In Italia, nel 2022, ci troviamo in una preoccupante situazione di analfabetismo digitale. La cultura tradizionalista, l’invecchiamento della popolazione e gli scarsi investimenti in campagne di informazione di certo non aiutano il nostro paese a superare un problema che col passare degli anni va sempre più ingigantendosi.
Analizzeremo prima di tutto alcuni settori come la scuola, la formazione e il mondo del lavoro, per cercare di capire dove sono le criticità made in Italy che dovremmo superare. Dopo di che, vedremo come un analfabeta digitale può “combattere” per entrare a far parte della popolazione 2.0.
L’analfabetismo digitale nella scuola e nella formazione
Registro elettronico, pc e dotazioni tecnologiche non sono bastate per consentire alla scuola primaria italiana di superare l’analfabetismo digitale. Il problema non è uno: scarsi investimenti tecnologici da parte delle istituzioni, insegnanti troppo propensi ai classici metodi da sempre utilizzati e famiglie che, digitalmente parlando, credono che basti comprare un telefono ai figli per incentivarli.
Il risultato è una fase di stallo nella formazione primaria, che non riesce ad educare i più giovani alla cultura digitale. E’ forse anche per questo motivo che siamo circondati da giovanissimi abili nell’uso di smartphone, tablet e social network, che potrebbero sfruttare queste capacità per scopi digitali più costruttivi, e che invece si fermano allo svago.
Crescendo e andando verso l’università, in Italia non si ottengono risultati migliori. La teoria la fa da padrone, la pratica decisamente meno. Ed è per questo che ci troviamo spesso a che fare con giovani neolaureati col massimo dei voti che prima di approcciarsi al mondo del lavoro necessitano di ulteriori corsi pratici.
Le attività non investono nel digitale: perché?
Il tradizionalismo italiano entra a gamba tesa sulle attività e le rende poco inclini al mondo digitale. Ed ecco che multinazionali come Amazon, Zalando e Booking divorano il mercato portando le piccole aziende ad abbassare la serranda.
Purtroppo non è facile affrontare certi big, ma si può fare qualcosa per provare a cavarsela. Al giorno d’oggi, qualsiasi azienda e indipendentemente dal settore non può permettersi di non avere un sito web, uno spazio social e voltare le spalle di fronte alla proposta di aprirsi al commercio online. Il web ha creato maggiore concorrenza, ma ha dato la possibilità ai piccoli negozianti di raggiungere possibili acquirenti in tutta Italia o perfino nel mondo. Ma chi non si evolve, ovviamente, accusa solo il contraccolpo negativo fino ad un fallimento che spesso risulta inevitabile.
Età anagrafica ed età digitale: una sottile differenza
Settantenni con smartphone, tablet e smartwatch; quarantenni che si rifiutano di installare WhatsApp sul proprio telefono. Situazioni sotto gli occhi di tutti, che ogni giorno ci strappano un sorriso, ma anche qualche riflessione. Come capire se posso ritenermi un giovane digitale oppure un “anziano” che potrebbe (anzi, dovrebbe) dare uno sguardo al mondo da un’altra prospettiva? Dopo aver fatto un quiz sull’età digitale come quello proposto dal blog di ExpressVPN e aver capito in modo divertente se gli anni che dimostrate digitalmente sono comparabili alla vostra età anagrafica, cercate di curare l’aspetto digitale così come avviene con il fisico: “voglio fare in modo di dimostrare meno anni di quelli che ho realmente” e con questo obiettivo in testa nessuno può fermare la vostra evoluzione digitale!
Non ci si evolve di certo in poco tempo, ma vedrete che quest’uscita dalla vostra comfort zone sarà meno faticosa di ciò che pensate. L’età digitale può scendere verso l’età anagrafica e andare perfino più giù, senza alcun limite.
Sei un alfabeta digitale? Ecco come superare questa fase
Apertura verso il mondo digitale: questo è l’unico ingrediente per andare oltre un limite che è solo in noi stessi. Sicuramente i teenagers sono facilitati dal fatto di essere nati in un mondo digitale, ma ai giorni d’oggi gente di qualsiasi età approfitta dei benefici del digitale per gli scopi primari. Basti pensare alle applicazioni di messaggistica che ci permettono di rimanere in contatto col resto del mondo a costo zero, quando fino a due decenni fa eravamo costretti a pagare anche decine di euro per qualche secondo di telefonata verso un altro continente. Oppure alle carte di credito, attraverso le quali possiamo acquistare qualsiasi bene online e riceverlo dopo pochi giorni o perfino nella giornata stessa.
Ovviamente c’è sempre un rovescio della medaglia: l’abuso non va mai bene, perciò è corretto approdare al mondo digitale con la giusta dose di coscienza. Installare WhatsApp non significa rinunciare alle telefonate di sempre, così come Amazon non significa rinunciare al negozio di artigianato sotto casa. Un utilizzo responsabile del digitale è sicuramente la scelta giusta per tenersi al passo con i tempi.