Presenza di shale gas al nord dell’Inghilterra, agevolazioni finanziarie e critiche sullo sfruttamento di risorse non rinnovabili
Un recente studio del British Geological Survey (BGS), ha dimostrato che nell’Inghilterra del nord, ci potrebbe essere la presenza di 1.300 miliardi di piedi cubi di shale gas ovvero gas da metano. Il shale gas richiede un particolare metodo di estrazione chiamato “fracking”, tramite il quale il gas viene liberato pompando all’interno del suolo una miscela di sostanze chimiche, acqua e sabbia.
Le società di perforazione hanno già stimato che inizialmente potrebbe essere estratto circa il 10% di shale gas, ma queste sono solo stime. Con una ricerca più approfondita e nuovi strumenti, si potrebbero raggiungere livelli molto più alti che potrebbero coprire e sorpassare addirittura i livelli di gas consumati dal Regno Unito in un anno.
In futuro, però, serviranno nuovi macchinari e competenze geologiche di ingegneria e protezione dell’ambiente per sfruttare correttamente questa risorsa energetica. Il governo britannico ha annunciato la necessità di nuove misure per lo sviluppo delle infrastrutture per la perforazione di shale gas.
Questa scoperta è stata descritta dal ministro dell’Energia Michael Fallon come “un’eccitante nuova risorsa di energia“. Eccitante, e finanziariamente conveniente. Infatti, l’esistenza di risorse di gas nel territorio inglese, permetterebbe l’aumento di entrate fiscali e possibilmente potrebbe abbassare le bollette. Sfruttare questa risorsa energetica quindi, è un grande potenziale per la sicurezza energetica del Regno Unito, poiché accrescerebbe gli investimenti interni e diminuirebbe le collaborazioni estere.
Il dipartimento dell’energia ha annunciato che le comunità che parteciperanno alla trivellazione di shale gas, riceveranno agevolazioni fiscali, ricevendo ribassi alle bollette, programmi di riqualificazione e nuove strutture comunitarie. Nei piani del governo britannico rientra la proposta di tagliare l’imposta su redditi generati dalla produzione di gas dal 62% fino a solamente il 30%. La produzione di gas è generalmente tassata al 62%, anche se per alcune operazioni a lunga data nel Mare del Nord è tassata fino al 81%. Per cui, l’aliquota fiscale del 30% proposta dal governo è piuttosto vantaggiosa. Soprattutto, le spese iniziali saranno molto alte, per cui una agevolazione sarebbe conveniente per le industrie energetiche.
Il cancelliere George Osborne ha detto che shale gas è una risorsa con “potenziale enorme” per il mix energetico del Regno Unito. E ha parlato del potenziale shale gas come il possibile punto di partenza per far divenire la Gran Bretagna leader della rivoluzione shale gas.
Posizione totalmente opposta è stata presa dagli ecologisti, che hanno alzato critiche pesanti contro la proposta di governo. La costruzione di centrali e l’estrazione di gas stessa hanno conseguenze negative per l’ambiente a causa del gas bruciato e dei gas che fuoriescono dai pozzi danneggiati. Un problema alquanto restrittivo per il Regno Unito che ha già grandi difficoltà a rispettare i livelli di emissione di CO2 imposti dall’Unione Europea.
Friends of the Earth “amici della terra” hanno condannato questo nuovo progetto come una vergogna dell’Inghilterra stressando il fatto che il metodo di estrazione fracking potrebbe danneggiare i tubi d’acqua e quindi avere dirette ripercussioni sull’acqua potabile, che è uno dei beni fondamentali di un Paese. Greenpeace ha criticato negativamente la mossa. Si è toccato anche l’argomento energie rinnovabili, contestando che il governo dovrebbe piuttosto investire sull’energia rinnovabile, che aprirebbe le porte a nuovi posti di lavoro e aprirebbe un nuovo mercato, lontano dai combustibili fossili, energia non rinnovabile e dannosa per l’ambiente.