbe la linea politica intrapresa con la Turchia per una tregua che non vuole arrivare. Che gioco è?

Non bisogna farsi prendere la mano da quest’apertura di Teheran: la diplomazia perpetrata dall’amministrazione Obama ha dato i suoi frutti “mettendo alle strette” l’Iran ma, al contempo, non gli ha negato (ma non lo ha nemmeno riconosciuto) quel diritto al nucleare per soli scopi civili che l’Iran rivendica da anni, specie se si vanno ad analizzare le risorse economiche disponibili nel territorio.

La distensione dei rapporti non deve essere sopravvalutata. Bisogna attendere i fatidici 6 mesi nei quali gli accordi di Ginevra si estrinsecheranno; rivedere poi le posizioni delle parti e le istanze portate avanti da queste saranno decisive per una vera e propria stabilizzazione dei rapporti. Per tutto questo è importante che lo status quo del Medioriente non si alteri. Condizione molto difficile da rispettare.

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