Nella lingua italiana è entrato di diritto l’uso di una parola inglese che oramai è diventata davvero molto comune, tanto che si fa quasi fatica a ricordarsi che sia in realtà una parola straniera.
Stiamo parlando del termine boomer, un termine che designa una specifica categoria sociale e che sempre più spesso ha finito per essere utilizzata, in modo più o meno scherzoso, dalle generazioni più giovani.
Ma che cosa significa realmente boomer? Vediamo la sua spiegazione, come e quando è nata e alcuni esempi di utilizzo del termine nel linguaggio corrente.
Spiegazione del significato di boomer: storia, nascita del termine e utilizzi
Quando vogliamo comprendere il significato di un termine, la sua nascita e il suo utilizzo nel gergo corrente la fonte di riferimento è sicuramente l’Accademia della Crusca e insieme all’Enciclopedia Treccani. E proprio lì, sulle fonti online delle due istituzioni della lingua italiana, che siamo andati a cercare la spiegazione e l’origine di questo neologismo semantico, come vengono chiamate tutte quelle nuove parole che da un certo momento in poi entrano a far parte del lessico comune.
Il termine è di origine anglofona e in italiano, significa letteralmente: “appartenente al boom”.
Presa così, la parola di per sé non significa molto; in verità, boomer è la riduzione dell’espressione baby boomer che, letteralmente, vuol dire esplosione di nascite (con l’aggiunta del suffisso –er, tipico del soggetto agente). Con l’espressione baby boomer, e più semplicemente boomer, si identifica la generazione di nati durante il periodo dell’esplosione di nascite (boom, per l’appunto) di bambini che si ebbe a seguito della crescita economica avvenuta a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso (per la precisione tra il 1946 e il 1964). In quegli anni infatti vi fu un vero e proprio boom economico che favorì anche l’esplosione demografica, particolarmente negli Stati Uniti e in Europa. Con il passare del tempo, il nome è diventata una vera e propria etichetta con la quale vengono bollati,il più delle volte in tono scherzoso e provocatorio una generazione che ha dei connotati ben specifici, come: un certo modo di pensare spesso molto superato e aderente a ideali e modelli superati); uno stile di vita fatto di lavoro fisso, casa di proprietà, pensione e famiglia, una certa reticenza verso il moderno e un uso maldestro di tutto ciò che è espressione di una tecnologia.
In realtà non si tratta di caratteristiche aderenti alla realtà, quanto più di stereotipi che vengono assunti come definizione generale di una categoria che invece, almeno inizialmente, si era presentata come una generazione di rottura rispetto a quella dei propri genitori, nati intorno agli anni ‘20 e ‘30 del Novecento.
La prima attestazione del termine nella lingua italiana risale alla fine degli anni ‘60 in una poesia di Nanni Balestrini che a sua volta la prende in prestito, integralmente, dalla lingua inglese per inserirla in una sua poesia. Il termine poi sparisce, per ricomparire alla metà degli anni ‘90 e i primi anni Duemila in testi specialistici di sociologia e demografia. Tuttavia, fino ad allora il termine era stato utilizzato solamente in ambito specialistico e accademico e sarà solamente tra il 2019 e il 2020 che il neologismo irrompe nel linguaggio comune, complici anche i social media, i mass media e la comunicazione giornalistica.
Indubbiamente essere un boomer non significa solamente appartenere a una generazione specifica ma significa anche far parte di una vera e propria categoria antropologica, in perfetta antitesi con quella dei giovani di oggi che in fondo tanto più giovani non sono più.
Esempi di frasi italiane in cui viene usata la parola boomer
Per comprendere meglio che cosa significhi veramente il termine boomer, forse potrebbe essere utile vedere qualche suo utilizzo all’interno di alcune frasi italiane. Come abbiamo detto all’inizio del nostro articolo, infatti, il termine è diventato davvero molto consueto e usato, anche se con intenzioni spesso molto diverse tra loro. Vediamo qualche esempio:
«I boomer nostrani a quest’ora bevono un grappino e guardano techetechetè»
La frase è in realtà un tweet postato nel 2018 sul social Twitter, in cui compare per la prima volta il termine boomer utilizzato nell’accezione che poi ancora oggi il termine ha assunto. Infatti, in questo caso, l’utilizzo del termine boomer sta ad indicare esplicitamente una certa categoria di soggetti che fanno alcune cose (bere grappa e guardare un programma tv) tipiche di una generazione considerata passata e sulla quale si tende a ironizzare.
«Achille ha triggerato i boomers»
Ancora da twitter, e quindi dai social, proviene questo altro esempio dell’uso del termine boomer. Anche in questo caso, l’intento è dichiaratamente quello di sottolineare la distanza incolmabile che intercorre tra due generazioni, quella dei boomer appunto e quella dei Millennials, la generazione dei nati tra il 1981 e il 1996 che sono proprio quelli che maggiormente avvertono come lontani e distanti i valori della generazione dei boomer. In questo caso poi il dichiarato intento canzonatorio viene marcato dalla citazione del personaggio Achille Lauro, che attraverso le sue canzoni provoca il mondo dei boomers e si fa portavoce di quel (per certi aspetti) disagio avvertito proprio dai millennials nei confronti dei boomer.
La frase poi è volutamente creata per essere, per così dire, anti boomer. Al suo interno infatti oltre al termine di nostro interesse fa la sua comparsa anche l’italianizzazione di un termine inglese: triggerato (dall’inglese trigger = innesco, provocazione, scintilla ecc.). In altre parole, solo chi è boomer non conosce il significato dietro alla frase.
«Sei proprio un boomer»
Si tratta di una frase che sentiamo spesso ripetere dai più giovani, spesso rivolta ai propri genitori, un po’ per scherzo, un po’ per reazione a certe posizioni. A volte invece viene spesso rivolta tra giovani coetanei per prendere in giro, bonariamente, un coetaneo sulla sua scarsa dimestichezza con qualcosa oppure per canzonare un atteggiamento inconsueto per un ragazzo di una giovane età. Chiamare un giovane boomer, nel gergo giovanile vuol dire associare qualcuno a una generazione, lontana che poco vuole stare al passo coi tempi e, se ci prova, arranca con scarso successo.
Gli esempi di utilizzo del termine – esempi tutti reali e, ci scommettiamo, che avrete sicuramente sentito anche voi – lasciano intendere come questo termine venga utilizzato con il dichiarato intento di identificare una generazione precisa che, seppur ancora dominante nella nostra società viene ormai avvertita come distante e anche un po’ passata.
Ok Boomer: la nascita del tormentone sul web
Come abbiamo visto, il termine ha avuto delle attestazioni ben precise nel corso degli anni, ma è anche vero che ha raggiunto la fama solamente di recente grazie a un tormentone diventato virale e che sicuramente avrete sentito: Ok boomer.
La frase non è un’invenzione dei social, ma è stata pronunciata veramente durante una seduta dalla parlamentare neozelandese Chloe Swarbrick, classe 1994.
Durante il suo discorso, incentrato proprio sul cambio generazionale, sul progresso e sul grave problema del cambiamento climatico, si trova costretta a rispondere a un collega, arroccato sulle sue posizione passatiste, che l’aveva maleducatamente interrotta; non sapendo cosa altro dire, pronuncia queste due semplici parole: Ok boomer, che diventano, nel giro di poco tempo, un vero e proprio tormentone-manifesto: tormentone, perché la frase fa letteralmente il giro del mondo, tra web, social e giornali, manifesto perché diventa il vessillo di una generazione, quella dei millennials che ce la mette tutta a guadagnarsi il suo spazio e a invertire la rotta di un mondo sempre più alla deriva.
Da frase pronunciata di getto durante un formale quanto accorato discorso istituzionale, ok boomer è diventata nel giro di pochissimo una frase, un meme, usata in qualsiasi contesto per zittire, lamentele paternalistiche e anacronistiche oppure discorsi privilegiati provenienti da tutti quelli che hanno vissuto nella generazione che viene invece come percepita la principale responsabile dei disastri attuali. La viralità della frase è dipesa dalla velocità con la quale si è propagata sui social come instagram, twitter e soprattutto Tik Tok. Sono infatti anche i giovanissimi del web che si filmano mentre pronunciano questa frase in risposta a persone anziane, oppure mentre assistono a qualcosa che viene fatto da qualcuno di più anziano. Oramai è diventato un vero e proprio modo di dire, tanto che molti commercianti hanno anche prodotto abiti, quali felpe e cappelli che riproducono questa espressione, che ha assunto sempre più i contorni di un vero e proprio ideale di una generazione che si fa largo tra le maglie strette di una tradizione di valori, duri a morire, di una generazione che non riesce mai veramente a passare il testimone.
La strada per una vera emancipazione, infatti, è ancora lunga, basti pensare anche solo al fatto che le cariche più importanti della politica, ad esempio, o ancora, delle aziende o delle imprese di lavoro, sono ricoperte da persone che appartengono alla generazione dei baby boomer. Tuttavia, un bel “ok boomer” liberatorio, può iniziare a svegliare un po’ le coscienze di tutti coloro che fanno finta di non vedere questo divario generazionale e a convincere i boomer a lasciare quello spazio alle nuove generazioni che ancora faticano a lasciare.